Roma, 3 settembre 2010 – Ci siamo, diranno in molti, adesso arriva il bello!
Da domani nella terra della Mezzaluna, e più dettagliatamente nella capitale storica se non politica del paese e cioè ad Istanbul, vanno di scena gli ottavi di finale della FIBA World Cup 2010 che, finalmente, sta cominciando ad assumere significato tangibile ma, ancor più, peso specifico tecnico grazie al contesto del quale siamo stati testimoni.
Molti volti nuovi, belle speranze della palla a spicchi e molto spettacolo perchè si può realmente vedere in pochi giorni il gotha dell’Urbe Terracqueo a confronto ed in modo serrato, anche se con qualche immancabile e logica defezione (vedasi alla voce NBA, ndr) e poco importa se sfilano sul parquet giocatori non conosciuti o semi-sconosciuti, è un avvenimento che fa comunque onore alla celebrazione dello sport che amiamo appassionatamente.
Ed il campo, come al solito, non tradisce. “San Giovanni non fa inganni!”, recita un famoso proverbio milanese, e vediamo allora cosa abbiamo notato in questi Mondiali, quello che cioè che ci ha impressionato, nel bene e nel male, girone per girone fino ad oggi.
GRUPPO A
Doveva essere un testa-a-testa tra Serbia ed Argentina per la lotta al primato nel girone e così è stato con i sudamericani superati proprio ieri, nell’attesa sfida conclusiva. E se nei giorni precedenti aveva impressionato la solidità del team bianco-celeste sotto la guida del giovanissimo coach Sergio Hernandez, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004 come giocatore (giochi tristemente famosi per la Nazionale Azzurra), soprattutto per non aver perso il sangue freddo in quasi tutte le partite disputatesi vincendo quasi sempre al fotofinish, eccezion fatta per la gara contro Angola. La Serbia ha destato sensazione per come sia riuscita a resistere ad un primo tempo importante degli avversari, per poi colpire nel finale della gara, dimostrando che tutto sommato lo scivolone contro una giovanissima ma acerba Germania orfana di Mister Nowitzki nella seconda giornata era da considerarsi puramente episodica. Guidata in campo dal solito Milos Teodosic, che viaggia ad una buona media di 14 p.ti/gara ed è stato in questa fase il migliore dei suoi. La Serbia si sta cementando come un gruppo che è un mix micidiale tra giovani e meno giovani e dove il talento che trasuda da ogni giocatore viene messo sapientemente al servizio della squadra, come non applaudire coach Dusan Ivkovic ?
Ma l’Argentina, sconfitta ieri, si consola con un monumentale Luis Scola, statistiche alle mano il numero 1 nella classifica dei miglior realizzatori con una media-gara di ben 29 punti a partita, impressionante ma vero, e Carlos Delfino che viaggia a 17,4 p.ti/gara, sesto in graduatoria assoluta. E lo stesso Luis Scola prende quasi il 50% delle conclusioni offensive della squadra. Scegliete voi se giudicarlo un pregio o un difetto. Di solito però le squadre che hanno poche bocche da fuoco in campo non vanno molto lontano in queste manifestazioni.
Al terzo posto la solita Australia, che nelle competizioni a caratura internazionale non può mancare mai visto l’inesistente opposizione fisica all’interno del girone di qualificazione nel quale compete (guarda caso, le si oppone l’altra squadra oceanica, la Nuova Zelanda..). Ma è stata ad oggi un’Australia deludente, capace di tenere testa solo all’Argentina (74-72 per i sudamericani il finale), traballante al debutto contro una sorprendente Giordania e che si può consolare con il solito Patrick Mills, 14 p.ti/gara pure per lui, ma che non ha avuto il contributo che si poteva attendere da David Andersen.
Infine la vera sorpresa, l’Angola di Olimpio Cipriano, “centro” di 194 centimetri (così riporta il sito FIBA), che gioca nel Clube Desportivo Primeiro de Agosto, autentico mattatore nella vibrante e vincente sfida contro la Germania. Non più giovanissimo essendo un classe 1982, l’Angola ha fatto un terrificante esordio contro la Serbia (44-94), dopodicchè ha sofferto ma vinto conto la Cenerentola Giordania di Zaid Abbaas (15,2 p.ti/gara), e superata la favorita Germania al supplementare denotando una grinta fuori dall’ordinario.
