Brescia, 30 settembre 2018 – Sono passati 100 giorni mal contati dalla festa scudetto sul parquet di Trento e l’Olimpia ricomincia da dove aveva finito: palco, premiazioni, sorrisi, champagne e Supercoppa alzata dal capitano Andrea Cinciarini.
Certo, è stata una vittoria ben diversa per importanza e anche per il modo con cui è stata ottenuta ma quando la bacheca si riempie è sempre giusto festeggiare, specie considerando che vincere per la terza volta in fila la Supercoppa italiana non è affatto impresa facile.
Oltre al valore intrinseco di questa Supercoppa e alla spinta sul morale e sulla convinzione del gruppo milanese in vista della stagione alle porte ed in special modo della campagna europea, direi che il weekend bresciano è servito alla truppa di Simone Pianigiani per mandare un messaggio chiaro ed inequivocabile alle avversarie italiche del tipo: siamo i più forti e le possibilità di perdere trofei nazionali si avvicina allo zero.
Vero è che non è certo il primo anno in cui questo accade, spesso abbiamo assistito a domini virtuali estivi salvo poi registrare la classica crisi in autunno con polemiche, panchina a rischio ed invocazioni al mercato. Quest’anno però mi pare molto diversa la solfa: gruppo che si conosce bene, nuovi innesti esperti e che conoscono il campionato, staff tecnico al secondo anno oltre ad avere un budget monstre per le nostre lande e un organizzazione di primo livello.
Semifinale e finale di Supercoppa hanno avuto un minimo comun denominatore: la partenza lenta dell’Olimpia nel primo quarto con il quintetto base piuttosto svagato in difesa, senza la necessaria tigna. Nel secondo quarto un buon contributo dalla panchina che permette di allungare di qualche punto (10 all’intervallo con Torino ma solo grazie al 2/10 dalla lunetta della Fiat), e poi terzo quarto dove il quintetto appena tornato dagli spogliatoi piazza un ulteriore break che spezza la partita in due. Non so se è casualità o meno, certo è che l’Olimpia in questa Supercoppa ha fatto come i serpenti che ti prendono e ti asfissiano con la loro morsa.
Parlando dei singoli direi che la struttura di squadra è ben definita: James e Nedovic sono i leader tecnici, la palla staziona spesso e volentieri nelle loro mani ma per il futuro si deve evitare soprattutto con l’ex Suns di fermare la circolazione e tentare l’uno contro tutti: anche se a volte regala qualche miracolo e aumenta lo spettacolo a lungo andare risulta dannoso, e contro le difese europee lo sarà ancor di più.
Questa due giorni bresciana non mi ha dissolto i dubbi che avevo e che ho su Mike James. Fuori categoria per doti atletiche deve dimostrare di poter essere il capo di questa squadra: a Brescia non lo è stato, nei momenti decisivi ci han pensato Nedovic contro la Leonessa e Micov in finale. Sono conscio che è presto per giudicare anche perché potrebbe essersi autolimitato per non strafare , quindi aspettiamo almeno il primo mesetto di Eurolega per dare ulteriori valutazioni.
Detto dell’ottimo apporto di Nedovic (mio personale Mvp sui 2 giorni), che dire di Micov? Quando conta lui è sempre presente, unico equilibratore e sublime addetto alla fluidità del gioco. Contro una Torino che ha badato molto a limitare questo aspetto si e’ messo più in proprio del solito offensivamente ed ha portato a casa pure l’Mvp della Supercoppa. Mvp che non sarebbe stato male nemmeno nelle manone lituane di Gudaitis. A tratti sembrava un centro boa della pallanuoto per come svettava in area ed a rimbalzo. Dalla sua ulteriore crescita passano tante delle fortune europee milanesi e direi che siamo sulla buona strada.
Menzione speciale per Kuzminskas rivelatosi mister utilità facendo tanto lavoro sporco in coabitazione con Brooks e Burns. Lui però è meno abituato rispetto ai due neo-italiani a farlo e per questo merita un plauso.
Sufficienti il trio di italiani Della Valle-Cincia-Fontecchio rimane da notare come il meno positivo in entrambe le serate mi è parso Bertans : ha giocato poco e male non riuscendo mai ad innescare il suo mortifero tiro da fuori. Forse non stava benissimo, Pianigiani lo aspetta al suo solito rendimento nelle prossime partite.
Parliamo ora di Torino: a mio parere coach Brown dovrà essere soddisfatto. Ha perso ma con onore e battagliando e da una squadra che ha giocato al completo praticamente mai è un ottimo segnale per la stagione. Innanzitutto è da rilevare come Torino giochi in maniera molto diversa dalle altre squadre, sia per l’uso anni 90 del tiro da 3 punti, sia per il non abuso del famigerato pick and roll.
Un dato statistico della finale: Torino 41 tiri da due e 15 da tre, Milano 36 da due e 34 da tre. Basta questo a far capire che parliamo di una squadra fuori dal comune. E’ piacevole da vedere perché annovera ottimi atleti in grado di far giocate da urlo in campo aperto ma anche a difesa schierata il suo gioco fatto di continue penetrazioni e scarichi non mi ha lasciato indifferente. Devo ammetterlo, ero scettico ad agosto sulla costruzione della squadra torinese (e non ero il solo, questo il ranking della nostra redazione https://all-around.net/2018/09/18/legabasket-ranking-posizioni-9-12/ ), ma dopo questa Supercoppa la mia prospettiva è diametralmente cambiata.
Ed hanno molti margini di miglioramento soprattutto in Taylor e Mcadoo alla loro prima esperienza europea ed in Rudd che mi è parso molto indietro di condizione. Wilson ha regalato giocate di alta classe e Carr (giocatore di talento non a caso seconda scelta NBA), ha crivellato la retina da tre. Son mancati un pò gli uomini di esperienza nostrani, Peppe Poeta e l’ex Cusin hanno fatto fatica. Forse il roster è un pelo corto considerando anche la coppa europea, manca anche Okeke tra l’altro, ma sono convinto che Torino sarà la classica mina vagante del campionato.
Ultime righe per parlare dell’organizzazione e dell’evento: certamente il nuovo PalaLeonessa è da promuovere, finalmente un impianto nuovo nel desolante panorama italiano. L’organizzazione direi che è la solita con le solite falle e scelte discutibili (invitare il cantante de Lo Stato Sociale per due canzoni in spudorato playback con la maglia Fortitudo addosso non mi è parsa l’idea del secolo), ma come ovvio bisogna considerare il momento storico e le disponibilità economiche. Quel che contesto è la formula delle final four. Per me è da cambiare anche perché il pubblico scarseggia sempre se manca la squadra di casa. Preferirei una Supercoppa giocata tra le vincitrici di scudetto e Coppa Italia con la formula andata e ritorno. Evitare di giocare praticamente in pre stagione due partite in 2 giorni mi pare sensato e con quella formula sicuramente dalla tv non si vedrebbero spalti semivuoti.
Cristiano Garbin
@garbo75