Lubjana, 16 settembre 2013 – Altro che ritorno sul podio europeo o sogni di gloria. L’avventura sulla panchina greca di Andrea Trinchieri inizia (e forse finisce?), con una clamorosa eliminazione della sua Grecia nella seconda fase di Eurobasket 2013 e dai Mondiali di Spagna 2014 (a meno di wild card assegnata dalla FIBA).
La Grecia cestistica deve incassare un altro durissimo colpo, dopo l’umiliante eliminazione dalle Olimpiadi di Londra avvenuta per mano della Nigeria sotto la gestione tecnica di Elias Zouros.
A frittata fatta è più che normale che anche in Grecia si scateni, come nelle migliori abitudini mediterranee, una gara a chi crocifigge prima o più pesantemente l’allenatore.
Noi, che seguiamo il basket greco da un pò di tempo ed abbiamo preso a cuore fin dall’inizio dell’anno le sorti del neo allenatore della Nazionale, ci chiamiamo fuori da questo massacro mediatico ma allo stesso tempo abbiamo il dovere di evidenziare le cause di questa debacle e gli eventuali errori dell’ex tecnico di Cantù.
1) Gestione del gruppo: la nazionale NON E’ UN CLUB. Hai poco tempo, diciamo un mesetto circa, per farla diventare UNA SQUADRA. Trinchieri per crearlo si è affidato al blocco dell’Olympiacos (cosa che non avveniva da anni in nazionale), che ha vinto le ultime due edizioni dell’Eurolega.
Il suo quintetto prevedeva 3/5 di quello biancorosso ma pur avendo ricevuto tanto da Spanoulis è stato tradito clamorosamente dalle brutte prestazioni di Papanikolaou e Printezis.
Un allenatore riesce a creare un gruppo quando ottiene il massimo o il meglio dai suoi giocatori. Nella Grecia questo non è avvenuto perchè anche i rapporti con i due ex Milano, Bourousis e Fotsis, tanto per non far nomi non sono sembrati particolarmente chiari.
Bourousis ha spesso pagato le sue arcinote amnesie difensive con lunghi confinamenti in panchina, Fotsis ha giocato pochissimo e quel pochissimo in ruoli non suoi (addirittura da 3 contro i finnici!).
In buona sostanza non vogliamo affermare che ci fosse qualcuno che remasse contro il tecnico, ma che qualcuno non capisse le sue indicazioni, questo si.
Questa volta il cuore e lo spirito guerriero non sono bastati.
2) Confusione tecnico-tattica: portare in Slovenia un giovane di belle speranze ma scarsa esperienza (basta andare a vedere il suo minutaggio lo scorsa stagione al Panionios), come Kavvadas e lasciare a casa Vougioukas è stato probabilmente un azzardo.
In generale comunque si può rimproverare a Trinchieri di aver costruito un roster senza equilibrio, visto che probabilmente anche il settore guardie avrebbe avuto bisogno di un elemento in più.
A livello tattico poi le avversarie della Grecia (e parlo ovviamente dalla partita contro l’Italia in poi), hanno sempre avuto la possibilità di imporre i propri ritmi ed il proprio gioco e lo hanno fatto senza particolari problemi.
Non hanno mai dovuto affrontare alcun tipo di contromossa e pensiamo alle libere scorribande a canestro di Dragic ed al soffocamento di Blazic su Spanoulis nel match contro la Slovenia.
3) Infortuni: questi a parziale scusante del coach, visto che già nella fase di preparazione sono andati ko Bourousis, Kaimakoglou e Katsivelis.
La situazione è poi peggiorata durante il torneo dove la sfortuna ha preso pesantemente di mira la Grecia prima con Spanoulis (out per una gara, comunque vinta), e poi con i gravi infortuni di Mavrokefalidis e Papanikolaou.
Qui oltre che con la mala sorte ci si deve scagliare pesantemente contro le inspiegabili scelte della Fiba, che organizza una competizione dove si giocano 8 partite in pochi giorni ma poi si finge sorda davanti alle richieste delle nazionali di poter avere roster da 14 giocatori per poterne mandare 12 a referto a partita.
La Grecia dunque torna a casa e lo fa dopo aver lottato ma concluso poco: ora la Federazione dovrà decidere se proseguire con Trinchieri o magari affidarsi nuovamente ad un tecnico greco per iniziare l’ennesima opera di ricostruzione.
Alessio Teresi