Un record che non ha molto da dire se non quello di esaltare il lavoro e la dedizione di Giulia Arturi: ben 16 anni con una maglia, quella del Geas Sesto San Giovanni, senza considerare le 2 stagioni passate nelle giovanili. Un record che ha dello straordinario, per consolidarlo arriva la conferma della prossima stagione, quella dello storico ritorno in A1, nella quale appunto Giulia Arturi vestirà ancora rossonero.
Ma a ben vedere, per Giulia forse non è così inusuale questo suo record di fedeltà, essendo sua madre, la leggendaria Rosi Bozzolo, protagonista del grande Geas degli anni ’70. Un legame forte con la squadra ed il territorio, quasi indissolubile per madre e figlia attraverso una vita (18 anni complessivi dunque per Giulia), fatto di centinaia di partite con tante vittorie ma anche con tante sconfitte, di assist, rimbalzi e tiri entrati e non entrati.
Le parole di coach Cinzia Zanotti lo sottolineano, in pieno:
“Giulia è la nostra capitana, la più esperta tra le nostre giocatrici italiane. Sono molto felice che lei possa riconfrontarsi con la serie A1: era il suo sogno. È la figura-simbolo del Geas, in un ruolo fondamentale per la squadra: la sua maturità, acquisita anche in diverse stagioni di assenza dalla massima serie, sarà per noi un punto fermo. Speriamo di riuscire a compiere assieme un buon campionato”.
Eppoi, ovviamente, parola alla protagonista, a Giulia Arturi:
Quarta promozione con il Geas negli ultimi dieci anni, di cui tre dalla A2 alla A1: che differenze fra di loro?
Dalla prima è nato tutto. Era il 2008. In due settimane siamo passato dalla tragedia della perdita improvvisa del nostro presidente, Natalino Carzaniga, all’esplosione di entusiasmo inatteso. La ricordo con gioia e dolore insieme. Lui e Roberto Belotti, mio allenatore alle giovanili prematuramente scomparso, li ho sempre portati con me. Poi tanti anni di buona A1. La risalita dall’A3 è stata speciale: io e una banda di teenager siamo ripartite dal gradino più basso fino a festeggiare la serie A1, con le nostre sole forze. L’ultima di poche settimane fa arriva dopo il fallimento della stagione precedente ed è caratterizzata dalla nostra la volontà di riprovarci nonostante tutto. Ho imparato tanto da tutti i salti in alto.
Sarà la tua sesta stagione in A1: puoi fare un bilancio?
Per me si è trattato di una conquista graduale, con tantissimo divertimento, numerosi sacrifici. Ora la gioia di avere un’altra occasione. Non vedo l’ora di ripartire!
Per te il Geas è da intendersi come una seconda famiglia: nel tuo caso è una pura realtà, non certo un luogo comune. Che senso dai al record assoluto di sedici stagioni consecutive in prima squadra? Non hai mai pensato di cercare nuovi stimoli?
Le circostanze della vita mi hanno portato ad avere quella che penso essere una grande fortuna: poter giocare tanti anni con la stessa maglia. Questa è diventata negli anni casa mia. In certo senso lo era da prima che nascessi. Il Geas è un club unico, per storia, tradizione e ambiente: chi ci arriva ne rimane sempre catturato. Non ci si stanca mai di cantare insieme le canzoni degli 883: ogni volta sono diverse perché accompagnano una nuova serata, persone diverse, un’altra nuova gita. Così ogni stagione, quando rimetto piede in Falck, mi trovo davanti a sfide inedite, un altro campionato, gente da conoscere. Solo Carletto è rimasto sempre lo stesso (risata, ndr). Qua non ci si annoia mai.
Che tipo di campionato ti aspetti?
Difficile. Abbiamo l’esperienza negativa della retrocessione di due anni fa: alla fine una grande delusione dopo un campionato combattuto ma sempre in salita. Ora ripartiamo con l’obiettivo di essere in A1 per restarci. Vorrei festeggiare una salvezza quest’anno!
In collaborazione con Ufficio Stampa GEAS Basket