Roma, 16 luglio 2020 – Che la situazione post #LockDown in LBA sarebbe stata complessa lo si era ahimè realizzato.
Dopo l’iniziale entusiasmo con cui le componenti nel loro insieme avevano accolto l’arrivo di Umberto Gandini alla Presidenza della LBA nei giorni immediati alla fase di #LockDown, le parole ma soprattutto le azioni ed i fatti successivamente avvenuti hanno, a dir poco, smorzato gli entusiasmi (eufemismo).
Andando ben aldilà delle scelte iniziali operate dallo stesso Gandini e quindi dalla LBA, apparse istintivamente azzardate dalla maggior parte della popolazione giornalistica e non che si occupa ormai da tempo di basket ed LBA e che ben conosce quante già poche fossero le risorse economiche di base pre #COVID-19 (scelte ed azioni susseguenti che non ri-elenchiamo per amor di patria e di chi ci legge, riassumendolo qui), la situazione attuale spinge a fare alcune considerazioni in ordine sparso.
La prima. E’ quasi abbastanza certo, probabilmente assodato direi, che l’inizio della prossima stagione LBA 2020-21, quella che festeggia il 50° anniversario della Lega, possa slittare in avanti.
Siamo oggi al 16 luglio. Se si dovesse partire il 29 agosto con la fase a gironi della SuperCoppa secondo quanto fissato lo scorso 15 maggio, mancherebbero quindi almeno 45 gg. effettivi di lavoro fisico per cominciare. Sono sufficienti per rimettere in piedi atleti che potranno anche aver lavorato da soli in questi lunghi mesi ma che necessitano di almeno 30 gg. di lavoro intenso e collegiale? Ne dubito.
La seconda. Le società della LBA (per non dire di ogni livello cestistico dalla cintola in giù), sono oggi in grado di sostenere i costi per reggere la ripartenza come stan facendo quelli del doratissimo mondo del football? La FIP, bontà sua, si è comunque già adoperata presso gli organismi preposti per rendere più snella la procedura. Il tutto, appunto, a 45-46 gg. dall’inizio effettivo della stagione.
Da poche ore invece la stessa LBA ha pensato di pubblicare un accorato appello (che riportiamo quì), in cui si sollecitano i ministeri preposti ad accellerare i protocolli di utilizzo di palestre, palazzi dello sport ed affini inoltrati dalla FIP al CTS i quali, senza il benestare delle autorità competenti, non possono essere utilizzati e/o usati. Una conferma quindi che l’Italia non ha a cuore le pratiche sportive della sua popolazione, certo ma provare a “fare pressione” magari un mese fa? Ne dubito.
La terza. Nel frattempo il 9 luglio scorso il tanto vituperato, incompetente e spernacchiato Ministro Spatafora, ha proposto una legge di poche parole ma ricca di buon senso che, qualora venisse accolta, manderebbe a casa la gerontocrazia imperante nelle federazioni italiane da tanto, troppo tempo. FIP compresa.
Avete colto commenti entusiastici da parte della stampa specializzata, enfatizzando magari come se questo provvedimento potesse essere un primo passo per provare a cambiare almeno le facce di chi regna e governa (si fa per dire), lo sport in Italia da decenni? Ne dubito.
“Fusse che fusse la vorta bona!” come diceva tanti anni uno straordinario Nino Manfredi?
La quarta. Le parole son d’argento ma il silenzio è d’oro. Lo recita un vecchio proverbio di origini carioca che i miei genitori amavano citare nel momento in cui il sottoscritto, scalmanato e chiassoso ragazzino con i pantaloni corti, alzava eccessivamente il tono della tua voce durante i giochi pomeridiani assieme ai suoi cuginetti, disturbando il sonnellino post-prandiale nelle afose domeniche estive ferragostane da parte di quei parenti i quali, da bravi calabresi avevano ecceduto in libagioni!?!?!
Quindi il silenzio inteso come virtù.
Virtù in latino si dice virtus: EUREKA!
