Quaranta minuti per un sogno… Può essere riassunta così questa magica avventura che la nazionale azzurra femminile di pallacanestro sta scrivendo in terra di Francia. Nessuno alla vigilia si sarebbe aspettato un risultato del genere e già prima della partenza tante, troppe nubi scure si stavano annidando su un gruppo che invece ha avuto la forza di stupire tutti, con le sue giovani, con la sua difesa, ma soprattutto, col suo cuore. Sono le stesse perturbazioni che attanagliano tutto il movimento tra piazze storiche come Como scomparse nel nulla, altre in rampa di lancio per il ritorno in serie di competenza come Reyer Venezia e Geas Sesto S.Giovanni, altre pronte a scomparire come Taranto, che negli ultimi 10 anni è stata la colonna portante del movimento, Priolo, in gravi difficoltà dopo 20 anni di magie e sempre infinito lavoro da parte di Santino Coppa e soci, nonchè non ultima Pozzuoli, ultima spes della pallacanestro femminile campana dopo la scomparsa della scudettata Phard qualche anno fa.
Il sole però, anche quando il cielo è grigio, splende oltre la coltre di nubi, e questa nazionale sta dimostrando a tutta Europa che nonostante le tante difficoltà, l’Italia c’è e continuerà ad esserci, con i suoi talenti, il suo stile di gioco aggressivo in difesa e fatto di tanta cattiveria agonistica in attacco. Non è questione di numeri o risultati, ma queste ragazze stanno lasciando il segno. La vittoria contro la Svezia e quella col Montenegro, la prima e l’ultima dell’avventura finora disputata, sono le pennellate d’autore di un artista che ha saputo pazientare prima di ottenere le sue occasioni e di poter dimostrare il suo valore. Quella con le scandinave fu la dimostrazione della bontà del nostro progetto, della voglia di andare oltre l’ostacolo da parte di tutto il gruppo, di fare quel definitivo salto di qualità che di solito ad una Nazionale giovane e sperimentale non si chiede. Quella continuità di tiro da parte di Sottana, quei canestri nella confusione di Ress e Fassina, quella stoppata finale della giocatrice altoatesina, che sanciva la vittoria, rappresentano il primo passo della rinascita del nostro movimento, che dopo un girone di qualificazione perfetto, riusciva ad imporsi anche contro formazioni di pari, se non di più, livello. Da qui, con un salto temporale, arriviamo all’ultimo successo, quello contro il Montenegro, quello che vale il terzo posto nel girone ed i quarti di finale. Una squadra che nella ripresa si sbatte in difesa come un solo corpo, che ha il suo piccolo mattoncino da ciascuna della sue atlete, che recupera un gap di 11 punti ad una delle più quotate formazioni europee e poi nel finale gestisce con tranquillità il margine e la vittoria. E stavolta la firma arriva dall’esperienza di Masciadri, la grande veterana al servizio di questo gruppo, dal talento eclettico di Ilaria Zanoni, sempre pronta a sfruttare qualsiasi occasione anche se opposta ad avversarie più alte e grosse di lei, nonchè dalla piccola grande Francesca Dotto, peperino classe 93′ che aveva già fatto tanto a livello giovanile (oro a Poprad), ma che sta facendo ancor di più anche tra le senior, sempre col sorriso, sempre con la sua aggressività, sempre con quei tiri dall’angolo ignoranti che sono delle vere mazzate al morale avversario.
Oggi alle 17 (Diretta su SportItalia 1) le azzurre si giocheranno l’accesso alla semifinale contro la Serbia, in un match che è difficile da leggere per la grande presenza di ali forti nel roster delle balcaniche, che dovranno essere fermate. Sarà dura e di certo i favori del pronostico non sono dalla nostra parte, ma ho smesso di credere all’impossibile e questo sport regala sempre storie da raccontare.
L’avreste mai detto che la piccola e giovane Nazionale Italiana sarebbe arrivata a giocarsi un posto in semifinale contro la temutissima Serbia, nonchè un posto per il prossimo mondiale, potendo provare a giocarsela ad armi pari? Se c’è una cosa che seguendo il basket femminile ho imparato è che il talento è importante, senza ombra di dubbio, ma le squadre non sono fatte di soli talenti: le squadre sono fatte di difesa, energia, grinta, capacità di lottare su ogni pallone e di essere unite nello sfruttare le opportunità giuste. Ho un ricordo sbiadito di Brno e di quell’argento, qualche giorno fa Espn classic me la faceva rivedere, quasi a caso. Allora non avevo ancora l’età per seguire bene questo sport che ho imparato ad amare solo col passare del tempo, mi piacevano però i cartoni della Disney ed è proprio con una citazione che voglio concludere questo pezzo: In bocca al lupo Italia, conquista questa battaglia senza paura, “Verso l’infinito e oltre!”
Domenico Landolfo