Una stagione spettacolare, a tratti esaltanti questa del primo, reale ed effettivo anno dell’Openjobmetis Varese targata Luis Scola in cabina di comando e del fido Michael Arcieri in qualità di GM effettivo ma di fatto vero e proprio talent scout.
Era il 13 gennaio scorso quando avvenne ufficialmente questo atteso passaggio di proprietà che molti auspicavano in una piazza che da anni aspettava un progetto che potesse rappresentare un nuovo inizio, foriero di un percorso di ampio respiro e con l’obiettivo, a breve, di primeggiare in Italia per riaffacciarsi in Europa.
Revolucion Scoliana a 360°
Tralasciando la fine della scorsa stagione, comunque esaltante per una salvezza che in molti giudicavano insperata dopo un girone d’andata abbondantemente sotto il par, la Revolucion iniziava fin dalle prime mosse del Mercato LBA 2022-23.
Del resto, l’aver già dato fiducia proprio da quel fatidico 13 gennaio 2022 al coach olandese Johann Roijakkers (allontanato poi a metà aprile per atteggiamenti rivedibili durante il match vs Trieste nei confronti di qualche atleta), comunque geniale e coraggioso nelle sue scelte al punto di schierare con frequenza, anche nel quintetto iniziale, i giovani leoni del vivaio varesino come Matteo Librizzi e Nicolò Virginio oltre che al semi-sconosciuto Tomas Woldetensae acquisito da Chieti dalla Serie A2, era più che un indizio per comprendere come sarebbe stata la nuova Pallacanestro Varese versione 2022-23.
La prova poi che qualcosa di veramente rivoluzionario stesse per accadere arriva con la scelta, più sensazionale ed anticonformista in un panorama tricolore a volte troppo stereotipato e sclerotizzatisi in questi ultimi anni su logiche sempre troppo conservative, dell’ingaggio del duo Matt Brase come head coach e di Paolo Galbiati, assistente del primo e proveniente da due anni a Cremona in LBA comunque positivi e dopo un percorso professionale targato Torino (con vittoria in Coppa Italia nel 2018), ed Italbasket, nel coachin’ staff al seguito di Meo Sacchetti in quel di Tokio 2020.
Poi, dal sapiente cilindro di colui che verrà poi eletto pochi giorni fa miglior dirigente della LBA 2022-23 appunto Michael Arcieri (con un curriculum ricco di anni passati ai New Jersey Nets, Dallas Mavericks, New York Knicks e Orlando Magic), ecco arrivare in estate un poker di yankees a dir poco sconosciuti al grande pubblico come Tariq Owens, la coppia Markel Brown e Colbey Ross in sol colpo più Jaron Johnson confermando il blocco italico con Capitan Giancarlo Ferrero, Giovanni De Nicolao, Guglielmo Caruso, Tomas Woldetensae, Justin Reyes (arrivato a gennaio ’22), Nicolò Virginio e Matteo Librizzi.
Un roster al quale nessuno, se non proprio pochi degli addetti ai lavori compreso chi vi scrive, dava credito. Ma Matt Brase, nipote di Lute Olson, storico allenatore statunitense che guidò la nazionale americana alla vittoria dei Mondiali nel 1986 e membro del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame ha letteralmente sorpreso tutti smentendo le facili Cassandre estive provocandone anzi, sotto sotto, un discreto senso di rosicamento in larga parte dell’italian basket establishment ripetiamo, poco incline (eufemismo) alle novità ed ai cambiamenti.
Benvenuti al Luna Park del canestro per una stagione positiva!
Fin dalle prime uscite pre-stagionali il duo Brase-Galbiati faceva ben intendere come avrebbe giocato la Varese di questa stagione e, soprattutto, del perchè dell’arrivo di questi quattro americani semi-sconosciuti ma perfettamente a loro agio con la base italica del roster, in un sapiente mix di gioventù ed esperienza: dinamicità offensiva, atletismo buono anche se non eccelso e con l’esaltazione del possesso breve per disputare gare a punteggio potenzialmente alto, di rado visto negli anni passati da squadre di seconda fascia.
