La partita che la Grissin Bon Reggio Emilia ha vinto in casa con la Virtus Roma,96 ad 88, va analizzata su tre elementi chiave. Il primo riguarda i due quarti iniziali della gara nei quali la formazione di casa ha giocato praticamente da sola.
Il 22 a 6 dopo 5’20 di gioco è una chiara fotografia di quanto appena affermato da chi scrive. Le trame offensive della squadra emiliana hanno sempre trovato il fondo della retina perché dall’altra parte invece di esserci anche un solo accenno di difesa c’erano cinque persone in maglia blu che hanno guardato gli avversari che si divertivano, sei a referto. La solfa è continuata nel secondo parziale (dopo 10 minuti il punteggio era 31 a 19) solo che si è registrato un timido miglioramento della fase offensiva dei romani che hanno segnato qualche canestro in più con Buford ed Alibegovic aiutati da Baldasso che ha giocato davvero una grande partita, l’unico forse continuo nei 26 minuti in campo. Però a metà gara il punteggio era di 58 a 41. Tanta roba per Reggio Emilia forse troppa però bravi quelli di coach Buscaglia, tutti nessuno escluso hanno fatto 20 minuti di qualità altissima, ad affondare il coltello nel nulla che hanno avuto davanti.
Domanda durante l’intervallo: ma la Grissin Bon può continuare a questo ritmo e Roma può fare peggio di così? E questo è il secondo ragionamento. L’inizio del terzo periodo ha dimostrato che tanto la prima quanto la seconda domanda avevano un senso. Perché forse un pò rilassati e stanchi per l’enorme sforzo prodotto, Upshaw e compagni hanno rallentato il loro gioco e complice la difesa a zona della Virtus hanno permesso un rientro romano che si è concretizzato nei canestri di Kyzlink ed Alibegovic, nelle accelerazioni e nei tiri da tre di Baldasso fino a ridurre lo svantaggio a soli 8 punti, 74 a 66. E Dyson e Jefferson? Il primo è stato una comparsa come a Venezia senza nemmeno gli assist che almeno in laguna hanno tenuto Roma viva fino al tap in di Daye (i 6 che trovate nel tabellino sono falsi secondo chi scrive). Il secondo ha tenuto in piedi la barca nel primo quarto con 8 punti poi è scomparso nel marasma generale dell’attacco romano.
Così il quarto periodo è iniziato con l’assalto di Roma che un pò chiudendo benino la zona – grazie anche al lavoro “sporco” di Pini – un pò trovando delle buone conclusioni ancora da Baldasso si è issata a meno 4, 78-84 con due “GOL” di Dyson quando mancavano 6’14. Time out per Buscaglia che ha tranquillizzato i suoi e dato mandato a Reggie Upshaw di riprendere il lavoro interrotto: 7 punti di seguito dell’ala americana e di nuovo più 11 per Reggio con 4 minuti da giocare. E qui è entrata in gioco la terza componente della partita: i fischi degli arbitri.
Sia chiaro però: la Virtus NON ha perso per colpa della terna arbitrale – guidata dal solito signor Paternicò… – che però nel momento decisivo della partita ha decisamente maltrattato prima Dyson fischiandogli un antisportivo mai visto su un tentativo di stoppata (era un fallo normale) e poi Kyzlink preso a spallate da tutta Reggio fino a quando il giocatore ceco ha buttato un pallone fuori campo perché completamente fuori equilibrio. Brutte cose da vedere su un campo di basket anche se la tendenza della Virtus Roma a perdere il pallone nei momenti decisivi rimane francamente imbarazzante.
La partita si è chiusa con la litania dei liberi di Gal Mekel invitato ripetutamente in lunetta dai ragazzi di coach Bucchi che non hanno più ragionato consentendo alla Grissin Bon di portarsi a casa una vittoria più che legittima e guadagnata. I secondi due quarti, per la cronaca, sono finiti 37 a 47 per la Virtus.
Grissin Bon Reggio Emilia – Virtus Roma 96-88
Parziali: 31-19; 58-41; 74-66
Sala Stampa
Le parole di coach Piero Bucchi
“Purtroppo ci capita ogni tanto di avere queste partenze ad handicap che poi si finiscono col pagare, anche se torni a -4; è una questione di maturità, abitudine, ed è una cosa che dobbiamo evitare e qualche volta ci accade. Al di là delle percentuali in attacco, soffriamo questa specie di “sindrome da inizio”. Nel secondo tempo abbiamo lottato in modo generoso, recuperato, fatto vedere che potevamo giocarcela migliorando sia in attacco che in difesa, ma poi si finisce col pagare l’inizio nel quale non troviamo ritmo. La testa è una componente fondamentale, noi abbiamo tanti ragazzi con poca esperienza che fanno fatica a ritrovarsi in modo costante sulla seconda partita: ci siamo presentati con la testa affaticata dopo la bella partita di Venezia e in futuro dobbiamo cercare di evitarlo“.
Eduardo Lubrano