Roma, 29 febbraio 2020 – Nemmeno 48 ore dopo l’aver risolto il contratto con Jerome Dyson, la Virtus Roma cala il propio asso dalla manica che si chiama Corey Webster, play-guardia classe ’88 della nazionale neozelandese di 188 cm. che così tanto bene aveva fatto ai recenti Mondiali FIBA 2019.
Un segnale deciso, forte ed importante che non era per nulla scontato avvenisse alla luce delle dichiarazioni che da mesi rilasciano i dirigenti della Virtus Roma urbi et orbi, in riferimento cioè alle casse vuote che non consentirebbero di fare investimenti sul miglioramento dell’attuale status quo.
Quindi con l’arrivo di Jyalen Barford da Pesaro (mettendo fine alla “stranezza” Liam Farley), ed oggi, con il nuovo arrivato Corey Webster, la Virtus Roma può guardare con maggiore ottimismo al domani su quanto potrebbe accadere sul campo, nonostante il fallimento del progetto del crowdfunding abbia dato un segnale (l’ennesimo…), che dietro le quinte invece ci sia molto, ma molto da migliorare: scade proprio oggi con 25 adesioni da 16K€, cioè il 3,15% dalla soglia minimo fissata in 500K€…
Ma tralasciando questi temi (che Vi garantisco saranno ripresi alla fine del campionato, eccome!), e nonostante comunque ci sia un certo Nicola Tolomei che si stia dimostrando (almeno lui), all’altezza del compito assegnatogli, adesso con l’aggiunta di Corey Webster l’altro polo su cui la Virtus Roma ha correttamente scommesso e fissato le basi del suo rilancio sin da quel lontano oramai 4 marzo 2018, al secolo coach Piero Bucchi, può concentrare la propria attenzione e dedizione a queste ultime 11 gare della stagione che decreteranno o meno la permanenza in LBA dell’Urbe.
Cosa dire quindi di questo secondo Tall Black, Corey Webster, che approda sulle rive del Tevere dopo la disastrosa avventura di Mika Vukona alla fine dell’aprile del 2015?
Corey Webster approda alla Virtus Roma ufficialmente in fuga dalla Cina, in preda al panico scoppiato per il #coronavirus, essendo in forza agli Zhejiang Lions proprio dopo il bel Mondiale disputato con la nazionale della Nuova Zelanda. Ma in realtà anche desideroso di conquistare gli ultimi e credibili spiccioli di una carriera svoltasi essenzialmente in down under, come definiscono simpaticamente i sudditi di Sua Maestà La Regina le zone delle ex-colonie poste dall’altra parte del mondo, Australia e Nuova Zelanda.
Giocatore che identifica molto bene un valido back up allo sgorbutico Jerome Dyson, Corey Webster ha le stesse qualità di base del defenestrato The Sniper: buon gestore del gioco, buon tiratore da fuori, discreto passatore e, per fortuna, discreto (non buono…), difensore, particolare che allarma un pochino in una squadra che tolti Tommy Baldasso e Giovanni Pini e, ad intermittenza, lo smemorato Tomas Kyzlink, non ha nelle proprie fila grandi specialisti in materia.
Buono, non eccelso, sia chiaro, sicuramente non paragonabile alla classe immensa di un Jerome Dyson sano e presente a se stesso. Pertanto come si suole dire, meglio un giocatore di caratura inferiore rispetto ad uno eccelso ma negativo in tutto e per tutto.
Comunque sia, la prima esperienza di Corey Wesbster in Europa risale al 2014-15 con i serbi del Mega Leks, per poi approdare nella stagione successiva nel campionato greco di A2 con il Koroivos Amaliadas dove disputa però solo 6 partite a causa di un infortunio che lo costringe ai box.
Nel 2017-18 Corey Wesbster è in Israele dove, con l’Ironi Nahariya viaggia a 15,5 punti in 23 gare.
Ma di certo si fa apprezzare lo scorso settembre 2019, risultando grande protagonista ai Mondiali in Cina, dove con la Nuova Zelanda è il miglior marcatore del torneo a 22,4 punti di media.
Dopo aver iniziato la stagione attuale con i New Zealand Breakers (19,5 punti, 4,1 assist in undici gare), è passato in Cina dove con Zhejiang in sette gare ha avuto una media di 18,2 punti con 3,5 rimbalzi e 3,5 assist.
In conclusione, un giocatore utile, potenzialmente anche molto interessante Corey Webster per l’attuale assetto del roster che, non dimentichiamolo, avrà anche i punti di Jaylen Barford. Non ho volutamente aperto il tema inerente a Davon Jefferson perchè adesso il centrone virtussino dovrebbe essere meno “stimolato” anche lui a fare delle mattane, almeno speriamolo. Questo nella speranza che queste ultime gare del campionato chiudano positivamente una stagione nata bene sul campo (sebbene ricca di alti e bassi), e che però rischia di veder rovinare tutto quanto fatto di buono.
Adesso spetta al campo, in attesa che qualcuno a Bologna si renda conto di questa strana situazione scatenata dal #coronavirus, a dir poco incredibile.
Fabrizio Noto/FRED