Facile indicare la Germania come la delusione autentica del girone, soprattutto incredibile in negativo la prestazione di Demond Greene proprio nella sfida decisiva contro gli angolani, 1 punto soltanto frutto di un miserabile 1/2 dalla lunetta ma, si è detto, un Nowitzki non lo si regala così a cuor leggero. In evidenza il solo Jagla (13,8 p.ti/gara). Ma la squadra è giovane e qualche interessante prospetto c’è, come ad esempio Heiko Schaffartzik.
GRUPPO B
Le curiosità per questo Gruppo erano le solite curiosità del raggruppamento in cui viene inserito la Squadra Flagello di Dio, al comando di coach K., al secolo lo squadrone americano o, se preferite, il semi-meglio dell’NBA. E sul primo posto non c’è stato, come era anche facilmente prevedibile, quasi competizione se non fosse stato per il Brasile di Magnano che ci ha provato davvero a fare lo scherzetto agli Alieni in maglia blu, Brasile che poi si è quasi liquefatto come neve al sole al cospetto della giovane banda slovena finendo mestamente al terzo posto nel raggruppamento.
Cosa dire del Team U.S.A. ? Soliti conosciuti pregi, e cioè talento offensivo incalcolabile per qualità e quantità e mezzi atletici impressionanti, ma anche i soliti conosciutissimi difetti, tradotto in gergo cestistico poca voglia di piegare le gambe in difesa e scarsa considerazione dell’avversario. Del Team U.S.A. in evidenza Kevin Durant, 17,8 p.ti/gara che brilla con un ottimo 50% dalla linea FIBA dei 3 punti. Adesso verrà il bello, ovviamente dopo l’Angola negli ottavi.
Al secondo posto la sorpredente giovanissima Slovenia che ha giocato un girone fantastico, a giudicare dalle assenze ad esempio dei fratelli Lorbek e di Smodis, dove Memi Becirovic ha fatto un ottimo cut and paste tra solidi e conosciuti prospetti e giovani “draghic”. Scherzi a parte, proprio Goran Dragic (13 p.ti/gara), militante nei Phoenix Suns, è stato capace di “oscurare” le stelle di Bostjan Nachbar (12,6 p.ti/gara), e Jaka Lakovic (9,8 p.ti/gara) ma senza però far perdere alla squadra coesione e decisione. Dopo la facile vittoria contro la Tunisia ed i 22 punti di scarto rimediati dal Team U.S.A., la decisiva e bella vittoria in rimonta contro i cugini croati ed il bis contro i verde-oro brasiliani, a conferma che il vivaio presente aldilà dei balcani è fervido e rigoglioso. Si è anche rivisto un Primoz Brezec (7,6 p.ti/gara), in grande spolvero, con l’ex centro della Virtus Roma decisamente più mobile e reattivo sulle gambe. Bene anche Casper Vidmar (8,8 p.ti/gara).
Al terzo posto il Brasile che doveva essere la vera antagonista allo spauracchio stelle&striscie e così è stato nella sfida frontale contro di loro come menzionato prima, salvo poi perdersi in malo modo contro la Slovenia e perdere, nonostante una rimonta dal -16 al -2. Ma se si vorrà battere negli ottavi la rivale di sempre, l’Argentina, ci vorrà ben altro. Certo, una gara può girare male ma se non vinci contro una giovane Slovenia quando hai giocatori del calibro di Huertas in regia (10 assist in quella gara), Splitter come pivot (13,4 p.ti/gara), e Leandro Barbosa (15,4 p.ti/gara), e Marcelinho Machado (13,2 p.ti/gara), come braccia armate…Beh, più di qualche dubbio sorge spontaneo.
Al quarto posto un’altra delusa, una deludente Croazia in evidente declino tecnico. Non basta un buon Marko Popovic (12,8 p.ti/gara), e Bogdan Bogdanovic (12,2 p.ti/gara), a tappare le falle di una squadra dove il talento c’è eccome, basti pensare anche all’astro nascente Ante Tomic (9 p.ti/gara), ma che sembra orfana di una degna guida tecnica dopo l’addio di Jasmin Repesa. Dovranno dare il meglio di loro i croati nell’infuocato derby contro la Serbia negli ottavi anche se, ovviamente, non partono da favoriti.
Da segnalare infine le ottime performances dell’iraniano Hamed Haddadi, che ha viaggiato a ben 20 p.ti/gara destando anche una bella impressione in termini di personalità ed atletismo.
