Trieste, 19 giugno 2017 – Tutto subito. La Virtus non aspetta e va a prendersi la promozione al primo tentativo sul campo di Trieste. 13 mesi dopo la trasferta di Reggio Emilia che condannò la V Nera alla prima retrocessione sul campo della propria storia. I bianconeri hanno rimesso assieme i cocci della stagione 2015/2016 e hanno fatto un vero e proprio capolavoro.
Una stagione nata in sordina, con l’unico scopo di riavvicinare un pubblico pugnalato al cuore. Che poi, in corso d’opera, è sembrata poter dare soddisfazioni, figlia di una costruzione estiva oculata, all’ombra di un mercato fatto, gioco forza, senza fari puntati addosso. A seguire il cambio di proprietà a metà stagione, con l’ambizioso Massimo Zanetti che ha messo subito in chiaro di voler puntare all’obiettivo principale: quell’unica promozione a disposizione delle 32 contendenti. E la pressione che poco a poco è cresciuta. Con la critica ad affrettarsi nel dire che la benzina nelle gambe sembrava finita in anticipo e una squadra incapace di vincere in trasferta.
Poi la post season, l’arrivo di Gentile, le sconfitte interne con Casale prima e Roseto poi, a rimpolpare dubbi mai del tutto sopiti. Le voci assurde di un esonero di Alessandro Ramagli. E alla fine il click. Da gara 2 dei quarti di finale la Segafredo è diventata un rullo: nove partite, nove vittorie. Solo sorrisi in trasferta, per quel gruppo che lontano della Due Torri smarriva la propria identità. E l’ultima vittoria, la più bella, la più dolce, su un campo che non veniva violato dalla prima di campionato.
Da ventidue partite. Con una partita dove c’è stata tutta la stagione virtussina: classe e sudore, muscoli e qualità, sangue freddo e giocate d’entusiasmo. La tripla di Marco Spissu per il +4 a 1’20” la staffilata che ha messo al tappeto l’Alma, la schiacciata di Kenny Lawson a 20” dal termine il sigillo su una promozione che, nonostante tutto, va messa nella bacheca a fianco dei grandi trionfi di questi società. Perché, per come era nata la stagione, questa promozione vale come uno scudetto, concetto ribadito anche da Ettore Messina poche ore fa.
E i complimenti vanno prima di tutti a Alessandro Ramagli, che nel gruppo suo ha sempre creduto (non a caso tenuto in campo nei minuti decisivi di questa partita, con Gentile e Bruttini in panchina) e nel corso dell’anno si è sentito dire di ogni: allenatore non adatto, che ai playoff si squaglia, incapace di motivare un gruppo. Questa promozione è tanto, tantissimo sua.
Tutti protagonisti in una partita vera, la più vera della serie, che però la Virtus, pur non scappando mai nel punteggio, è riuscita a tenere sui binari a lei più congeniali: poco o niente contropiede per Trieste, attacchi a metà campo per esaltare le proprie maggiori qualità tecniche. Che hanno ancora fatto splendere Guido Rosselli, martello inesauribile, che in ogni azione ci ha messo lo zampino (8 punti, 7 rimbalzi, 5 assists, 19 di valutazione) lavorando come un pazzo in difesa su Green.
Per la ciccia si è andati, come al solito, da Kenny Lawson che ha tenuto il meglio del repertorio al termine di una stagione già di per sé eccellente, dominando anche gara 3 (22 e 6 rimbalzi con 26 di valutazione), e da Michael Umeh, tornato sulla terra dopo le follie delle prime due partite, ma tremendamente efficace (15 punti in 30’) e ancora con lo sguardo di chi aveva già deciso che quella promozione non se la sarebbe fatta sfuggire. E poi Marco Spissu, forse la più grande scoperta di questa stagione. Arrivato nel silenzio assoluto dopo una discreta stagione a Tortona. A 21 anni si è ritrovato con la maglia di playmaker titolare della Virtus Bologna sulle spalle. E il suo è stato un crescendo rossiniano. Chiuso con quella tripla che ha spezzato le reni a Trieste, al termine di un playoff dove con Stefano Gentile ha formato una coppia di playmaker cinque stelle per questa categoria.
In mezzo il gregariato di Bruttini, decisivo nel momento clou della stagione (terza promozione per lui, seconda per Rosselli, Ndoja e Gentile), e Spizzichini, e qualche lampo di Klaudio Ndoja, uomo in più di questa Segafredo una volta recuperato dai problemi alla caviglia che lo hanno tormentato a lungo.
