Non è solo un problema di soldi, per la Lituania e per Manila, Filippine, terra baltica e oriente estremo, per le finali di Champions league e per il mondiale. Non scrivo Eurolega di proposito, scimmiotto Francesco Repice, la leggenda dei radiocronisti, il più sbraitante nella storia d’Italia, scatenatissimo anche quando raccontava su radio1 partite di terzo piano, una quindicina d’anni fa, figurarsi ora.
Chiama coppa dei campioni la Champions, appunto, e allora io dico che bisognerebbe chiamarle tutte uguali, in tutti gli sport. Champions o Eurolega, poi la seconda come volete ma che sia uguale, la terza magari la possiamo chiamare in base alla federazione internazionale, a inizio millennio era in voga Uleb, ad esempio.
Quest’anno volevo andare a Monaco, nel principato, andai nel 2019 per l’atletica leggera, allo stadio Louis II – pronuncia de -, volevo tornare alla Virtus Bologna, solo perchè vs Milano me l’ero persa. Sapete che non sono un espertissimo di basket, pur dando lezioni e discettando, il Monaco pensavo fosse Monaco di Baviera, appena meno recente, mai avrei pensato che i francesi arrivassero alle Final 4.
Ho visto quasi tutte le partite, con il cursore di Dazn, guardo tanto sport in questo modo, soprattutto se riesco a non sapere il risultato. Sognavo, ricordate, non una doppietta della stessa, speravo proprio che le spagnole non ce la facessero, invece animeranno il derby, come Inter e Milan.
Il clasico nel basket è altrettanto zeppo di gloria, storicamente parteggio per chi vince di meno, dunque, forse, per il Barcellona.
Il Real è straordinario, non conosco l’allenatore, Mateo, sapete che volutamente non controllo, Hezonja l’ho visto cannoneggiare – a me lo disse l’amico Beppe Sapienza, che mi notò a Sportitalia sparare su Barbara Berlusconi -, perdonatemi il linguaggio bellico non mio, ma il croato contro la Segafredo, direi, è stato leggendario, con una raffica.
Taverez fatica parecchio, ha perso lo smalto dell’arena felsinea, mi ricorda la vacanza con Silvia Gilioli, pubblicista, mia moglie, a Capo Verde. “Cabo Verde terra hestimada”, canta Caesaria Evora, africana, appunto, di quel paese meraviglioso.
Quasi quasi mi trasferisco e lascio mia moglie sola con la coniglietta Panciottina, a Migliolungo, fra Canalina, dove affittammo un garage intestato a Luca Cantagalli, il bazooka del volley, a proposito di metafore belliche. Mai avrei immaginato che da quel paese dalle donne splendide potesse uscire un centro da Nba.
Tenevo, lo sapete, il Partizan, Obradovic è uno dei più grandi personaggi che ho conosciuto in un terzo di secolo di professione, è stata una serie fantastita. Come Monaco-Maccabi Tel Aviv. Da bambino mi faceva impazzire Miki Berkovitz, adoro da sempre i grandi tiratori, non Michael Jordan o Lebron James, i più forti, ma i migliori terzi, chessò Ray Allen, non Magic Johnson o Larry Bird.
Tifo solennemente contro i Lakers e i Celtics, se devo scegliere tengo Boston, di sicuro tutte ma non quelle due, impazzisco per Detroit, da bambino, nel cuore della notte, nella sala di Pieve Modolena, di quella casa che racconto, in cui i domenicani erano raddoppiati, il secondo è rimasto dentro un mese e ho speso io per lui 100 euro, anzichè darmi lui i 500 che gli ho chiesto, dall’inizio.
L’Olympiacos Pireo è stato altrettanto spettacolare, naturalmente tiferò per i monegaschi, sperando che compiano il miracolo anche contro gli iberici. Si gioca a Vilnius da venerdì 19 a domenica 21 maggio, sarò credo a Torino, con o senza accredito, per le superfinals di volley. Due anni fa con il covid, a Verona, l’accredito non passò e anche stavolta siamo appesi a un filo, con 240 richieste.
Torno alla serie A, alle retrocessioni di Verona e di Trieste, brave a non licenziare gli allenatori, Ramagli come quasi tutti può essere il papà di Legovich, tranquillo per tutta la stagione tranne nel finale, in cui ha rischiato, a memoria, di perdere anche contro i veneti.