GRUPPO C
Un girone che non ha deluso le aspettative. Lo spettacolo e la tensione agonistica mista all’emotività c’è stata, vedasi ad esempio a riguardo Turchia – Porto Rico, e del resto con in campo gli attesissimi padroni di casa, che non hanno alcuna intenzione di fare bella figura come soli ospiti della manifestazione, c’era da prevedere entusiasmo e battaglia, quella vera. Ma che potesse essere la Russia la seconda damigella al cospetto della super-favorita Turchia pochi potevano prevederlo, semi-flop ellenico quindi perchè la squadra allenata da David Blatt, soprattutto nel teso scontro contro i turchi, ha mostrato carenti limiti in cabina di regia dove l’assenza di J.R. Holden si è fatta sentire e non poco.
Squadra vera però, Sasha Kaun insospettato leader offensivo (12,4 p.ti/gara), i giovani come Timofey Mizgov (11,8 p.ti/gara), e Sergey Monya (11,6 p.ti/gara), a strappare rimbalzi e falli sotto canestro, e molto atletismo al servizio dei tanti centimetri che madre natura regala da sempre ai figli dello Zar. Era facile perdere la bussola dopo la sconfitta contro la Turchia, invece il gruppo ha saputo superare l’insidioso ostacolo Costa D’Avorio non con qualche affanno per poi sprintare, sgomitando, contro Cina e Grecia: bel lavoro !
Ma i titoli a nove colonne sono tutti per la Turchia che è stata presa per mano letteralmente da Ersan Ilyasova (16,5 p.ti/gara ma anche tantissimi rimbalzi, decisivi ad esempio i 13 nella delicatissima sfida contro Porto Rico), autentico trascinatore e leader in campo a dispetto dei tanti che si aspettavano una poderosa leadership da parte dell’idolo di casa Heido Turkoglu (9,8 p.ti/gara). Una Turchia molto compatta, squadra, mai in difficoltà eccezion fatta per la partita già citata contro Porto Rico, malamente uscita dal tabellone dagli ottavi per mano della Cina di Yi Jianlian (22,5 p.ti/gara), e che contro l’antica rivale greca di sempre ha sfoderato un’insospettata freddezza e lucidità.
Già, la Grecia. Che molti in madrepatria avessero storto un pò il naso all’indomani della nomina di coach Jonas Kazlauskas alla guida della nazionale più seguita d’Europa non era segreto a nessuno, cosa si dirà adesso che si è relegati fin da subito alla improba sfida contro la nemica storica, quella Spagna che quando vede le maglie elleniche dimentica sempre, di colpo, dolori ed affanni castigandola inesorabilmente? Vassilis Spanoulis il solo a regalare certezze con 14 p.ti/gara, bene anche Ioannis Bouroussis e Sofokolis Schortsanitis (rispettivamente 12,4 p.ti/gara e 11,7 p.ti/gara), in leggera ripresa Sua Maesta Diamantidis, ma hanno colpito le amnesie offensive nei momenti topici e la scarsa reattività difensiva, un tempo marchio di fabbrica della Grecia.
A chiudere la sempiterna squadra del futuro, la Cina, che però deve sentitamente ringraziare la Costa D’Avorio che, battendo una sorprendente in negativo Porto Rico, ha consentito di qualificarsi al quarto posto nel girone in virtù del gioco degli scarti: +8 per Porto Rico, +9 a favore dei cinesi.
Beffati, appunto, i centro-americani che contro la Turchia forse han dato il meglio del loro repertorio ammainando bandiera però desolatamente. In evidenza il duo Josè Barea (16,8 p.ti/gara), ed Angel Vassallo (15,2 p.ti/gara), ed il totem Peter Ramos (9,6 p.ti/gara), sempre poco squadra, molto talento ed allegria difensiva in eccesso.
GRUPPO D
Lituania in cima, imbattuta. Eh sì, alla faccia di chi non ci avrebbe scommesso un solo centesimo sui baltici, impegnando tutti i sudati risparmi su Spagna e Francia. La vera sorpresa di questi mondiali al momento, una squadra che è riuscita a fare a meno dei gemelli Lavrinovic e che si candida come vera, autentica outsider con un sontuoso Linas Kleiza (17,4 p.ti/gara), che in più di una circostanza si è letteralmente fatto carico delle soluzioni offensive decisive, riuscendo spesso a portare a casa pentolone e ricco premio finale. Assieme a lui un convincente, tonico e prorompente Jonas Maciulis per la gioia dei tifosi dell’Olimpia Milano (11,4 p.ti/gara), ormai calato nel ruolo di ala titolare. E non dimentichiamo Mantas Kalnietis (8,2 p.ti/gara), ma faremmo comunque un torto se non sottolineassimo tutto il roster della nazionale verde, da Pocius, decisivo contro la Francia, a Jankunas per esempio, ben assemblato da coach Kestutis Kemzura che sta lavorando anche in proiezione per i prossimi campionati europei.
