Poco show, anche stavolta. Anzichè ritornare sulla coppa Italia, sul videoracconto di domenica, a Pesaro, sarei voluto andare a Bologna, per la nazionale.
Ero certo di una conferenza stampa di vigilia, ma essendo uscito dalla mailing list della Fip mi è sfuggito l’orario, non è stata annunciata sino all’ultimo. L’accredito per Italia-Islanda naturalmente è stato bocciato e i biglietti in vendita erano terminati. Poco male, sarei andato anche soltanto per l’esterno, per entrare a partita finita, ma i caricamenti sono bloccati per una settimana, per un video contestato, molestie e bullismo, l’ho riguardato velocemente, c’era assolutamente nulla, ricorso perso, incredibilmente, e allora stop per una settimana.
Anyway, dicono gli americani. Torno indietro, di due mesi, alla consegna del primo tricolore a Nicolò Melli. Occasione rara, per me, di porgli 5-6 domande, sui massimi sistemi.
“La voglia di Eurolega e Milano. A 13 anni mi affacciai in panchina a Reggio Emilia, in serie A2. Non penso al dopo carriera perchè significherebbe non avere più motivazione per giocare”, è la sintesi che proposi, naturalmente a vuoto, alle testate non cestistiche con cui sono in contatto. In più ci sono state le domande dei bimbi e gli interventi dei familiari, Julie Vollertsen, la famosa madre, e papà Leopoldo, avvocato, per tutti Leo, che oggi fa il nonno.
Come scrivo spesso, lascio parlare le immagini, prima e dopo. Ah, bella anche l’intervista di Edi Dembinski, per Raisport, e anche di Margherita Grassi per Telereggio