Dunque Reggio Emilia ce l’ha fatta, senza meritare, per il quoziente canestri, ovvero la differenza canestri generale, del campionato. Sapete che non si doveva congedare Caja, che Menetti andava difeso, con i rinforzi avuti da Sakota magari si sarebbe salvato o persino si sarebbe battuto per i playoff.
E’ stata una delle stagioni più disgraziate nella storia della mia città, che peraltro sarà al via della serie A1 per la 12^ stagione di fila, sequenza impensabile, sino allo scorso decennio.
Veronica Bartoli e papà Enzo vanno ringraziati, come tutti i patron del mondo, mi spiace che sbaglino ancora, nel congedare l’ad Dalla Salda. Mi auguro che Napoli voglia stabilizzarsi in Europa e che il dirigente di Reggio Emilia, mio dirimpettaio un terzo di secolo fa, alla Gazzetta, mentre io davo spettacolo su Carlino, Reggio, spettacolo non come adesso, ero fin troppo razionale, mi auguro, dicevo, che Dalla – è chiamato anche così, qualche sbaglia, con Della – tenga stretto Cesare Pancotto, che ricordo da abbonato, a Reggio Emilia, ex Porto san Giorgio, a 29 anni.
Amo, lo sapete, i longevi in ogni campo, i grandi personaggi non così rinomati. Pancotto e Caja non sono così inferiori a Ettore Messina e a Sergio Scariolo, di sicuro Attilio è penalizzato dal carattere, molto meno di me. Nel senso che è talmente bravo che chi ha bisogno di salvarsi o di portare al top una squadra modesta, come Varese o Scafati o ancor più la sua Reggio, di una stagione e un quarto, sa che lui non sbaglia mai.
Al ristorante pizzeria Pizzikotto – non è un errore – la bellissima Tania mi ha spiegato cosa non dice ai giocatori, immagino offese. Ammesso che sia vero – magari sono i suoi nemici a spargere delazioni -, avrà fatto come Emanuela Maccarani, lady ginnastica ritmica, medaglie e insulti.
Io bestemmio, con gli stewart e con le forze dell’ordine, con chi mi ferma le mie chiacchierate fiume, con chi mi impedisce di passare in vicolo dei servi. Ecco, io non sarò mai, come Artiglio, servo di qualcuno.
Serve, invece, pensare alla Reggio Emilia che viene. Veronica promuova Pippo Barozzi, 34 anni, e Michele Talamazzi, da Cremona, non servono Alberani, che pure conosco, nè Livio Proli, del quale scrissi su Il Messaggero che doveva esonerare se stesso, dopo l’uscita contro Piero Bucchi, ai playoff del 2017, e Maurizio Bezzecchi alla presentazione del campionato, in quell’anno, me lo fece notare. “Oggi niente domande, solo riprese”.
Pochi dirigenti ma buoni e non troppi giocatori, ma buoni.
A Veronica suggerisco di cercare soci, per scalare posizioni, sennò serve un Caja per arrivare anche soltanto noni, altro che settimi. A Veronica suggerisco di richiamarlo e di fargli dipingere tutta la squadra, controllare tutto, e di dargli tempo.
A Ramigli e a Legovich auguro di restare, a nordest, a Reggio Emilia di non cambiare troppi giocatori. Va bene i rinforzi e il mercato libero ma cambiare per cambiare la gente non fa in tempo ad affezionarsi ai giocatori.
Cinciarini credo vada a Napoli, con Ads, appunto, che spero non porti via Barozzi, Michele Vitali è spesso infortunato, sembra l’ex portiere Peruzzi, che in tante stagioni ha perso anche 8 partite a campionato, terrei Hopkins e Senglin, non Reuvers, che trovo dal profilo troppo basso, terrei Olisevicius, lo stesso Strautins, magari riducendo il minutaggio, sicuramente Diouf. Terrei, dicevo, più giocatori possibili, anche soltanto per i cambi, ma vorrei un quintetto con Cinciarini, Olisevicius, Hopkins e due nuovi.
Ah, l’allenatore, Sakota spera di restare, io promuoverei Fucà, dopo 6 stagioni da vice. E’ più esperto di Devis Cagnardi, brillante comunque, ad Agrigento.
A proposito, mi ero accreditato alla Fortitudo, senza precisazioni, sul calendario che dà google, intendevo Bologna, alcuni mesi fa, invece erano i siciliani e infatti Andrea Tedeschi (Trc Bologna e ufficio stampa biancoblù) mi disse: “Domenica non giochiamo in casa”.
Qui allora piazzo i lavori fatti domenica sera, dopo la salvezza di Reggio.