Malgrado non si fosse dichiarato apertamente, l’obiettivo era centrare di nuovo la post-season dopo l’ultima, incartapecorita ormai partecipazione ai Playoff disputati e persi nel 2018 vs la Germani Brescia e guadagnarsi le Final Eight di Coppa Italia.
Pertanto Varese partiva subito a tutto gas e, malgrado collezionasse una sola vittoria vs una Sassari un pò in panne dopo il KO subito in Supercoppa vs la Virtus Bologna e due sconfitte vs Brescia e Trento in casa all’overtime nelle prime tre giornate, proprio queste due sconfitte mettevano in bella posa una squadra viva, reattiva, in grado di portare la sfida agonistica e fisico-atletica a livelli molto elevati per lo standard medio LBA, sofferente sì di qualche lacuna di troppo in difesa ma divertente, così divertente da far subito innamorare i suoi tifosi e gli amanti di un basket primitivo, senza tanti calcoli ma spettacolare!
Il resto è storia: striscia vincente di 5 vittorie consecutive vs Reggio Emilia, Treviso, Scafati, Reyer Venezia e Verona fatte fuori una dopo l’altra ed attenzione mediatica che accendeva finalmente i riflettori sul progetto Varese.
Ci sono state anche gare negative, probabilmente perchè accoppiandosi male, ad esempio, contro Derthona (KO all’andata ed al ritorno), malgrado il match del ritorno abbia visto i Leoni vittoriosi allo scadere o vs le big Virtus Bologna ed Olimpia Milano ma in questa prima stagione e con questo roster era difficile fare meglio!
Perciò, alla fine della stagione regolare i numeri che questa Varese di Matte Brase ha messo insieme sono stati positivi: 17 vittorie e 13 sconfitte, qualificandosi per le Final Eight di Coppa Italia anche se eliminata ai quarti da Pesaro e conquistando il titolo, seppur platonico ma rimarchevole, di miglior attacco della LBA con 90,9 p.ti/gara oltre che come secondo team per valutazione (97,5) ed assist serviti a gara (18,6).
La mancata qualificazione Playoff, che sarebbe stata la sublimazione di questa bella stagione, è ovviamente da riferirsi alla recentissima sanzione in termini di punti inflitti dalla sentenza della Corte di Giustizia della Fip per la vicenda Milenko Tepic, un -11 in classifica del quale abbiamo già parlato e discusso e che relegato alla fine i biancorossi fuori dalla post-season ma poco o nulla toglie alle cifre collezionate ma soprattutto al gioco prodotto.
Tutti promossi gli americani a pieni voti ma con un punto interrogativo!
Un quartetto di giocatori che ha fatto bene e fatto emozionare e sognare i tifosi come non accadeva da tempo, forse da quella Varese 2012-13 con alla guida coach Frank Vitucci, finalista in Coppa Italia ma KO vs Siena e nella semifinale scudetto, sempre contro i toscani con in campo gente come Adrian Banks, Dusan Sakota, Bryant Dunston e Mike Green solo per ricordarne alcuni.
Su tutti la coppia Colbey Ross e Markel Brown, ricordiamolo arrivati insieme in estate durante il mercato ed autentiche spine nel fianco di ogni difesa in LBA con una menzione speciale per l’MVP di questa LBA 2022-23, cioè Colbey Ross.
Aldilà della qualità tecnica elevata e della pari intensità con la quale è sceso ogni volta in campo, questo ragazzo del Colorado, classe ’98 appena, ha approcciato e stupito il mondo del ns basket per il senso del gioco, l’indiscussa capacità di lettura vs le difese avversarie alternando penetrazioni e tiri da fuori e con dei numeri che alla fine parlano per lui:
3° miglior realizzatore in LBA con 17,5 p.ti/gara dietro a Frank Bartley di Trieste e l’eterno David Logan di Scafati; 1° nella classifica per valutazione con un eccellente 21,6 per gara; 2° assistman con 7,5 a gara e dietro solo al grande Andrea Cinciarini di Reggio Emilia; 1° per falli subiti con 6,1 a gara e davanti ai 5,4 di un certo Adrian Banks di Treviso; infine, 3° per percentuale realizzativa con un ottimo 50% totale, messo insieme da 55,5% da due e del 38,8% da tre!
