Aspettiamo l’ufficialità, che dovrebbe comunque arrivare entro la settimana, ma ormai possiamo dirlo:
il lockout è finito!
5 mesi di dubbi e trattative, 16 partite (per squadra) cancellate, notti insonni e pianti in solitaria per noi appassionati, container di soldi bruciati per quella che Flaiano definirebbe: “una situazione grave, ma per fortuna non seria”.
Qualche mese fa Derrick Rose, l’MVP della passata stagione, ha messo chiaramente a fuoco il cuore del problema con una storica intervista (gradita il giusto dall’ambiente):
“La situazione è complicata, ma onestamente non credo che il lockout sia necessario. Non c’è motivo per cui miliardari e milionari si mettano a discutere di soldi. Ci sono tanti di quei problemi nel mondo per cui parlare… e i soldi non sono uno di questi”.
Insomma, dopo l’inverno nucleare invocato da Stern alla fine l’accordo è arrivato, incorporando le 3 semplici premesse di buon senso che tutti già sapevamo da mesi.
1) 50/50 sul BRI (anche se con lievi possibilità di adeguamento legate al reale andamento economico di ogni stagione, un accantonamento dell’1% al fondo “prevenzione” dei giocatori e una transizione morbida per i primi 2 anni)
2) I giocatori sono tornati al tavolo dei proprietari con i calzoni calati
3) I proprietari hanno portato a casa praticamente tutto quello che volevano, concedendo però qualche piccolo contentino ai giocatori che, tra questi e l’epica resistenza effettuata, possono provare a nascondere il punto 2.
Potevano tranquillamente accordarsi a luglio, e risparmiarci questa pagina onestamente abbastanza triste di storia NBA.
Per i dettagli dell’accordo vi rimando all’ottima serie di articoli di Simone, che potete leggere a partire da qui.
Comunque finalmente è tutto finito, il 9 dicembre dovrebbe aprirsi un rapidissimo mercato, qualche allenamento di corsa, e poi tutti pronti per Natale, quando la stagione si apre ufficialmente con tre partite di cartello comprendenti i soliti noti, con un crudele Dallas – Miami in quel di Dallas, in cui sotto gli occhi lacrimanti degli Heat i Mavs ritireranno i loro meritati anelli.
Ancora incerta la presenza di James per il quarto quarto.
Ed ora, come direbbe Marzullo (o era Crozza? Non li distinguo), “si faccia una domanda e si dia una risposta”. Io, che come al solito tendo un po’ ad allargarmi, me ne sono fatte 8. Le prime 3 le trovate di seguito, le altre verranno pubblicate nei prossimi giorni.
[b] 1) Il dilemma: Lebron vincerà finalmente il suo primo anello?[/b]
L’argomento sta diventando stucchevole, sono almeno 5 anni che l’NBA parte con questo interrogativo, prosegue con Lebron che con l’incedere della stagione ti fa credere che possa essere la volta buona, inizia a dominare anche nei playoffs, poi ineluttabilmente inanella una serie di prestazioni mosce, abbandona la sua squadra e lascia il campo (e la serie!) fra le polemiche, per poi reiniziare il ciclo l’anno successivo. L’impressione è che già lo scorso anno gli Heat avrebbero potuto tranquillamente vincere. Pur senza nessuna familiarità tra i giocatori, nessuna strutturazione offensiva e un gruppo di comprimari sulla carta appena accettabili, nella realtà veramente limitati (per motivi psicologici, di declino fisico o di infortuni), agli Heat sarebbero bastate altre due partite con un James normale (non formato fenomeno eh, sarebbe bastato che giocasse normalmente!) per vincere il massimo premio. Quest’anno le condizioni al contorno saranno senz’altro migliori, con un anno insieme alle spalle e con buone prospettive per fare spese nel mercato dei free agent (si parla ad esempio degli ex rivali Mavs, Barea e Chandler), grazie anche al nuovo accordo, che per 2 anni (semplificando al massimo) terrà buone le condizioni attuali, permettendo quindi a una squadra di ottime prospettive di spendere bene sul mercato sfruttando le varie eccezioni salariali. LBJ può migliorare e vincere il titolo? Sinceramente non credo (a meno che non arrivi un allenatore di carisma che lo brutalizzi e trasformi il suo approccio emotivo e tecnico al gioco), ma penso potrebbe essere vero il contrario: se il Prescelto (?!) riuscisse finalmente a prendersi un anello, anche come spalla di Wade, potrebbe dalla successiva stagione migliorarsi notevolmente come convinzione nei propri mezzi quando conta, essendosi tolto questa scimmia obesa dalla spalla, e quindi diventare un giocatore molto più decisivo anche ai massimi livelli. Secondo me (ultima zampata Celtics permettendo) quest’anno ce la fanno.
