Un avvio a velocità di crociera fino a gennaio, le 7 sconfitte consecutive, la vittoria della Coppa Italia e infine lo scatto nelle ultime 10 giornate che si è rivelato vano per agguantare i playoff: nel mezzo anche le fatiche legate all’Eurocup, in cui la Pallacanestro Brescia ha raggiunto le top 16.
E’ come se la Germani avesse vissuto diverse stagioni in una sola annata, che è stata piena di gioia (le Final Eight) ma anche di amarezza (il mancato raggiungimento della postseason). Proviamo a tracciare un bilancio del campionato della squadra di coach Alessandro Magro e a proiettarci sulla cosiddetta “off-season”.
Il 7 come numero sfortunato di questo campionato
Brescia termina la stagione 2022-23 con il nono posto ed un record di 14 vittorie e 16 sconfitte: l’accesso ai playoff è sfumato con la beffarda sconfitta in quel di Scafati nell’ultima giornata, in uno spareggio che avrebbe permesso alla Germani di centrare la post-season solo grazie alla penalizzazione di Varese.
I fatti dicono che la squadra di Alessandro Magro ha mantenuto un record “negativo” in campionato dal 7 gennaio, quando il bilancio recitava 7 vittorie e altrettante sconfitte dopo il ko con Trento: da quel momento sono arrivate 7 delusioni consecutive, che hanno proiettato Brescia addirittura in zona retrocessione.
Con il morale a terra e una qualificazione ottenuta solo grazie alla sconfitta di Brindisi a Sassari, la Germani si è presentata in Coppa Italia con pochissimo credito: eppure, è riuscita in una delle più grandi imprese recenti del basket italiano, eliminando Milano, Pesaro e Virtus Bologna per conquistare il primo titolo della sua storia. Un trionfo clamoroso, a cui sono seguite 7 vittorie e 3 sconfitte per chiudere la stagione: non abbastanza per tornare nelle prime 8.
I più grandi rammarichi dell’annata sono soprattutto le sconfitte con Pesaro, Trento e Treviso (in casa) e quella in trasferta a Verona (che aveva messo a rischio la qualificazione alle Final Eight). Con tutte le attenuanti legate agli infortuni (quelli di Caupain e Petrucelli i più importanti, ma ci sono stati altri problemi fisici rilevanti), Brescia ha tante colpe nel non essere riuscita a portare a casa partite con avversarie più modeste: troppe volte la Germani non è riuscita a gestire i finali di partita, rallentando troppo il ritmo e palesando le difficoltà nel generare vantaggio a difesa schierata. Problemi che sono rimasti irrisolti anche nel finale di stagione
Il giudizio: con 2 obiettivi raggiunti su 3 la stagione è sufficiente
Il trionfo in Coppa Italia sarà sempre ricordato dalla città: il primo titolo nella storia di questa piazza basta e avanza per rendere la stagione memorabile. Certo è che per giudicare l’operato della squadra e di chi l’ha costruita è necessario estendere lo sguardo a tutta la stagione: in un’annata da oltre 50 partite è riduttivo concentrarsi solo sulle 5 giornate di Torino.
L’obiettivo in campionato era essere pronti a giocarsi le proprie carte dietro Milano e Virtus Bologna, in piena zona playoff: aspettative che sono state disattese, sempre con le attenuanti relative agli infortuni che non tardiamo a sottolineare.
In Eurocup l’obbiettivo erano le Top 16, raggiunte però con una settima posizione che ha reso difficilissimo il passaggio del turno successivo, in cui c’è stata la sconfitta con il Telekom Ankara. Pesano in questo caso l’avvio da 1 vittoria e 6 sconfitte da parte di una squadra che è arrivata con la spia della riserva già alla pausa di novembre, per poi recuperare terreno a cavallo di dicembre e gennaio.
Anche in Eurocup la Germani si è resa protagonista di acuti importanti (in casa con Badalona e con il Prometey, in trasferta a Bourg e a Ulm): ma è mancata ancora una volta la continuità, proprio quell’ingrediente che è fondamentale per fare strada nella fase di stagione regolare.
Considerando dunque le 3 competizioni a cui Brescia ha partecipato, possiamo dire che la Leonessa ha raggiunto 2 obbiettivi su 3 (in modo particolarmente brillante nella Coppa Italia): abbastanza per definire la stagione più che sufficiente, ma senza andare oltre.
L’annata si chiude con un mix di gioia e amarezza, con ancora alcune perplessità sull’ultimo mercato estivo (condizionato sicuramente dalla vicenda-ADV), che ha portato alla costruzione di una squadra bella solo a metà: in grado di competere con tutti in gara secca (con una difesa molto intensa), quanto invece incapace di procedere a “velocità di crociera” e di gestire partite sulla carta semplici.
Promossi e bocciati: un pò di dubbi nel reparto USA
Lunghi. Ci sono stati un po’ di alti e bassi nel reparto stranieri. Nel reparto lunghi è stato positivo (per quanto un filo discontinuo) il contributo di Kenny Gabriel, come quello di un Mike Cobbins che è sicuramente in grado di dare un buon impatto come centro di riserva. Entrambi dovrebbero essere delle colonne da cui ripartire nella prossima stagione.