Certo, per Colbey Ross anche la peggior perfomance nei possessi persi (1° con 3,7 a gara), e subendo anche 0,7 stoppate/gara ma la bilancia commerciale di questo ragazzo è ampiamente in attivo perchè l’aver fatto stropicciare gli occhi ai propri tifosi, non ha prezzo!
Ci sono poi Markel Brown, Jaron Johnson ed il miglior stoppatore della LBA, Tariq Owens.
Mentre per Colbey Ross si può parlare di un giocatore in rampa di lancio nonostante non sia propio un tenero virgulto, per la coppia Markel Brown e Jaron Johnson parliamo di due giocatori esperti classe ’92 quindi di 31 anni. Solidi, in grado di giocare sempre senza tanti fronzoli anche in posizioni di ruolo non proprio adatte alle loro qualità fisico-atletiche ma costantemente presenti, affidabili nella misura in cui Matt Brase e Michael Arcieri han creduto in loro.
Markel Brown ha poi veramente stupito per la capacità, in diverse gare, di ergersi a giocatore all-around e per come abbia interpretato il suo ruolo in maniera così moderna, concludendo al 4° posto nella classifica dei migliori marcatori (16,9 p.ti/gara), dietro a Colbey Ross ed al 5° posto per falli subiti (4,6 a gara), sempre dietro al compagno di squadra.
Jaron Johnson idem ma con in più l’onere, da buona ala, di farsi valere per definizione sotto le plance, scontrandosi spesso con i pari ruolo anche più fisici e possenti di lui e facendosi valere molte volte, il tutto condito con una vis pugnandi apprezzabilissima e tenace.
Eppoi Tariq Owens. Al suo arrivo in molti notarono che nonostante avesse 28 primavere (classe ‘95), e non avesse mai messo il naso fuori dagli States qualcosa in lui non andasse. Dotato di poca muscolatura, Owens ha sofferto vs pari ruolo di tonnellaggio diverso però ha sopperito con una notevole reattività fisico-atletica in virtù dei suoi 208 cm. con garretti esplosivi ed appunto vinto la classifica del miglior stoppatore (1,4 a gara), ed al 5° posto come miglior rimbalzista difensivo (5 a gara).
Infine, a completare il parco stranieri, Justin Reyes. Dicevamo arrivato a Varese durante lo scorso campionato, il dominicano-portoricano di passaporto americano ha vissuto una stagione travagliata a causa di vari acciacchi andando a referto appena 19 volte sulle 31 dei compagni sempre presenti. Ma la stoffa c’è, 9,6 p.ti/gara lo confermano (42,6% da tre, il migliore di tutta la squadra), con anche ben 4,8 rimbalzi/gara, basta che il suo fisico esplosivo e reattivo la smetta di creargli problemi ma questo è il punto interrogativo di cui sopra…
E gli italiani? Bene Willy Caruso e Tomas Woldetensae…
Willy Caruso e Tomas Woldetensae, molto ben gestiti e motivati, hanno saputo proporre gare ben giocate, a volte anche dirompenti e finendo per guadagnarsi alla fine tanti, ma tanti apprezzamenti però senza grandissima continuità di rendimento.
Per il centro napoletano questa però è stata la stagione nella quale ha sciorinato prestazioni con garra e cattiveria vicino agli anelli, caratteristica che fino a ieri poco gli si addiceva e che ad inizio stagione oggettivamente non riusciva ad esprimere in campo, basti pensare che Colbey Ross ha tirato giù più rimbalzi di lui: 4,4 per l’MVP del campionato vs i 3,8 di Willy.
