Il Maccabi Tel Aviv di David Blatt raggiunge in finale il Panathinakos conducendo la partita dall’inizio alla fine e dimostrandosi squadra di insospettabile solidità sia difensiva che offensiva, dove Pargo ed Eidson si elevano testa e spalle sul resto del gruppo.
L’inizio di match ricalca perfettamente quello della prima semifinale, con il Real Madrid, e soprattutto Reyes, a banchettare sotto il canestro avversario con rimbalzi anche improbabili (saranno 15 le carambole offensive alla fine per i blancos), ma che permettono di rimanere a contatto nonostante le scabrose percentuali al tiro.
Tomic vicino a canestro rappresenta il fulcro dell’attacco di Lele Molin e il croato gioca una sontuosa partita sia in attacco, con tutto l’arsenale messo a disposizione e conclusioni vellutate come la seta, sia in difesa dove tutto sommato contiene Schortsanidis ed il suo proverbiale fondoschiena.
I blancos, però, mostrano tutta la loro gioventù in questo match, con i soli Reyes e Tomic a portare qualcosa di fattivo alla causa. In queste partite conta di più la caratura e la concretezza dei veterani, rispetto all’esuberanza fisica e tecnica dei giovani, infatti il trio Llull-Mirotic-Suarez ha prodotto pochissimo sia a livello numerico (6-22 dal campo) che di impatto sul match.
Si è provato a cavalcare Prigioni con qualche tripla nei momenti difficili, ma anche la combattività di Reyes (14 rimbalzi) non è bastata perchè, se al giovane trio uniamo lo 0-7 in coppia di Fischer e Tucker, capiamo che il distacco finale è ampiamente spiegabile.
Dall’altra parte i canarini giocano una partita perfetta dal punto di vista della preparazione tecnica, non dominando mai in maniera appariscente, ma conducendo tranquillamente la partita dall’inizio alla fine (hanno vinto tutti e quattro i parziali dei quarti) e piazzando il vero parziale spacca-gambe all’inizio del quarto periodo, dove Eidson sale in cattedra come un professore e inscena una prova da all-around con pochi precedenti anche alle final four (19 punti, 8 rimbalzi, 2 assists e 6 rubate per 33 di valutazione). Sono tutte sue le giocate decisive con un paio di triple e soprattutto un furto dalla rimessa ai danni di Fischer convertito in un “and one” che ha propiziato lo strappo definitivo. Blatt prepara perfettamente la partita non permettendo MAI a Llull di mettere i piedi in area e curando molto il tiro da tre punti dei vari Suarez, Mirotic e Tucker. Ha concesso qualcosa internamente a Tomic e Reyes, ma ha fondamentalmente tappato la variabile più pericolosa degli esterni madrileni, ovvero il tiro da tre punti. Tutti hanno portato un mattoncino alla causa, compreso quell’ “ei fu David Bluthental” che dalla panchina ha trovato la sua dimensione per poter rendere al massimo delle sue potenzialità. Pnini e Hendrix hanno dato una mano fattiva sul perimetro e all’interno dell’area, con il sostituto di Perkins che quando ha potuto alzare la mano da tre punti con continuità, ha perforato con perizia la retina madrilena.
Bisogna spendere due parole anche per la lucida e dominante prestazione di Pargo che ha lasciato venire a sè la partita, per poi colpire con la sua proverbiale accelerazione verso canestro. Quello che ha colpito maggiormente del suo gioco è la capacità di scaricare in spazi angusti all’interno dell’area anche per compiere passaggi a lunghi già nel pitturato. Una specie di discepolo di Nash che ha mandato a segnare praticamente tutti, azzannando poi in prima persona quando ce ne è stata la possibilità e la sua penetrazione con schiacciata nel quarto periodo è assolutamente da ricordare.
Gli israeliani e la loro ondata di tifosi giallo-acceso si troveranno di fronte (per l’ennesima volta) il Panathinaikos di Obradovic, sperando di non aumentare il già alto numero di finalissime perse nella storia. Già il fatto di esserci, però, è un gran merito al lavoro di Blatt e alla qualità di tanti giocatori in costante ascesa di rendimento. Infine la società “ha avuto ragione” nel far anticipare l’orario della finale, perchè aveva visto una squadra convinta dei propri mezzi e certa di arrivare alla finalissima.
Simone Mazzola