Ad averlo saputo prima che sarebbe bastato tenere fuori una partita il buon Nik Melli per rivedere il Voigtmann ammirato fino a fine ottobre credo che Messina avrebbe intenzionalmente tirato una martellata sul piede dell’ex Fenerbahce e Dallas Mavs…A parte gli scherzi, questa serata potrebbe essere il punto di svolta della stagione milanese.
Una vittoria prestigiosa contro una squadra tra le più in forma è quel che ci voleva per l’Olimpia Milano e non solo e non tanto per i due punti in classifica quanto per il morale, la fiducia e la consapevolezza che si può cambiare registro ed abbandonare quel piattume e quell’apatia che hanno caratterizzato molte delle partite europee di questa stagione compresa l’ultima, contro Monaco.
Protagonisti assoluti di questa serata il redivivo Voigtmann, che finalmente interrompe la maledizione delle triple e da lì in poi come per magia è tornato a giocare con fiducia e soprattutto a far vedere a tutti che il tiro da fuori è la sua arma principale e che l’1/25 è stata solo una brutta parentesi.
Non è nemmeno un caso che il tedesco abbia giocato così, giusto con Melli assente, con minuti assicurati e soprattutto con la garanzia che il coach non l’avrebbe tolto al primo errore. E gli effetti si son visti….Certo che anche Messina avrebbe potuto cambiare prima atteggiamento…
L’altro protagonista è stato Shabazz Napier, 19 minuti di qualità in un esordio felice. Nel primo tempo ha cercato di imbeccare i compagni rinunciando a tirare, poi pian piano è entrato in partita e l’impressione è che abbia già preso la squadra in mano.
Lo avevamo detto, è un leader che per anni non ha potuto esprimersi per il suo potenziale, schiacciato da logiche proprie della NBA. Quando si è deciso di venire a comandare in Europa prima si è infortunato allo Zenit, poi ci si è messo Putin di mezzo.
Ora è qui e se il buongiorno si vede dal mattino…L’Olimpia Milano ha trovato quel che le serviva, il comandante che riesca a creare un vantaggio dal palleggio, che metta in ritmo i compagni, che detti i tempi di gioco, che gestisca anche la pressione avversaria e che inneschi con il pick and roll i lunghi.
Altre note liete sono stati Tonut e TLC, ma volevo spendere due parole invece per le note meno positive.
Vero è che c’è stato certamente un cambio di rotta da parte di Messina sul pace, cioè sul ritmo di gioco da tenere. Forse Ettore ha capito che a continuare ad insistere a giocare con pochi possessi non era la strategia giusta, dato che questa squadra non ha avuto finora la consistenza difensiva e la granitica solidità morale di quella dello scorso anno.
Detto questo però, alcuni passaggi difensivi sono stati da film horror. Baskonia è una squadra che somiglia molto alla Dinamo Sassari di Meo Sacchetti, ti attacca anche dopo canestro subito nei primi 3-4 secondi anche con i lunghi e se non hai una buona transizione difensiva ed una concentrazione di livello tende ad ammazzarti con canestri facili in serie.
Era ciò che stava capitando anche perché in molti con la canotta biancorossa andavano con foga a rimbalzo in attacco rendendosi vulnerabili ai ribaltamenti di fronte.
Nella ripresa invece, a far male son stati principalmente i tagli a ricciolo sul lato debole, con i difensori milanesi colpevoli di parecchie ingenuità ed errori di posizionamento e di tattica difensiva. Si spera che li toglieranno al più presto dal repertorio, è impensabile concedere oltre la decina di punti e molti falli spesi in quella situazione specifica reiterata
Detto questo però oggi si è vista la luce in fondo al tunnel e non è quella di un treno, ma la luce solare e naturale che fa capolino ed illumina il tratto finale della galleria. Considerando che nelle prossime fermate dovrebbero salire a bordo Shields e più in là Pangos possiamo sperare che il viaggio da qui in poi si svolga non dico in serenità ma quantomeno non al buio senza faro.
Adesso il faro è arrivato, e porta la maglia numero 13.
IL TABELLINO: OLIMPIA MILANO – BASKONIA VITORIA 89 – 83
DIAMO I NUMERI
100 – La percentuale ai liberi dell’Olimpia. Lo dico sempre, se non lasci punti dalla linea della carità le tue probabilità di vittoria aumentano e di parecchio a questi livelli. Pensate se avessero sbagliato anche solo 3-4 liberi cosa sarebbe potuto accadere nel finale…
13 – è sempre stato il suo numero ed è logico abbia chiesto di averlo anche qui. Probabilmente nessuno gli ha spiegato chi è stato l’ultimo ad indossare quel numero…L’augurio di tutti è quello di assistere, tra una decina d’anni, al ritiro della canotta numero 13 con sia Shabazz che il Chacho a centrocampo a tirarla su fino al soffitto.
9 – le lacrime di commozione scese sul volto di Hines e Davies al primo pick and roll giocato da Napier. Leggenda narra che a fine partita siano corsi da Stavropoulos urlando “Grazie, grazie”…
0 – i minuti concessi a Naz Mitrou Long. Probabilmente Messina da qui in poi escluderà dalle rotazioni l’ex Brescia, e se dovesse succcedere secondo me commetterebbe un errore. Naz ha mille difetti, ma ora con Napier adatto per oscurarli, potrebbe finalmente giocare libero dagli obblighi di regia e mettere il suo talento offensivo al servizio della squadra. Speriamo che il coaching staff ci pensi su…
7 – il voto all’ex Brindisi Darius Thompson. E’ il manifesto di come a volte i nostri dirigenti (intendo quelli italiani delle piccole e medie realtà), bagnino il naso a tutti per intuizioni e capacità di riconoscere il talento, facendo indirettamente scouting per le big che molto spesso si lasciano sfuggire giocatori prendibili con cifre non esorbitanti, salvo poi vederli esplodere con altre casacche. Darius poi è sempre in attesa di passaporto e passibile di convocazione in azzurro. Mi piacerebbe sapere, ad esempio, perché è stato scelto Mitrou Long o Pangos (che costa 3 volte tanto) e non lui…
12 – i punti dell’ex Avellino Matt Costello, per gli amici Elvis (non per il ciuffo che non ha, ma per l’omonimia con il noto musicista). Mi piace sottolinearlo perché dopo i gravi infortuni subiti in carriera e dopo che praticamente tutti l’avevano considerato bollito e finito, sta dimostrando in questa stagione di non esserlo affatto. E quando succedono queste cose son sempre contento verso il protagonista che, ricordiamo, per tornare a questi livelli ha sudato 700 camicie, quasi quanto quelle di Elvis per registrare i suoi 30 (!) album in studio
SALA STAMPA
Cristiano Garbin
@garbo75
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