In parallelo con la March Madness, il vecchio continente mette in mostra quanto di meglio offre il panorama extra-NBA, con il dentro-o-fuori che per più di un team vale un bel pezzo di bilancio stagionale.
Al contrario della prima fase, il secondo tappone non ha offerto grandi sorprese, confermando i pronostici e promuovendo la Liga spagnola come regina continentale: quattro contendenti su otto ed almeno una presenza certa -la vincente tra Real e Valencia- alle final-four, che guarda caso (un corno: grazie alla scempiaggine della Giunta Regionale piemontese link) si svolgono in Catalogna.
Le vere sorprese di questa tornata non riguardano quindi chi è stato ammesso nella lista d’invito del gran ballo, ma come, con relativi riflessi sulle disfide imminenti.
Anzitutto –perché è quella che ci interessa di più–, Siena. Data per spacciata, dalla statistica e dalla logica, dopo lo 0-2 iniziale, ha centrato un filotto condito dalla ciliegina del +18 a Madrid, quando la qualificazione (di entrambe, beninteso) era ormai in cassaforte ma generando il terremoto messiniano su cui torniamo tra poco. L’energia data ai biancoverdi dalla (in-?)coscienza di essere capaci di tutto potrebbe rivelarsi letale per l’Olympiacos, ancor più del rientro tra i senesi di Kaukenas e McCalebb.
Corollario del prepotente rientro Mps è stato, come detto, la rivoluzione in casa Real. A memoria d’uomo, è il primo caso di coach che si dimette per aver perso una partita inutile (beh, in Italia abbiamo avuto allenatori licenziati dopo aver vinto un derby, ma questa è un’altra storia). Sarà anche vera (mah…) la leggenda per cui il cambio sul pino produce una scossa favorevole nel breve periodo; certo è che qui non si parla di vincere tre partite per salvarsi, ma di reggere l’assalto del Valencia di Pesic, che a questo punto può davvero pensare al colpaccio, per poi presentarsi sotto la Sagrada Familia avendo la certezza di evitare in semifinale le greche, i padroni di casa e –perché no?– anche Siena.
Decisamente sminuito dalla seconda fase anche il Maccabi, ma solo per quanto mostrato sul campo: dopo aver travolto tutti nella prima giravolta, passa ora con un modesto 3-3, ma soprattutto con un sonoro 0-2 col Barcellona (ok, averli dati per scarichi non è stato preveggente…). Dovrà vedersela con il lanciato Vitoria, con l’eventuale quinta in trasferta. Unica consolazione, la possibilità di aiuti arbitrali che in campo europeo sono stati in passato (anche recente) tutt’altro che marginali, nell’ipotesi che la presenza di tre iberiche alle finali possa turbare il sonno ai “piani alti”, visto che delle altre due una è garantita (Real-Valencia) e l’altra è la padrona di casa…
Ridimensionato, infine, anche il Pana del nostro amico Obradovic e di Sua Maestà Diamantidis. Passa, per differenza canestri ma comunque solo con saldo 4-2, al secondo posto del girone, e trova così il Barça, in quella che è a tutti gli effetti una finale anticipata ma spalmata su cinque gare anziché in sfida-secca. Da vedere e godere, non c’è dubbio.
In chiusura, un omaggio a Roma. La sua eliminazione non ha stupefatto nessuno, ma almeno, eccezion fatta per il polare -41 di Tel Aviv, ha salvato il salvabile con un complessivo 2-4 che poteva essere 3-3 senza il pasticcio cronometrico con Lubiana: onorato il collocamento nella lista degli ammessi di diritto alla stagione prossima, e chissà che nell’edizione 2011-2012 non si scali qualche posizione muovendosi dall’ultimo posto…
Maurizio Zoppolato