Bologna, 15 ottobre 2024 – Nella solita gara dove la Segafredo Virtus Bologna si dimentica di giocare 10 minuti i biancoverdi lituani riescono a strappare una vittoria tanto preziosa quanto meritata.
I commenti salienti alla partita di stasera non sono granché originali, ma se i problemi sono cronici e, non si fa nulla per risolverli, c’è poco di nuovo che si possa dire.
Come a Lione contro l’Asvel o in casa contro l’Efes, Bologna si è dimentica per una decina di minuti come si giochi a pallacanestro, e, come questa sera, il risultato è stata una sconfitta dopo un tentativo di rimonta. Un caso? Come direbbe il mitico Hugo Lalo Sconocchini: creho che no! Anche perché regalare un parziale di 0-15 agli avversari normalmente non è un gran viatico per vincere le partite.
Tutti questi episodi hanno un minimo comun denominatore: la presenza in campo di Ante Zizic. Ora, questo non vuole essere un j’accuse nei confronti del centro croato ma è un dato di fatto, un dato di fatto che mette sotto gli occhi di tutti le lacune e le incongruenze di questo roster: con il centro di Spalato in campo il resto del quintetto deve avere una velocità ed una fisicità fuori dal comune per proteggerne i limiti, ma questo al momento non succede.
Sul parquet della Unipol Arena, a tratti, si è visto in campo un quintetto di atleti, quello baltico, contro un altro che aveva il tasso di atletismo più basso degli ultimi 5 lustri di Eurolega, quindi dal suo inizio: nello schierare l’Hackett odierno, Zizic, il Grazulis odierno e Belinelli insieme si potrebbe configurare il reato di vilipendio alla reattività.
Cosa voglio dire con tutto ciò? Semplice, che una società seria non può proclamare che l’obiettivo della squadra sono i play-in, quando l’unico centro moderno in maglia bianconera è Mohuamet Diouf, un esordiente a questi livelli. Il mio j’accuse ha un bersaglio ben preciso ed è il vertice della società bianconera. Una società all’altezza non può mettere come obbiettivo della stagione almeno i play-in quando nella costruzione del roster c’è una voragine indicata da tutti, addetti ai lavori e non.
Terminato lo sfogo, lo Zalgiris ha dovuto vincere la partita almeno un paio di volte, perché il secondo tempo ha visto i grandi vecchi bolognesi gettare ogni stilla di sudore sul parquet e ci è voluta la durezza di Smailagic per salvare la pelle, con Hackett prima e Belinelli che sbagliano le bombe del pareggio.
Lo Zalgiris è una squadra di coach Trincheri, si vede la sua mano, si vede la sua filosofia difensiva e si vedono i suoi concetti di gioco, ma soprattutto si vede una squadra di atleti.
In casa Virtus Bologna, sviscerato l’elefante nella stanza, provo a cogliere un pò di cose positive, come la partita commovente di Pajola, quella intensa di Clyburn, il secondo tempo reattivo di Hackett e la conferma di Diouff.
Detto questo coach Banchi è chiamato ad integrare i nuovi con i vecchi; deve cominciare a dare fiducia a Tucker ed alla sua fisicità; deve dare la molla a Morgan, che rende al massimo quando può correre, ma qui si torna alla voragine: per correre bisogna prendere i rimbalzi e, con questa struttura, la Segafredo non potrà mai avere la meglio nella lotta sotto i tabelloni.
Ultima, solita nota polemica: la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Questa massima di Karl Marx rappresenta benissimo le prestazioni arbitrali di questa stagione, sia in Eurolega, che in campionato e che hanno un unico grandissimo filo conduttore: Gigi Lamonica.
Anche stasera si sono viste alcune sviste da minors, come infrazioni di passi sesquipedali non fischiate, infrazioni di 24″ riviste anche all’instant replay e non ravvisate, falli antisportivi inventati e falli tecnici. Visto il video inerente all’ex grande fischietto abruzzese questo scadimento non ci sorprende, quello che ci sorprende è vedere che questo problema sia sotto gli occhi tutto il mondo cestistico, ma i vertici non se ne accorgono.
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Sala Stampa