Assago (MI), 31 gennaio 2022 – Terzo giorno della merla, che come vuole la tradizione a queste latitudini, sono i giorni più freddi dell’anno. Tornano fredde le menti dopo il match di ieri tra Olimpia Milano e Fortitudo Bologna. Incamerato il match, senza particolari sorprese dal punteggio ma con rivelazioni e conferme.
Come spesso accade, in LBA di partite “facili” non ce ne sono: l’intensità da mettere in campo tende spesso a compensare le carenze qualitative delle compagini che compongono la massima serie italica. Ovviamente tranne le prime due della lista, A|X Armani Milano e Segafredo Bologna.
La rivelazione e mezza rivoluzione italica.
Se una c’è una cosa che ha lasciato un match dall’apparenza scontato, è stato l’utilizzo degli italiani da parte dei biancorossi meneghini. Complice l’improvviso infortunio di Trey Kell, il minutaggio dei giocatori nostrani ha avuto grande impatto. Baldasso ed Alviti che giocano più di 20 minuti, quanto i 27 di Datome dopo un paio di partite senza raggiungere nemmeno i 10 minuti di impiego.
Questa è una cosa fondamentale: lo scorso anno, per poter raggiungere i propri obiettivi, Milano è arrivata scarica e stanca all’appuntamento finale contro le V nere, servendo sul piatto d’argento lo sweep che tanto fece festeggiare gli emiliani ed infervorare i lombardi.
Soprattutto trovare le risorse da quelli considerati gli ultimi della rotazione. Alviti tra infortuni ed altro ha fatto fatica a trovare il suo spazio, complice anche delle prove poco consistenti in difesa. Ma l’attenzione si sposta sull’ex di turno.
Tommy Baldasso. Il playmaker torinese, arrivato a fine novembre per allungare le rotazioni dei nostrani dopo il caso Moraschini. 24 anni compiuti giusto il giorno prima del match, ha festeggiato il compleanno con un ampio minutaggio ed una conferma delle sue doti offensive e di una sua “mano dolce”. Da sistemare ancora il lato difensivo e dare più costanza e precisione. In pochi lo sanno, ma non è la prima esperienza milanese per l’esule ex Kigili ma anche ex Virtus Roma: nel 2015, partecipò in prestito dalla Moncalieri-San Mauro all‘Adidas Next Generation Tournament, l’Eurolega dei giovani, in parole povere.
Benedetto colui che (forse) ci salverà
Di contro i bolognesi, causa anche la lungodegenza di Matteo Fantinelli e la partenza appunto di Tommy per l’Olimpia Milano, servivano due esterni che potessero risollevare la sorte della Fortitudo Bologna. Il mercato potè solamente vagliare profili esteri. Gudmundsson poi non garantiva alcuna affidabilità in regia e la dirigenza opta per lo swap totale.
l’inserimento di Durham, poco prima della dipartita di Baldasso, ha ridato verve e ritmo all’attacco fortitudino, diventando ben presto il leader di questa squadra. Un mattoncino importante per conseguire l’obiettivo stagionale, sempre più complicato, della salvezza.
Obiettivo che si complica strada facendo. Ok, sicuro non è questa la partita da vincere, si veniva via da una pessima figura messa in campo amico contro Tortona, il bailamme costante in società. Non una situazione comoda per la squadra bolognese.
Ma su tutti chi dà segnali forti, chi grida “si può fareeee” è Branden Frazier.
Il newyorkese, prodotto della Fordham University, sfodera ogni domenica prestazioni più che positive. Coadiuvato da un Durham sempre più leader offensivo, il nativo di Brooklyn sta tenendo medie molto importanti. Al momento non utili alla causa, ma fidatevi, se i felsinei trovano la salvezza, un cero di grazia andrebbe acceso a lui.
Abisso biancoblu.
Mi immagino uno che per primo voglia guardare una partita di LBA, anche se non neofita: “ma, come è possibile che tra l’Olimpia Milano (prima) e la Fortitudo (ultima) ci sia tale gap di punti? Non son mica male i bolognesi!”. Invece il gap è molto profondo, e parte soprattutto dalla difesa: i padroni di casa han concesso in 30 minuti, solo 49 punti agli ospiti, che di contro ne han lasciati fare 57, chiudendo poi il match sul 74-64.
E mentre i biancorossi continuano a viaggiare ad altezze pari alla guglia della Madunina, L’aquila biancoblu non riesce nemmeno ad arrivare all’altezza della Garisenda, la torre più bassa e pendente della città del Balanzone. Anzi, il rischio di infossarsi e crollare è sempre più vicino.
Luciano Lucio Pizzi
@Lubos10