Ma questo non gli ha impedito di chiudere la stagione con un eccellente 39,4% da tre, 9 p.ti/gara ed il 67,4% da due e servendo 0,8 assist. E di ben figurare poi a febbraio in Spagna, nella vittoria platonica a Caceres dell’Italbasket nella quale è stato eletto MVP con 19 punti, 7 rimbalzi e 23 di valutazione!
Per il bolognese diremmo lo stesso. Numeri buoni con 9,3 p.ti/gara con il 37,8% dalla lunga, 2,9 rimbalzi ed 1,6 assist serviti. Ma fa storcere il naso un 35,5% da due perchè Tommasino, diciamo, si è lasciato andare con una certa frequenza ad entrate a canestro un pò avventurose nel pitturato avversario, poggiandosi molto sulla sua amata mano sinistra ma spesso esagerando con i virtuosismi atletici per cercare la tabella e con risultati, appunto, a volte scadenti. Magari migliorare un arresto e tiro?
Per il resto, la truppa tricolore ha vissuto di alti e bassi con Giovanni De Nicolao meno incisivo rispetto allo scorso anno, durante il quale le sue prestazioni furono determinanti in diverse gare per la salvezza di Varese. In questa stagione ha invece avuto numeri meno ricchi magari soffrendo la crescita di Colbey Ross MVP? Difficile dirlo ma in 15′ di gioco/gara ha messo a segno 4 p.ti e globalmente tirando male i liberi (53,3%), e dalla lunga (27,6%), e con un 40,6% da due quando si sa che potrebbe fare meglio.
Infine cosa dire a Capitan Ferrero, sempre pronto a buttarsi nella mischia con la sua tripla sempre in canna? Insieme a lui ci son sempre stati Matteo Librizzi e Nicolò Virginio con il primo a far vedere di avere una buonissima mano al tiro (90,9% ai liberi e 40,9% da tre), però sempre con una media di 8,5′ di gioco d’utilizzo. Il secondo con meno minutaggio (5,2′ di utilizzo) e numeri buoni da due (50%).
Qualcuno si chiede cosa avrebbe potuto fare questa Varese se al loro posto ci fossero stati giocatori più esperti e maturi. Personalmente voglio pensare e credere che questa luccicante squadra messa su da Matt Brase abbia trovato questi numeri e questa quadra proprio perchè così composta e che, diversamente, non avrebbe fatto lo stesso: gerarchie chiare, minutaggi garantiti, ruoli definiti e tutti a dare il massimo in allenamento, chiaro?
Quale futuro si prospetta all’orizzonte?
La vicenda conclusasi con la penalizzazione di 11 punti in classifica ha ulteriormente alzato il livello di guardia in seno alla dirigenza. Comunque sia, proprio nella giornata di ieri, si è compiuto un atto programmato da tempo con le dimissioni in blocco del C. d’A. della Pallacanestro Varese Srl.
A fatto poi seguito l’Assemblea dei soci che ha nominato il nuovo C. d’A che sarà così composto da Antonio Bulgheroni, in qualità di Presidente; Gianpaolo Perego, in qualità di Vicepresidente; Luis Scola, in qualità di Amministratore Delegato ed infine Mario Vernazza, in qualità di consigliere.
Ma, inutile dirlo, sono altre le novità che ci si attende questa estate ovvero Colbey Ross e gli altri tre americani protagonisti di questa stagione contrattualizzati a luglio scorso per un solo anno rimarranno o meno a Varese?
Per Colbey Ross l’impresa appare complessa, ci sono vari club di Euroleague che han messo gli occhi addosso a lui mentre per gli altri è difficile leggere nella palla di cristallo. L’unica certezza è il secondo anno di Matt Brase mentre si parla di club italiani disposti ad affidare al prode Paolo Galbiati di nuovo una panchina da head coach.
La garanzia però resta sempre e solo il duo Scola ed Arcieri, quest’ultimo letteralmente in grado di portare fior di giocatori in biancorosso sebbene sarebbe auspicabile un consolidamento tecnico di questo fantastico roster. E l’Europa? Può attendere sperando magari in qualche finestra da Wild Card in area FIBA.
Fabrizio Noto/FRED
@Fabernoto