Alle spalle della Lituania gli stra-favoriti della Spagna Campione del Mondo in carica. Alzi la mano chi avrebbe previsto due sconfitte nel girone per i ragazzi di Scariolo che, è vero debbano fare a meno di un certo Pau Gasol e di Calderon, ma che non possono giustificare con la loro doppia assenza alcune prestazioni sciatte, soprattutto in riferimento allo splendore tecnico che sono in grado di regalare gente come Ricky Rubio (a nostro avviso sempre troppo alla ricerca del colpo ad effetto invece che dedicarsi a far giocare la squadra), o Rudy Fernandez (12,4 p.ti/gara), solo per citarne i primi che vengono in mente. Protagonista di questo scorcio di Mondiale il fratello di Pau, Marc Gasol che viaggia a 15,4 p.ti/gara mentre Sua Maestà Juan Carlos Navarro segue leggermente dietro con i suoi 14,5 p.ti/gara. In ombra Sergio Llull ma tutta la squadra, soprattutto contro la Lituania, ha lasciato negli occhi degli osservatori l’dea che si potrebbe, molto di più.
Al terzo posto, con merito ed inaspettatamente, la Nuova Zelanda di Kirk Boom Boom Penney, secondo marcatore assoluto del torneo ad oggi dietro Luis Scola, con il suo impressionante 25,4 p.ti/gara. Anche lui gioca in madrepatria nei NZ Breakers e che il ragazzo fosse un giocatore speciale lo si poteva notare dopo la prima giornata, 9/11 da 2 e 37 punti totali contro la Lituania per un onorevole passivo di soli 13 punti per gli All Blacks. Non è un ragazzino (classe 1980), ma il suo apporto contro la stordita Francia, fondamentale per il terzo posto, è stata tutta sostanza e concretezza. Benissimo anche Thomas Abercrombie 12,6 p.ti/gara, guardia di 23 anni, compagno di squadra di Penney. Sono stati essenzialmenet loro a due a battere i transalpini nella partita chiave dell’ultima gionata ma agli ottavi sarà difficile superare la Russia.
Infine, al quarto posto, con la coda in mezzo alle gambe, la Francia. Non si può continuare a nascondere l’evidenza, il team francese è da tempo la Bella Addormentata nel bosco nel panorama mondiale. Uno spettacolo quando aggredisce, attacca con decisione e forza grazia alla potenza dei suoi straordinari atleti (Mickael Gelabale e Nicolas Batum, entrambi a 12,8 p.ti/gara ed il neo virtussino Alì Traorè), ma sono dolori quando gli si chiede la continuità della prestazione, un pò anche il male atavico dei tanti, frizzanti club che promettono sempre molto in Europa ma che poi non mantengono le premesse. Inspiegabille il crollo subito durante il secondo e terzo nella delicata gara contro la Lituania, proseguita in stile encefalogramma piatto contro la Nuova Zelanda. Un peccato perchè la Francia sforna anche interessanti talenti come Albicy ma poi, puntualmente, crolla.
Domani, Sabato 4 settembre, si comincia con i fuochi d’artificio: alle ore 18 Serbia-Croazia e, a seguire, Spagna-Grecia, la ripetizione cioè della finale di 4 anni a Saitama in Giappone. Preparate le tonnellate di popcorn e gustatevi lo spettacolo, questa volta ringraziando Mamma RAI che ha deciso di trasmettere ogni dì almeno due gare in dirette, insomma il canone adesso inizia ad avere un senso. Il programma proseguirà domenica 5, sempre con gli stessi orari, con Slovenia-Australia e Turchia-Francia, e se dobbiamo essere sinceri, di quei pazzoidi dei francesi se fossimo in Boscia Tanjievic non ci fideremmo molto. Lunedì 6 scendono in campo USA-Angola e Russia-Nuova Zelanda mentre si chiuderà Martedì 7 settembre con Lituania-Cina ed il derby sudamericano, da non perdere.
Noi ci pronunciamo, non curanti delle potenziali critiche e diciamo ai quarti rispettivamente (in ordine di partita): Serbia, Spagna, Australia, Turchia, USA, Russia, Lituania ed Argentina.
Buon spettacolo !!
Fabrizio Noto/FRED
@Fabernoto