Trieste alza bandiera bianca sapendo di aver fatto il massimo e di essersi arresa solo a una squadra che ha dimostrato sul campo di essere superiore. Troppo solo un encomiabile Lollo Baldasso nel primo tempo (quattro triple a bersaglio, 16 punti) e Javonte Green nel resto dell’incontro (19+9 rimbalzi). Parks e Da Ros hanno di nuovo marcato visita (14 punti in due con 6/23 dal campo), annullati dalla difesa bianconera e Cavaliero ha giocato, probabilmente, la peggior partita della serie (6 punti con 3/9) con inclusi gli ultimi due errori (un air ball da tre punti e una palla persa) che hanno, di fatto, consegnato la partita a Bologna. Non può però avere troppo da rimproverarsi questa squadra che, ancora una volta, ha sorpreso tutti, arrivando più in là di quanto in tantissimi si aspettavano. Resta, e non è tesoro che andrà perduto, un campionato dove si è costruito un roster capace di giocare pallacanestro bellissima, nel quale l’esplosività di due USA interessantissimi come Green e Parks si è mischiata all’esperienza di giocatori quali Da Ros e Cittadini prima e Cavaliero poi, integrandosi a meraviglia con la garra dei vari Prandin, Baldasso, Bossi, Coronica e Pecile. La Virtus ha dimostrato di avere qualcosa in più, ma Trieste il prossimo anno sarà lì di nuovo, tra le candidate per riprendersi quel posto nella massima serie che in un qualche modo deve spettarle.
La partita in breve. Bologna l’approccia meglio, partendo sciolta in attacco e doppiando subito nel punteggio i padroni di casa (7-14 dopo 5’), con triple per Ndoja e Lawson. Ma l’Alma rientra rapidamente con la difesa e i primi balzi di Green. La Segafredo interrompe il flusso, smette di vedere il canestro e dopo 10’ è sotto 19-18. E’ ovviamente una partita di trincee, dove però gli attacchi fanno vedere di poter dire la loro. Lawson e Spissu sono gli uomini gol per Ramagli, mentre Dalmasson pesca dal mazzo un Baldasso che porta alla causa quattro canestri da tre punti in 10’. Cavaliero segna fuori equilibrio, Rosselli da rimessa laterale pesca Lawson per la schiacciata sulla sirena del primo tempo, che si chiude 39-38 per gli ospiti.
Al rientro in campo Trieste vive il suo momento migliore di tutta la serie. La Segafredo gira a vuoto per qualche azione in attacco, Da Ros, invece, si sblocca con una tripla al termine di un’azione un po’ fortunosa, Pecile segna uscendo dai blocchi e sul tabellone si legge un +4 (46-42) che esalta il pubblico del PalaRubini e potrebbe far tremare le gambe a Bologna. Che, invece, vera forza di questi playoff, non si scompone, e continua a giocare. L’Alma ha bonus anticipato e ci si mette anche un antisportivo assai dubbio su Da Ros. Dalla lunetta la Segafredo torna in corsa e supera il momento difficile, poi mette di nuovo il naso avanti: 58-54 a 10’ dal termine. Umeh battezza l’ultimo quarto con una fiammata da 5 punti che spinge i suoi sul +9 (54-63). Sembra il momento in cui la gara può indirizzarsi, e invece Trieste reagisce. Tutto grazie a Javonte Green, che firma un 9-0 di parziale da solo per pareggiare. Ma il sorpasso non vuole arrivare, complice anche un po’ di braccino corto suo e di Da Ros. E allora la Virtus va dai suoi totem: Lawson e Rosselli ridanno vantaggio. Da Ros fa -1 (66-67), Lawson quasi 2+1, ma gli arbitri prima convalidano, poi annullano. Rimessa laterale. Rosselli trova Spissu per la tripla del destino: solo rete. 70-66, 1’20” alla fine. Time out Dalmasson. In campo vola un po’ di tutto e ci si mette parecchio a riprendere. Rosselli sporca tre volte il pallone a Green, ma non riesce a recuperare. Ne viene fuori un tiraccio da 8 metri di Cavaliero senza troppo senso. Di là Umeh la potrebbe chiudere, ma Green lo stoppa. Cavaliero si invola, senza controllo però, perdendo la maniglia banalmente e con lei la palla. E’ un regalo che la Virtus non può non scartare. Lawson cattura un rimbalzo offensivo e schiaccia a due mani. Questa volta è fatta per davvero. La V Nera torna a giocare tra i grandi.
ALMA TRIESTE – VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA 66-72
Parziali: 19-18; 18-20; 17-20; 12-14.
Progressione: 19-18; 37-38; 54-58; 66-72.
MVP: Alessandro Ramagli, per come ha saputo plasmare questo gruppo. La partita di oggi è il risultato di un certosino lavoro durato dieci mesi.
WVP: Oggi davvero non ci sentiamo di bocciare nessuno. Parks, Da Ros e Cavaliero non hanno brillato, ma imputargli qualcosa in quest’occasione sarebbe veramente ingeneroso.
Nicolò Fiumi