[b]2) Amarcord: Celtics e Spurs possono fare un ultimo tentativo?[/b]
I nonni neroargento e biancoverdi sono all’ultimo giro di giostra. Anche questa affermazione non è del tutto una novità, ma probabilmente questa è l’ultima volta per davvero in cui le due franchigie partono con qualche possibilità (seppur ridotta) di vincere un titolo. SanAntonio pare messa peggio, azzoppata dal contratto di un Jefferson oltre ogni limite di accettabilità (specie nei PO) e soprattutto da un Duncan ombra di se stesso. Il caraibico ha ormai non più di 20-25 minuti di buon basket a sera, e per buono si intende intelligente, efficace (poche perse e buone percentuali dal campo) e senza errori, scordarsi però che possa essere il punto di riferimento offensivo (e tristemente nemmeno difensivo) della squadra; come dire: il suo può tranquillamente farlo ancora oggi ad altissimo livello, ma non chiedetegli di pagare la cauzione per gli altri. Parker è notevole, ma difficilmente ti fa vincere, quindi alla fine il tutto si riduce a quanto ti può dare Ginobili, fantastico se è sano (ricordiamo che lo scorso anno la SUA squadra ha rischiato a lungo il miglior record della lega), ma troppo spesso rotto o a mezzo servizio. Il conto alla rovescia per il ritiro del totem dalle isole vergini continua, per il prossimo anno mi aspetto rispettabilità, ma poco di più.
Spostandoci a Beantown invece la situazione è diversa. Due mesi e 16 partite in meno non potranno che giovare alle gambe stanche dei big three (anche perché non sembra che il ritmo settimanale sarà particolarmente accelerato per recuperare il tempo perso, dovrebbero essere in media 3,8 partite a settimana invece delle canoniche 3,5), e loro sicuramente daranno tutto, visto il carattere che hanno e considerato che sanno che è l’ultima vera possibilità. Non saranno loro però a decidere delle sorti dei Celtics, ma il solito Rondo. Se il 9 biancoverde torna quello di inizio stagione scorsa, non vedo perché i Celtics non potrebbero tornare in finale. Per Boston sono fondamentali 2 cose: trovare qualcosa da mettere in mezzo all’area oltre all’O’neal minore, e soprattutto dare minuti e spazio a Jeff Green, in modo che possa ritagliarsi un ruolo attivo nei Celtics. Il ragazzo c’è, sia in attacco che in difesa, peccato che non abbia avuto la possibilità di effettuare un intero training camp per entrare nello complesse logiche della squadra, ma di certo potrà fare molto meglio dello scorso anno. Possibile che vincano tutto? Sì.
Probabile? Direi proprio di no.
[b]3) Come t’affosso la dinastia: cosa ne sarà dei Lakers?[/b]
Il primo problema dei Lakers è tecnico: Bynum e Gasol non possono giocare insieme. Non sono lo stesso tipo di giocatore, ma giocano negli stessi spazi, e sono in concorrenza per lo stesso tipo di palloni. Questo, a meno di snaturare Gasol, ancorarlo al post alto e farlo diventare un centroboa che smista palloni, sia all’esterno che per i tagli del voluminoso compagno di reparto. Ha senso? Sì, come comprare un lanciafiamme per asciugarti i capelli. Poi, per carità, magari era triste, incompreso, Brown si era fatto la sua fidanzata e era arrabbiato perché hanno cancellato la serie Flash Forward senza nemmeno darci come finiva, però a me il problema sembra soprattutto questo. Certo, avere in squadra due giocatori di valore unanimemente riconosciuto ma che non possono giocare insieme non sembra così male: scambi uno dei due, e prendi quello che ti manca. Peccato solo che la nuova testa “pensante” dei Lakers sia Jimmy, il figlio di Jerry Buss, che come il figlio di Dolan a NY fa più danni della grandine.
Sentendosi il miglior GM del mondo dopo Micheal Jordan, Buss Jr ha scelto personalmente qualche anno fa Bynum, e da allora si è convinto di dover costruire una franchigia vincente fondata su di lui. Il fatto che i due titoli vinti in epoca recente dai Lakers lo vedessero in panca infortunato, e la prima stagione in cui c’era a pieno servizio abbiano subito uno sweep, non ha minimamente minato le sue certezze, e quindi l’idea secondo me molto intrigante di cedere Bynum e Gasol per schierare un quintetto tipo: Paul, Bryant, chivoletevoi, Odom e Howard non sembra molto percorribile. Probabile quindi che il sacrificato sia il catalano, magari a metà stagione, così, tanto per rovinare ogni possibilità di vittoria…
Ovviamente, siccome lo spogliatoio è piuttosto tranquillo, con Kobe, Artes… ops, volevo dire Metta World Peace, Odom e la Kardashian maggiore (o peggiore) con annessi reality, il catalano triste, i coltelli sono sempre a portata di mano. E quindi perché non rinnegare completamente l’indirizzo tecnico degli ultimi 10 anni e mettere in mano questo bel pastone a Mike Brown, che in attacco ha meno fantasia di un autore di Domenica In, e che non è riuscito a gestire nemmeno un solo ego ingombrante (ma comunque non particolarmente problematico) come quello di LBJ? Auguroni a Messina, anche se non credo che questi Lakers avranno molto tempo da dedicargli…
Per oggi è tutto, a presto per le altre 5 domande che cambieranno per sempre il volto dell’NBA.
Dite che mi sono fatto prendere un po’ la mano?
Vae victis
Carlo Torriani