Assago (MI), 6 aprile 2024 – Maledetta fu la sconfitta di Kaunas contro lo Zalgiris. Maledetto fu il cammino sinusoidale ad ampiezza elevata. Poteva essere un Derby dalle alte quote, invece è arrivato solo quello delle flebili speranze per l’Olimpia Milano di agganciare la Virtus Bologna ai Play In di Euroleague. La vittoria senza appello dei biancorossi dice che è ancora tutto possibile, ma oltre alla congiunzione astrale, servirebbe una eclissi solare che colpisca Istanbul il giovedì e Belgrado il venerdì.
Bianconeri felsinei ormai certi della post season, con grosse difficoltà fisico-atletiche in questo periodo, non hanno approcciato al meglio questo match in chiave tricolore, anzi. Già in riserva da qualche match tra Eurolega e LBA, i bolognesi guidati da Luca Banchi non avevano nulla da dare in questo match se non salvare una piazza in classifica. Già, perchè ora l’unica determinazione da decidere per la Segafredo: se sarà 8va, 9a o 10ma come posizione nella classifica finale.
Invece Milano com’è andata?
L’Olimpia di per sé domina il Derby di Euroleague su questa Virtus. E parrebbe aver trovato una quadra generale di gioco. Sì, sono schemi di gioco, che magari ai tradizionalisti ed ai puristi talebani può non piacere od addirittura tacciare come “non gioco”. Eppure qualcosa s’è visto: lo short roll di Melli che poi si ripropone in punta o in chiave con blocco interno dell’ala sul difensore per un tiro aperto da 3, un movimento in penetrazione di Napier, oggi non produttivo per se stesso ma perfetto per la squadra. Oppure anche gli isolamenti alternati tra Shields e Mirotic.
Ma su quest’ultimo mi voglio soffermare. La costruzione del gioco sul montenegrino di passaporto spagnolo in post basso, ha permesso di attaccare Shengelia con costanza e soprattutto rendimento, estraendo anche le qualità atletiche di un redivivo Poythress che su queste cose ci va a nozze con lauto banchetto e lo stomaco vuoto, sfruttando l’azione “di rimorchio” a rimbalzo offensivo o in ricezione sotto canestro di attacco al ferro. Quindi un bandolo della matassa lo si è recuperato, occorre completare il gomitolo prima di tessere. Dove al momento, un paio di grumi teutonici stanno intralciando il percorso.
Innegabile che sia Voigtmann che Lo abbiano difficoltà con questa evoluzione tattica. Lo che fatica a trovare i ritmi per i compagni e spesso non coglie il proprio per una soluzione personale. Voigtmann che da tempo ha rinunciato al proprio miglior fondamentale (il tiro da 3, ndr) diventando ancora più prevedibile, cosa che adira al massimo, conoscendo le sue skills. Ma tant’è sappiamo: uno col suo fisico e le sue caratteristiche, fosse cestisticamente perfetto sarebbe nella massima lega statunitense.
EA7 Emporio Armani Olimpia Milano – Segafredo Virtus Bologna 90-75
(Tabellini all’interno)
Una gran bella vittoria, nulla da dire. Solo che arrivata con un ritardo ormai fatale, a buoi fuggiti ed irraggiungibili. O forse no! Certo tutto dipende da risultati avversari, ovvero che Efes e Partizan perdano i propri scontri contro Stella Rossa in casa per i turchi, contro Valencia, in crisi e con l’esonero di Mumbrù arrivato nella notte scorsa, per la squadra del vate Obradovic. La palla è rotonda, vero, ma non mente mai… o quasi mai…
SALA STAMPA
DIAMO I NUMERI
15 – i punti di un grande Stefano Tonut, sempre più importante in questa squadra sia davanti che dietro. Ora ci piacerebbe sapere perché per tratti di stagione aveva il minutaggio azzerato, e ci piacerebbe che ora continui con questa fiducia da parte di staff ed ambiente. E naturalmente ci piacerebbe rivederlo anche per i prossimi anni in maglia Olimpia, sperando faccia l’ultimo step tecnico/mentale che gli manca per poter essere a tutti gli effetti un grande giocatore.