Hanno fatto invece storcere il naso alcune prestazioni di Tai Odiase (8.5 punti e 4.7 rimbalzi di media): il centro ex Oldenburg non ha portato, se non a sprazzi nel finale di stagione, quella potenza fisica che gli era richiesta quantomeno nella metà campo difensiva. Il suo contratto è in scadenza: difficile rivederlo a Brescia. Forse è l’operazione di mercato dell’anno scorso che lascia più perplessità.
Gli esterni. Troy Caupain (solo 13 partite in LBA per lui) ha chiuso in doppia cifra di media, con ottime percentuali (50% dal campo) e tanti canestri “clutch“. Ma la sua necessità di rallentare il gioco a volte è sembrata collidere con le dichiarate intenzioni della squadra di correre in transizione: la qualità è lì da vedere, ma non si sa se per le sue caratteristiche possa essere il play anche dell’anno prossimo, anche considerando che il suo contratto è in scadenza.
Per larghi tratti non all’altezza neanche il contributo del capitano Moss, che ha sovente faticato a tenere i ritmi del doppio impegno, dopo aver spento ben 40 candeline: il suo futuro? C’è un accordo per la prossima stagione, ma il ruolo (giocatore, assistente, dirigente) sarebbe ancora da determinare. Un capitolo a parte è quello relativo a C.J. Massinburg: la sua prima metà di stagione è stata molto faticosa e la convivenza con Della Valle non è stata semplice sul piano tecnico.
Il bottino finale parla di 8 punti abbondanti in meno di 20 minuti di media, con un’efficienza dal campo rivedibile (39%) e il dato mediocre di 0.91 punti per possesso offensivo: poco, considerando lo stipendio e le sue cifre in uscita da Limoges. Serve metterlo al centro del progetto, dargli fiducia e tanta palla in mano com’era nei programmi prima del ritorno di ADV: altrimenti tanto vale virare verso altri profili più funzionali.
Gli innesti di metà stagione. Per quanto riguarda gli innesti di metà stagione, è stato utile quello di Aleksej Nikolic, che ora è impegnato a Gran Canaria: l’ex Treviso ha portato tanta solidità nella metà campo difensiva e buone doti di playmaking, nonostante un rendimento incostante al tiro.
Incomprensibile, invece, l’avventura di Ryan Taylor: ha dato contributo solo nella vittoria di gennaio a Sassari, non incidendo in tutti gli altri impegni. In un momento della stagione in cui Brescia faceva fatica a creare vantaggio e prendersi buoni tiri, il suo profilo da “spot-up shooter” non si è rivelato utile: a marzo si è accasato ad Amburgo, dove ha terminato con le marce alte la sua stagione.
Il reparto italiani è stato ancora un punto di forza
Brescia ha trovato tanto, per il secondo anno consecutivo, dal tandem Della Valle-Petrucelli: entrambi candidati al premio di Best ITA (l’ex Ulm ha anche vinto quello di Miglior Difensore), sono stati una sicurezza nel corso della stagione in entrambe le metà campo.
ADV come miglior marcatore della squadra a quota 16.5, Petrucelli come uno dei migliori (o forse il migliore in assoluto) two-way players del campionato. Dalla possibile permanenza del secondo passerà tanto del mercato di Brescia, considerando che di italiani in grado di dare questo tipo di contributo nelle due metà campo ce ne sono pochi.
Degno di nota anche il contributo di Cournooh (quasi 20 minuti di media con tante responsabilità da playmaker) e Burns, entrambi pazienti nell’aspettare il loro momento e a lasciare il segno partendo dalla panchina: entrambi dovrebbero esserci l’anno prossimo. Abbastanza deludente Nicola Akele, che ha fatto un passo indietro rispetto a Treviso ed è mancato nella metà campo offensiva: per lui il 52% al tiro da 2 punti ed il 26% da 3.
E‘ comunque legato alla Germani fino al 2024 (con opzione per il 2025), dunque rimarrà all’ombra del Cidneo a meno di sorprese. Pochissimo spazio invece per Tommy Laquintana, che ha avuto occasioni ridotte per dare il suo apporto dalla panchina: la sua permanenza a Brescia è in dubbio. Molto dipenderà dalla guida tecnica della prossima stagione.
E ora? Ancora da prendere le decisioni su GM e allenatore
L’AD Mauro Ferrari, dal termine della stagione a Scafati, non ha rilasciato dichiarazioni: sono settimane di riflessione in casa Brescia. Il duo Marco De Benedetto-Alessandro Magro potrebbe non essere riconfermato per la prossima stagione: attenzione soprattutto ad un possibile cambio nel ruolo di direttore generale, in cui l’ipotesi più viva attualmente ha il nome di Salvatore Trainotti.
Con lui potrebbe restare in panchina Magro, il cui destino è ancora incerto: un’alternativa potrebbe essere Walter De Raffaele, anche se siamo nel campo delle ipotesi. Un’altra suggestione (per ora si può usare solo questo termine) porta il nome di Gianmarco Pozzecco, che da quanto appreso vorrebbe tornare ad allenare un club mantenendo part-time il ruolo di CT della Nazionale.
Le operazioni di mercato, ovviamente, non sono ancora iniziate ma attenzione alla situazione di John Petrucelli, molto richiesto dopo questa ottima stagione. Nelle ultime settimane sembrava esserci un forte interessamento da parte della Reyer Venezia, che è stato però smentito da un comunicato ufficiale della società orogranata. Il contratto dell’ex Ulm scade nel 2024 ma c’è un buyout per le squadre di Eurolega.