Eh, già, perché, dopo tre edizioni di #insideout, siamo intanto volati fino a quel punto della stagione in cui tutte le squadre sono in cima alla collina e vedono, gettando lo sguardo oltre la vetta, la ripida discesa della seconda metà del calendario. Inoltre, è iniziato il nuovo anno solare e si avvicina l’apertura ufficiale della stagione di caccia, che chiuderà i battenti alle 21:00 del 7 febbraio prossimo (la mitica deadline). È, dunque, il momento dei primi bilanci e delle decisioni da prendere.
Andiamo, pertanto, rapidamente a dare un’occhiata a ciò che sta succedendo nelle due Conference perché, finalmente, qualcosa inizia a definirsi, anche se molto, moltissimo, è in continuo divenire.
Diciamo, intanto, che questa può essere ricordata, finora, come una delle stagioni più emozionanti ed equilibrate dell’ultimo lustro. Scagli la prima pietra chi ha il coraggio di avocare a sé una previsione azzeccata su:
- Milwaukee prima assoluta della Lega, con il New Deal inaugurato da coach Budenholzer (nostro candidato a COY, poi non dite che non ve lo avevamo detto, né che qualcuno lo abbia fatto prima di noi…). Una squadra non solo vincente, ma anche logica, razionale, bella a vedersi. Con il nostro vecchio pallino, Brook Lopez, risorto dalle proprie ceneri come l’araba fenice e un GA34 (lasciate che sintetizziamo un attimo il suo cognome, giuro: ormai ho imparato a memoria quella fenomenale sequela di consonanti, apparentemente senza senso, tale e quale alle sue doti fisiche e tecniche) in formato MVP;
- Toronto a ruota (ed anzi in rampa di lancio per operare di nuovo il sorpasso, dopo la vittoria in casa Bucks) dopo aver licenziato il COY dello scorso anno, affidato la squadra a un rookie coach e scommesso tutto su Kahwi Leonard, non certo la star caratterialmente più facile da gestire;
- Nuggets primi ad Ovest! Scusate: e la fenomenale supersquadra contro la cui scarsa sportività tuonava il mondo intero l’estate scorsa, come fosse il bambino dispettoso che si reputa più uguale degli altri perché ha portato lui il pallone? Ha già 14 sconfitte in carniere, roba da non credersi… C’è tempo, signori, c’è tempo, e DMC ancora non vede il parquet. Ma la sorpresa resta;
- 76ers e Celtics, da molti indicate come legittime capofila della Eastern, arrancare tra quarta e quinta piazza, specie dopo il rientro di Irving e il ritorno ad un livello decente di Hayward, in Massachusetts, e l’arrivo di Jimmy Butler (recentemente scontratosi a muso duro con coach Brett Brown) nella città dell’amore fraterno;
- dopo il nostro numero precedente, le squadre più in palla Nuggets, Spurs e Rockets a Ovest, Bucks, Pacers, Heat e Nets a Est…. Fermi, fermi: scusate: Miami e Brooklyn?!? In Florida senza Dragic, inventandosi Winslow PG e sulla sponda bianconera di New York senza Levert, Crabbe, Hollis-Jefferson, con un quintetto di scappati di casa e due ventenni tra i titolari, più Russell?
È la magia del gioco, signori! Chi meglio fa girare la palla, chi prima e più ha trovato quadratura del cerchio, chimica, gerarchie, sistema in grado di far rendere al meglio le proprie pedine; chi ha saputo costruire la squadra in modo più razionale e, soprattutto, chi ha saputo meglio far fronte agli infortuni che stanno tartassando la Lega…quello primeggia, in attesa di entrare nel mese che precede la deadline e la pausa dell’ASG di Charlotte. Il momento di svolta, vorremmo dire nevralgico, della regular season.
Esempio: i Lakers hanno momentaneamente perso per strada Rondo e LBJ: senza quest’ultimo sono 2-5 e, dopo aver scalato vertiginosamente le classifiche e minacciato le prime della classe nel selvaggio West, ora arrancano ai margini della zona play-off; Houston, al contrario, pur avendo perso già da un po’ un calibro da 90 come Chris Paul (ed essere corsa ai ripari firmando Austin Rivers, sottovalutato journey-man), hanno fatto quadrato intorno ad Harden, MVP del mese per distacco e stanno, ormai, volando (8-2 nelle ultime 10 e addirittura quinto posto)!
E, mentre ad Est il lotto delle squadre in corsa per i playoff sembra destinato a perdere una concorrente (posto che lo sia mai stata), Washinghton, il cui leader John Wall si ferma per un intervento chirurgico al tallone che lo terrà lontano dalle arene per qualche mese (sarà l’occasione per fare una scelta definitiva, tirandosi fuori dal limbo e puntando dritti al rebuilding?), a Occidente si è in piena fase di assestamento, con Mavs, Kings e Grizzlies in flessione (qualcuno direbbe fisiologica) dopo aver stupito tutti in partenza e con gli Spurs che tornano prepotentemente nel lato che conta della classifica e si tolgono anche dalla scarpa il sassolino che li tormentava dalla scorsa estate, vendicandosi dei Raptors e dell’uomo del “poteva-essere-e-non-è-stato”, Kawhi Leonard, in una delle sfide più sentite ed attese finora disputate. Ora il novero delle prime otto acquista un aspetto più maturo e definito. Al di là dei piazzamenti, sarà quello definitivo? Difficile dirlo, benché facile pensarlo: Memphis, ad esempio, non sembra intenzionata a mollare la presa e, nonostante la striscia aperta, al momento, di 6 sconfitte, rilancia ancora, portando a casa, con una interessante trade con i Bulls (squadra disposta a vendere, se ce n’è una) Justin Holiday. Tuttavia emergono crepe nello spogliatoio, dopo il violento alterco tra Casspi e Temple. E, dal canto suo, storicamente Sacramento è terra di instabilità e scarsa lungimiranza…auguriamoci che non sia così, per una stagione in cui finalmente la squadra ha mostrato un senso e bellissime individualità tra i giovani.