A mio parere questo gradino mancate è rappresentato dalla cattiveria con cui Stefano deve finire al ferro in alcune occasioni e che talvolta non ha, sprecando ottime opportunità impaurendosi sugli aiuti dei lunghi. Oltre a questo, che impari sempre di più a convivere con il metodo Messina, e che diventi per la prossima Olimpia quel che Picchio Abbio fu per Ettore nei suoi anni alla Virtus.
20000 – a quanto si dice sono le richieste di biglietti pervenute in società per questo Derby d’Italia che, ricordiamo, non metteva in palio praticamente nulla. Faccio quindi un appello ai due owner, due delle persone più facoltose al mondo, non solo in Italia. Ed allora dico, in caso (remoto) di scontro fratricida nei play-in o in caso di finale scudetto perché non organizzare le cose in grande? A Milano si può pensare di organizzare a San Siro e a Bologna al Dall’Ara? Io credo che almeno 20-25mila persone ci andrebbero di sicuro, specie con prezzi popolari (cosa che alla Virtus suona come una bestemmia).
Non so se si possa tecnicamente, burocraticamente ed organizzativamente, ma lasciatemi osare accidenti. Osassero una volta ogni tanto anche i governanti avremmo sicuramente uno sport più conosciuto, invece osano soltanto parlare e stra parlare per la loro ricandidatura. Bleah.
3 – i punti combinati di Hackett e Lundberg: senza Cordinier e con Pajola che ovviamente non può metterne 25 ecco che la coperta bianconera si è fatta cortissima. Urge, per la squadra di Banchi, trovare punti ed energia dagli esterni, perché Shengeila non può caricarsi di troppe responsabilità e Belinelli sarebbe il guastafeste, non l’asse portante.
Comunque sia, sono fermamente convinto che quando inizieranno le semifinali playoff i due cambieranno il loro rendimento ed il loro impatto fisico. Su Hackett sarei pronto a giocarmi una somma consistente, perché considero Daniel un vincente ed uno intelligente abbastanza per sapersi gestire durante la stagione. Ne riparleremo alla fine della primavera.
42 – il numero di Sir Kyle. Ecco, qualcuno mi fa notare che forse sarebbe stato meglio si fosse ritirato insieme a Gigi Datome dopo lo scudetto dell’anno scorso. Dato che da dopo Natale in poi ha avuto un crollo verticale sia nel rendimento e sia conseguentemente nel minutaggio ci sono ottime probabilità che quel qualcuno abbia ragione. Però, c’è un però. Mai sottostimare il cuore di un campione, ed Hines non è un campione qualunque. Credo e spero che nei playoff abbia l’ultimo colpo di coda della carriera e, magari in una singola gara, metta il suo marchio sul 31° scudetto, la degna conclusione di una carriera irripetibile.
18 – la percentuale da 3 di Belinelli, 2/11 per la precisione. Detto questo, durante il non emozionantissimo ultimo quarto stavo pensando a che razza di giocatore sia Belinelli. Giocare come fa lui a 38 anni, quando il 90% dei suoi coetanei sta dietro la scrivania o a casa a giocare coi figli appena nati ecco , se pensiamo a questo dobbiamo levarci il cappello. E dovremo a maggior ragione levarcelo quando si ritirerà perché ha fatto una carriera straordinaria con un fisico piuttosto ordinario.
Ricordo la prima volta che lo vidi dal vivo da vicino, al PalaDozza post gara 1 scudetto, correva l’anno 2005. Era magrolino, un pelo gobbetto, con il suo Invicta sulle spalle faceva quasi tenerezza. Ecco, io credo che in pochi giocatori italiani abbiano lavorato duro e sudato tanto per ottenere quel che ha ottenuto lui. L’unico rimprovero che gli faccio è l’approccio in Nazionale ma bisogna anche capire un ragazzo che nella NBA faceva fatica a giocare, quando tornava di qua era talmente tanta la voglia di dimostrare che……esagerava. Comunque sia, chapeau!
HIGHLIGHTS
Luciano Lucio Pizzi
@Lubos1081
Numeri by Cristiano Garbin
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