C’è tanta felicità nei tifosi NBA che hanno visto svanire l’incubo di una stagione senza Kobe, Durant e tutti gli altri. Un pò meno lo sono i dirigenti dei top clubs europei che hanno fatto grossi investimenti su giocatori d’oltreoceano e che ora si ritroveranno a fare i conti con una squadra e una chimica tutta da rifare.
Ma questa volta non siamo qui per parlare di sentimenti ed emozioni da rettangolo ligneo e Spalding in fondo alla retina, ma per capire con maggiore accuratezza quali sono le modifiche che il contratto collettivo e le febbrili negoziazioni, hanno portato a questa nuova stagione.
L’idea è di fare una correlazione tra il CBA (Collective Bargaining Agreement) del 2005 e quello del 2011 per vedere quello che è cambiato, come lo ha fatto e chi ha favorito nella fattispecie.
Il percorso è ampio, tortuoso e di difficile comprensione. Proveremo, con un percorso a tappe, a renderlo il più comprensibile possibile.
Lunghezza
2005 CBA: durò sette anni con la possibilità, da parte della lega, di uscirne nel 2011.
2011 CBA: durerà 10 anni con una possibilità di uscita sia da parte dei giocatori che della lega, nel 2017.
Risultante: E’ molto probabile che i giocatori decideranno di uscire dall’accordo nel 2017, se la rinegoziazione dei contratti televisivi che avverrà nel 2016, dovesse avere un upgrade verso l’alto, portando maggiori introiti e quindi beni da dividere.
Profitti
2005 CBA: i giocatori percepivano il 57% del cosiddetto BRI (Basketball Related Income ovvero i profitti generati dalla vendita dei biglietti, diritti televisivi, concessioni di vario genere, sponsorizzazioni e guadagni dai palazzetti, merchandising ecc.)
2011 CBA: ora i giocatori percepiranno il 51,5% di cui l’1% verrà destinato ai benefit di fine carriera.
Risultante: vittoria schiacciante per gli owners che nelle ultime tre stagioni avevano perso rispettivamente 370, 340 e 300 milioni di dollari con il vecchio accordo, spuntandone uno migliore, sommato al 20% di salario perso dai giocatori per le partite non disputate sino a qui.
Amnesty provision
2005 CBA: un giocatore tagliato prima dell’inizio della stagione non andava ad accrescere la luxury tax
2011 CBA: è concesso solo un taglio di questo tipo, dove il salario non pesa nè sul cap, nè sul salario con la particolarità che questa “deroga” vale solo per i contratti stipulati con il vecchio CBA. Una franchigia sotto il cap può fare un’offerta all’ amnestied player prima che diventi a tutti gli effetti free agent e possa firmare con tutte le squadre.
Risultante: viene scaricato dalle franchigie un solo contratto pesante al 100%, mentre chi ha utilizzato saggiamente il suo cap può tenersi questo bonus per il futuro.
Esempio: Se Cleveland usasse l’Amnesty Prevision su Baron Davis, un team che è al di sotto del cap di 5 milioni potrebbe fare un’offerta proprio di quella cifra e, se risultasse la più alta, porterebbe a casa Davis con quel prezzo. Questo deve succedere prima che Davis diventi, a tutti gli effetti, free agent.
Divisione della luxury tax
2005 CBA: la sommatoria delle luxury tax veniva ridistribuita presso tutti i mercati meno redditizi d’America.
2011 CBA: la cifra da ridistribuire sarà circa tre volte più alta, ma non sono ancora stati resi noti i termini di assegnazione delle parti.
Risultante: i piccoli mercati, probabilmente, godranno di maggiori introiti dalla luxury tax altrui.
Minimo cap salariale
2005 CBA: una franchigia non poteva avere meno del 75% del valore del cap.
2011 CBA: una franchigia non potrà avere meno dell’85% del valore del cap fino al 2013, che diventerà 90% nei restanti anni di accordo.
Risultante: i giocatori vincono la battaglia perchè alzandosi il tetto minimo di spesa per le franchigie, si alzerà la cifra che gli owners saranno obbligati a sborsare e, quindi, anche gli stipendi dei giocatori di fascia media e bassa.
Luxury Tax
2055 CBA: 1 milione di tassa per ogni milione sopra il cap
2011 CBA: come il 2005 fino a al 2013, poi l’aumento è incrementale ogni 5 milioni (quindi diventerà 1.5 mln, poi 1.75, poi 2.50 ecc) e in caso di recidività sopra il cap per quattro degli ultimi cinque anni, ad ogni incremento si aggiunge un milione (quindi gli scaglioni saranno 2.5 mln, 2.75, 3.50 ecc.)
Risultante: di sicuro ci perderanno, e molto, le franchigie con payroll elevati come i Lakers che, se nel 2010 pagavano 19.9 milioni per altrettante tasse, nel 2013 pagheranno 44.68 milioni e, magari, nel 2018 se saranno recidivi, arriveranno a 64.58 mln.
Ridistribuzione della luxury tax
2005 CBA: tutte le franchigie sotto il cap, avevano diritto a un trentesimo della cifra totale.
2011 CBA: solo il 50% della tassa verrà ridistribuita alle franchigie sotto il cap, mentre il resto, probabilmente, verrà utilizzata dalla lega per un fine di difficile decifrazione detto: “league purpouse”.
Risultante: la lega tira la cinghia e ha un buon disavanzo da investire in proprie iniziative.
Il primo viaggio nel nuovo contratto termina qui. La carne al fuoco è già tanta e nelle prossime puntate proseguiremo con altri aspetti importanti di questo lodo che tanto ha fatto parlare.
Se siamo riusciti, anche solo un pochino, a chiarirvi qualche idea, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo.
Simone Mazzola