È l’ora della presunzione. Saremo noi di #insideout a scagliare quella famosa prima pietra, visto che sui Nuggets abbiamo scommesso fin dal principio, sulla rimonta di Houston e San Antonio ben prima che iniziasse a prendere forma e sui Nets…beh, vi rimandiamo, come sempre, alla nostra rubrica dedicata #stillawake.
Ma, soprattutto…point center! La pietra più grossa, però, la scagliamo sul fronte tecnico: avevamo giusto fatto in tempo a segnalare la nostra osservazione sulla rilevanza di questa figura a metà tra mitologia e fantascienza, che ecco, nell’arco di poche ore, Jusuf Nurkic mettere insieme una prova storica contro i Kings, una settimana fa: 24+23, conditi da 7 assist, 5 recuperi e 5 stoppate. Mai nessuno nell’epopea NBA era riuscito a fare tanto. E se credete che sia un evento irripetibile, unico, date un’occhiata alle statistiche stagionali di quello che è il prototipo di questo ruolo moderno: Nikola Jokic viaggia comodamente su una media di 18+10+7 (arrotondiamo per difetto) e si comincia a parlare di lui come candidato MVP… Improbabile, vista la concorrenza, ma visto anche il pregiudizio sostanziale verso i centri (da quand’è che un pivot non riceve attenzioni di questo genere?), ma immaginate se i Nuggets dovessero restare in vetta fino alla fine… e immaginate quante soluzioni offensive inintelligibili per qualsiasi difesa, di fronte ad un giocatore di quella stazza, di quella statura, capace di fare qualunque cosa da qualunque posizione una volta ricevuta la palla, o anche solo minacciando di riceverla…
Dedicheremo all’argomento uno speciale a parte, ma questo è il futuro del basket e il futuro, date retta, è molto più prossimo di quanto immaginiate…
The night squads: Thunder & Pacers. Non dimentichiamo la nostra mission, che resta quella di suggerirvi cosa valga la pena di guardare rubando due ore e mezza al meritato riposo notturno. Si tratta di due tra le più inspiegabilmente sottostimate contender del panorama a stelle e strisce, una per Conference.
Gli Oklahoma City Thunder hanno faticato, in avvio di stagione, a trovare il bandolo della matassa, ma sono, poi, esplosi nonostante la perdurante assenza di un giocatore fondamentale, per gli equilibri della squadra e la sua fase difensiva (indispensabile, alle spalle di un giocatore con RW!), come Andre Robertson. E lo hanno fatto si, grazie ai dividendi fatturati dall’esplosività di Westbrook e alla classe di Paul George, ma anche e soprattutto a partire dalla fase difensiva, grazie al prezioso contributo dei gregari ed alla capacità di correre in contropiede, irrefrenabili. Dopo aver toccato la seconda posizione nella Conference, ricordando a tutti che, per la corsa alle Finals, ci sono anche loro, ora la flessione. Noi, però, scommettiamo ancora su di loro: maggiore profondità e difesa sono proprio i presupposti per far bene in post-season. L’altro, pressoché indispensabile per fare strada, è quello di avere dei campioni in grado di risolverla, ma su questo fronte i Thunder sono ben coperti da tempo, direi…occhio!
Gli Indiana Pacers sono lì dove meritano, immediatamente a ridosso di Bucks e Raptors, con un record, al momento, migliore di quello dei Warriors. È il frutto di una squadra forte in ogni reparto, equilibrata, bilanciata, intensa, bella da vedere. Che aggiungere? Come difesa di squadra, a nostro modesto parere, sono i migliori della Eastern, al punto che sono riusciti ad integrare negli ingranaggi difensivi persino un giocatore da sempre recalcitrante al di qua della metà campo, come Bojan Bogdanovic! Sono zeppi di veterani e di astri nascenti: Oladipo è, ormai, un difference-maker a tutti gli effetti, Sabonis (e la sua staffetta con Turner) uno che avremmo indicato già dallo scorso anno degno di un ASG e, nella stagione in corso, tra i più seri candidati al premio di MIP o di 6th man of the year. Forse non basterà per arrivare fino in fondo (ma teniamoci il beneficio del dubbio), ma basta e avanza per dar loro uno sguardo e anche qualcosa di più, nelle notti insonni vostre e di #insideout. Provare per credere!
Noi ci stiamo divertendo parecchio, perfino più degli anni passati ma, se ancora vi sembra poco, aspettateci e provate a dare un’occhiata al nostro prossimo numero: sarà il preludio ai giorni caldi della vigilia di deadline e ASG. Quelli in cui, forse, si decideranno le sorti della stagione.
Stay tuned!