La prima sfida stagionale per i Boston Celtics li vede in veste di avversari dei Miami Heat, tra le mura amiche del TD Garden. La compagine allenata da coach Spoelstra, non avendo potuto schierare in pratica i Big three in preseason, si vede costretta dal calendario ad esordire tra le mura biancoverdi, in quella che di fatto sarà una delle sfide principali per il miglior record della Eastern Conference.
Miami, oramai divenuta centro delle attenzioni del mondo della NBA, dopo un’estate a dir poco spumeggiante è di fatto una squadra che ha cambiato tre quinti del quintetto base e più della metà del roster; al contrario i Celtics si presentano al via della stagione con un Perkins in meno (almeno fino a Gennaio) ma una coppia di O’Neal in più, e la solita squadra di campioni.
La partita mostra infatti proprio questo: Miami, che schiera tre dei più grandi attaccanti della Lega, sembra non conoscersi affatto. La chimica di squadra non esiste e, almeno nel primo tempo, in attacco si sfruttano solo gli isolamenti per le stelle, che comunque hanno le polveri bagnate (Bosh e Wade insieme alla fine fanno 21 punti) con il solo James autore di una prova realizzativa delle sue (31 punti), ma incapace di mettere in ritmo i compagni come ai tempi di Cleveland.
I Celtics dal canto loro sfoggiano come sempre la miglior difesa dell’intera NBA, con Shaquille O’Neal e Glenn Davis bravi a non far rimpiangere troppo Perkins. In attacco il consueto lavoro sui blocchi di Allen, unito ad una prova d’autore di Rondo nel passaggio, sono troppo per la scalcinata difesa di Miami, che basa tutto sull’anticipo e ben poco sul contenimento.
I Celtics hanno sfruttato poco le doppie uscite per Allen, prediligendo una dispendiosa ruota che essendo la prima partita il buon Ray ha convertito in un 5 su 8 dalla lunga distanza, ma soprattutto un gioco nel quale il 5 blocca per il play su un lato, 2,3 e 4 sul lato debole partono in fila e si aprono per ricevere, generando una molteplicità di interessanti soluzioni, convertite spesso in tiri del tutto smarcati grazie all’abilità bostoniana di leggere la difesa e gli aggiustamenti che la difesa Heat proponeva di volta in volta. Su Miami pende un enorme cartello con la scritta “lavori in corso” se è vero che il miglior basket l’ha prodotto con uno tra James e Wade in panchina, con l’altro in campo bravo a sfruttare gli spazi generati dalla presenza di House e Jones.
Il divario di soli 8 punti è davvero generoso per Miami, autrice di una prova mediocre sotto molti punti di vista, ma ricorda a questi ottimi Boston Celtics che la strada per la finale è ancora più dura dell’anno scorso
Davide Rosignoli