Era la gara della maturità quella dell’Italia con la Serbia ai Mondiali di Cina, 77 a 92 per loro, e dal punto di vista del risultato l’abbiamo persa finendo secondi nel girone D. Ma la valutazione complessiva sulla nostra squadra è decisamente migliore del punteggio perchè per 25 minuti siamo stati lì a giocarcela.
Diciamo subito, così evitiamo la cronaca della gara che in certe occasioni è solo un elenco di canestro di quale e canestro di là, che l’Italia è assolutamente affidabile nei primi cinque – Hackett, Belinelli,Datome, Gallinari,Biligha – più Brooks e per certe occasioni Abass. Il resto della panchina è poca cosa perchè se naturalmente sono stati tutti utili a segnare 100 punti di media con Filippine ed Angola appena l’asticella si è alzata (come si dice oggi) i limiti insuperabili di alcuni giocatori sono emersi in modo clamoroso. Ed hanno costretto coach Meo Sacchetti – non scevro da responsabilità come qualunque allenatore del mondo sia chiaro – ad alchimie tattiche ed a quintetti improponibili pur di dare un pò di fiato ai primi cinque.
Se Vitali appena entrato in campo nel II° quarto commette un antispostivo che lancia il primo allungo serbo,19 a 24 poi rintuzzato alla sirena di metà gara sul 23 a 26; se Gentile segna 11 punti di 6 dalla lunetta nel secondo quarto, tre all’inizio del terzo e due a metà del quarto e per il resto della partita sparisce anche perchè costretto a fare il playmaker dato Sacchetti non si fida di Vitali e Filloy è un problema. Se in una gara importante Tessitori e Della Valle e Vitali mettono insieme nemmeno 10 minuti insieme in campo vuol dire che la rotazione è già scesa a 8 visto che Filloy non ha giocato. Se consideriamo poi che Datome è sì stato in campo 27 minuti ma non è ancora chiaramente in condizione di giocare quei minuti al suo livello solito (5 punti,1/6 dal campo, 4 rimbalzi, 3 assist) ecco che il potenziale della Nazionale è notevolmente ridotto e la fatica di giocare con la Serbia è stata straordinaria.
Allora perché ce la siamo giocata per 25 minuti? Perché Belinelli ed Hackett all’inizio hanno fatto pentole e coperchi insieme a Gallinari che li ha fatti però per tutta la partita giocando forse una delle sue partite più belle e concrete con la maglia azzurra. Il tabellino dice 26 per Gallinari, 15 per Belinelli 13 per Hackett cioè 54 punti sui 77 della squadra e cioè che gli altri 8 hanno prodotto 33 punti, troppo poco per sperare di battere la Serbia.
Eppure c’è stato un momento nel quale siamo arrivati a meno 2, a metà del terzo quarto con le terza tripla consecutiva del Gallo che ci ha portato sul 53 a 55 dal 42 a 50 di inizio periodo (tutti i punti sono stati di Gallinari). Qui i serbi hanno giocato d’astuzia visto che non riuscivano più a far canestro ed hanno tratto in inganno noi e gli arbitri rimediando 12 tiri liberi che uniti ad una penetrazione centrale troppo facile di Micic ed un canestro di Bjelica hanno segnato la fine del quarto sul 57 a 70. Già perché noi dal quel 53 al quale ci aveva portato il Gallo, abbiamo saputo segnare solo 4 punti: due liberi di Hackett ed un libero a testa di Datome e Gallinari. Poca roba, troppo poca.
Tanto che appena Sacchetti ha rimesso in campo Belinelli – dimenticato per 4’30” in panchina nel terzo quarto? – abbiamo rivisto lo svantaggio sotto la doppia cifra con due liberi di Gallinari ed una tripla proprio di Belinelli, 62 a 70. Ma allora i serbi hanno spinto di nuovo sull’acceleratore con Bogdanovic – Mister Automatic, Raduljica che ha guadagnato e lucrato liberi a non finire (12 su 13 alla fine), Bjelica, Lucic e via così. Mentre noi abbiamo fatto quel che potevamo finendo anche sotto di 23. Troppo più veloce la circolazione di palla serba che ha spesso trovato tiri comodi e liberi per i suoi, troppo lenta la nostra che ha costretto Belinelli e Gallinari ad inventare canestri bellissimi ma difficili.
Insomma una partita non malissimo che lascerebbe ancora aperta qualche speranza se il prossimo avversario non si chiamasse Spagna. Che non è forte come la Serbia ma pur sempre di quel livello lì. Si gioca venerdì 6 settembre.
Eduardo Lubrano