Ecco quindi spiegato il perché di questo silenzio comunicativo, ostinato e deprimente, di cui si avvolge così fieramente (e non solo da queste settimane), la Pallacanestro Virtus Roma: proprio perchè il silenzio è d’oro!
Sarà pure così, non lo nego, ma questo silenzio al sottoscritto appare sempre più ostinato e deprimente.
Dando spesso maggior spazio all’istinto e meno alla ratio, non trovo infatti altri termini italiani più adeguati per provare a descrivere questo comportamento inspiegabile da parte di una proprietà di una società professionistica sportiva che, nel breve giro di una settimana, in netta controtendenza storica aveva prima dichiarato a mezzo stampa che
“…Va tutto bene per l’iscrizione al prossimo campionato di LBA!”,
per bocca del suo Presidente, Alessandro Toti, salvo poi essere clamorosamente (e direi anche in modo poco piacevole), smentito dal padre, lo storico proprietario del club dall’anno 2000, l’ing. Claudio Toti, con l’appello poi sì diramato alla stampa del 15 maggio in cui confessava di essere arrivato al suo capolinea economico per la Virtus Roma.
Quindi la stampa o la comunicazione serve a qualcosa, vero ing. Toti?
Che dite, il proprietario della Virtus Roma avrà inteso che così manca profondamente di rispetto, a dire poco, a tutta quella popolazione che da sempre tifa ed ama i colori di questa maglia, di coloro i quali poi verranno (statene certi) “chiamati alle armi” al solo scopo di sottoscrivere abbonamenti ed affini qualora le cose andassero per il verso giusto, cioè restando in LBA anche con altri proprietari? Ne dubito.
La quinta. Invece chi non difetta in comunicazione è certamente la Dinamo Sassari del vulcanico Presidente Stefano Sardara che sembra quasi aver venduto il Colosseo al turista di turno!
Oppure chi gestisce la nuova Pallacanestro Brescia, passata il 7 luglio scorso dalle mani del duo Bragaglio-Bonetti a quelle capaci e capienti di Mauro Ferrari, ma agevolata anche dal “Lodo Salva Città” by FIP, che ha consentito al nuovo proprietario di poter gestire i debiti della precedente gestione.
Di sicuro la vicenda del Basket Torino, con il Presidente Sardara che ha presentato a sorpresa i turchi Ergin Ataman, come tutti sanno allenatore dell’Anadolu Efes, ed Okan Can Yantur, fondatore della agenzia di rappresentanza Possible, (che gestisce contatti di molti sportivi turchi tra i quali il giocatore NBA Furkan Korkmaz), come suoi soci nella futura gestione del club savoiardo, ha evidenziato che, anche non piacendo questa modalità trovata dallo stesso Sardara, quest’ultimo in assenza di credibili acquirenti italiani ha lavorato, si è dato fare, si è adoperato trovando una soluzione che porta inevitabilmente – speriamo prima possibile – ad un mondo del basket nostrano sempre più professionistico e non finto-tale come invece piace tanto quì nel Belpaese!
Lo han compreso i soloni di casa nostra? Ne dubito.
La sesta ed ultima. Sembrerebbe che la Vanoli Cremona stia per arrendersi all’evidenza. Dunque calerebbe il sipario su 11 anni di vittorie e di sconfitte in biancoazzurro ma soprattutto tutto sta per crollare in quanto Aldo Vanoli, debilitato nel corpo e nello spirito dopo esser comunque sopravvissuto al COVID-19, non abbia più letteralmente voglia di lottare per la sua creatura. Triste, ma comprensibile, assolutamente!
I soldi? Sono un problema, certo, ma l’Aldo Vanoli che abbiamo conosciuto Noi in questi anni secondo Voi, dopo aver combattuto in LBA come ha fatto lui, non avrebbe alla fine trovato quelle risorse che servivano mollando tutto così, senza un valido motivo? Ne dubito.
Fabrizio Noto/FRED