Il racconto dopo Reggio Emilia-Scafati.
Intanto il nostro incontro più atteso, Alessandro Gentile. Solchiamo via Guasco in bicicletta, a partita finita, incrociamo anche il sindaco Luca Vecchi, con il figlio. Parcheggio il velocipede guardingo, il capo ultrà non mi nota, va a recuperare gli striscioni.
Vado all’uscita di Scafati e lì racconto il figlio di Nando, pochi minuti ma di qualità. Sono dall’11° di questa diretta, sulla depressione che tanto mi aveva colpito. “Arrivò con il covid, ero rimasto da solo. Adesso va meglio, anche grazie alla nascita di mio figlio. Non si è mai definitivamente sconfitta, certo essere in una squadra aiuta. Tantopiù l’attività fisica”.
E poi la nazionale e l’Nba mancata.
Qui un video di alleggerimento, in fondo al palaBigi. L’immagine di cattiva qualità è colpa del segnale.
Questo è un altro racconto intenso, la storia della tifoseria di Scafati, con un unico gruppo ultras, Gli inafferrabili Scafati 2005. Erano rimasti in 5 e uno preferiva non inquadrassimo gli altri. La prima Europa resta lontana, per il quintetto salernitano. Avremmo voluto interrogare Pino Sacripanti, il pullman era effettivamente in partenza, prestato dalla Reggiana.
Un’altra piccola acrobazia a canestro riguarda il preparatore atletico di Reggio Emilia, Sandro Bencardino, che arriva dal calcio e ha conosciuto i più grandi della sua disciplina.
E poi all’uscita, aspettando Attilio Caja, invitato da Claudio Coldebella. Adesso che è sotto contratto con la Fortitudo Bologna non riusciamo più a raccontarlo senza preavviso, ci riproveremo.
E poi, al rientro verso casa, prima di assemblare un articolo per il Gazzettino, del nordest, di calcio, lo stop per raccontare il basket dei due gemelli, con i genitori presenti, senza inquadrarli. Hanno 10 anni e raccontiamo il rapporto con gli allenatori e gli arbitri, con gli insegnanti e dei genitori con gli stessi.
Solo un cenno non narrativo. Reggio Emilia ha una squadra da potenziale semifinale, Scafati non ha sfigurato.