Non siamo arrivati nemmeno a due terzi della regular season di questa massacrante Eurolega e, dopo l’inopinata sconfitta contro Baskonia, per l’Olimpia lo spettro dell’ennesima non qualificazione per i playoff si fa sempre più concreto.
L’ ambiente e i tifosi iniziano a rimpiangere le numerose partite perse in volata che ad oggi fanno pendere la bilancia stagione sul negativo. Ma soprattutto rimpiangono l’infortunio a Nedovic che ha modificato per mesi l’idea originale estiva su come avrebbe dovuto giocare la squadra e inoltre ne ha modificato gerarchie e minutaggi, ed a lungo andare la squadra è andata in difficoltà.
Non per vantarmi ma chi scrive, quando il record recitava 6 vittorie e 2 sconfitte, ammoniva dei pericoli di lasciare intatta la squadra, sovra utilizzare in campionato taluni giocatori e soprattutto criticava la decisione di non intervenire sul mercato. Siamo ora convinti più che mai che con un sostituto di buon livello si sarebbero potute vincere quelle 3-4 partite in più che ora darebbero alla classifica un senso diverso.
Ma si sa che coi se e coi ma…Ad oggi siamo qui a commentare l’ennesima partita persa in maniera per certi versi assurda, come assurdo sarebbe non qualificarsi per i playoff con cotanto roster. Ma è quello che avverrà, probabilmente.
La partita contro Baskonia rappresenta in maniera pedissequa la stagione dei biancorossi: partenza un po’ fiacca ma da metà primo quarto fino all’intervallo l’Olimpia sprigiona 15 minuti di assoluto dominio offensivo trascinata dai tanti solisti in grado di mettere punti a tabellino fintanto che l’intensità della difesa avversaria rimane settata su regular season mode.
Nonostante questo i campioni d’Italia non concretizzano l’enorme mole di gioco espressa (si direbbe nel calcio), commettono errori difensivi e distrazioni che tengono in vita i baschi (e che pagheranno a caro prezzo nella ripresa), e vanno al riposo solo con 7 punti di vantaggio quando avrebbero potuto e dovuto essere almeno 12-13.
L’intervallo (e le correzioni di Perasovic) ha spento i bollori dell’attacco milanese e quando Baskonia ha girato la manopola dell’intensità difensiva in playoff mode la musica è cambiata radicalmente (49 punti nel primo tempo e 26 nel secondo, ed ho detto tutto).
Milano non è più riuscita a trovare punti da situazioni di 1 contro 1 (o 2, 3, 4 o 5 stante il ridotto ventaglio di soluzioni alternative al pick and roll e al piccolo palla in mano), ha sbagliato pure quei pochi tiri non contestati che la difesa basca ha concesso e per sovrammercato ha tirato i liberi con percentuali degne del campionato amatori Uisp.
Dalla panchina si è dato più spazio del solito a un ottimo capitan Cinciarini (che però ha sulla coscienza le due difese decisive su Huertas), ed a un Jerrells che era partito bene e che tutto sommato non ha demeritato non fosse stato per quell’orribile ed inusuale 1/5 ai liberi in momenti cruciali.
Meno spazio del solito invece per Brooks dato che il finale Pianigiani ha preferito giocarlo con Micov da 4; scelta opinabile a mio avviso non tanto per il cambio di ruolo quanto perché questo Vlado è lontano parente di quello di 2 mesi fa come ovvio che sia data età e minutaggio medio.
Se la palma del migliore va al grande ex Mike James, e non è una novità, la grande sorpresa sta nel constatare che per una volta il peggiore in campo è stato Gudaitis. In questa partita ha messo in mostra in una volta sola tutti i suoi limiti atletici e di esplosività quando si trova di fronte un centro intimidatore.
Contro Poirer ha sbagliato l’impossibile per la paura di venir stoppato, ed ha fatto girare l’inerzia della gara non convertendo punti facili derivanti dal lavoro della squadra. Speriamo faccia tesoro di questa partita e complimenti ai baschi per aver pescato nel sommerso questo centro francese che è prossimo all’esplosione definitiva, già ora comunque tra i top nel ruolo.
Male anche Bertans mai incisivo e falloso in difesa, malino Kuzminskas specie a rimbalzo mentre ingiudicabile Omic. Undici minuti in campo dato il Gudaitis di stasera sono decisamente pochi anche se non è il tipo di giocatore che riesce a dare una scossa emotiva o tecnica alla partita (per quel tipo di giocatore c’e’, anzi c’era, il mercato). Quel tap in sbagliato in solitudine però grida ancora vendetta.
Infine un giudizio sul gameplan: troppi canestri facili lasciati a Poirer sul pick and roll, bisognava battezzare molto di più Huertas da fuori anche a costo di prendere qualche tripla o qualche runner dei suoi, anzi bisognava lasciargli molto di più la palla in mano.
Invece il gioco è passato quasi tutto nelle mani di Vildoza che è di altro livello e che ha dimostrato di essere pronto per diventare a breve una stella in questa Eurolega.
Al solito niente difesa a zona, utile contro una squadra che ha un centro classico che non tira mai, in Marcelinho un non tiratore e in Shields uno in un periodo di crisi di fiducia (che rimpianto non averlo preso quest’estate, altro che non e’ da Eurolega…).
Scelta coerente con le idee tecniche ma che mostra la poca elasticità nella gestione del match; a questo livello sono mancanze che si pagano da parte di un coach al quale inizia a scottare la panchina e che ora deve pensare a vincere in Italia perché le F8 di Firenze sono dietro l’angolo.
Cristiano Garbin
@garbo75