Se non esistessero le polemiche non esisterebbe nemmeno Italbasket. L’ultimo ad essere bersaglio e creatore di una di questa è Daniel Hackett. Partiamo purtroppo da questo dettaglio per raccontare della #roadto FibaWorld Cup 2019 del giocatore di Forlimpopoli.
“Non capiscono la differenza tra l’amore per il gioco e lo scherzo politico. Non rispettano chi ha rispettato il gioco da anni e chi sul campo spende sudore da quando è bambino. Vogliono apparire vogliono comandare ma fanno solo male al nostro sport. Io sono diverso. Dico alt. Rifletto. Le prese in giro sono state pesanti. Vergognose. Ed io non ci sto!”
Questo il succo di un post, poi rimosso poco tempo dopo, pubblicato su Instagram da Hackett prima che iniziasse il ritiro pre-mondiale. Il giocatore del CSKA Mosca aveva richiesto qualche giorno extra di riposo per rimanere con la famiglia e nonostante gli fossero stati concessi, si era espresso con rabbia verso la lega. Benzina sul fuoco versata da un noto sito di news italiano che ha postato il video di Hackett in post-serata passata in discoteca proprio in quei giorni, generando le reazioni più disparate dai social.
Il cammino verso i mondiali cinesi sarebbe potuto rivelarsi molto più sereno per Daniel che avrebbe avuto tutti i motivi per sorridere: il riposo richiesto dal playmaker proveniva dal fatto che il playmaker del CSKA aveva terminato la propria stagione particolarmente tardi per poter festeggiare un Eurolega vinta al fianco di De Colo e compagni. In seguito ai successi di Siena e Milano (2014), Hackett non aveva più alzato alcun trofeo e la sua consacrazione a livello continentale poteva essere il boost per un mondiale infuocato.
C’è quindi da sperare che dopo le parole al veleno, i fraintendimenti e le vacanze meritate, il mondiale del campione d’Europa inizi tra acque più calme, concentrato sull’obiettivo di portare la maglia azzurra alle olimpiadi e fuori da qualsiasi altra chiacchiera.
L’impatto di Daniel Hackett in campo
Daniel Hackett è un pezzo troppo importante di Italbasket per poterci rinunciare. 31 anni compiuti ed esperienza in tanti dei campionati più importanti d’Europa, ha vinto con la Mens Sana, Milano, Olympiakos e finalmente anche in Eurolega con il CSKA. Ha toccato con mano la competizione ai più alti livelli e può regalare tante importanti informazioni ai più giovani presenti nel roster.
Dal lato del campo, non è necessario attenderlo direttamente nel quintetto base, ma sicuramente più semplice aspettarselo nei minuti decisivi della partita. Se nel piano partita dell’Italia ci sarà – come ci aspettiamo – correre, andare in contropiede e combattere, forse è meglio dedicare qualche minuto di Hackett in panchina, ma quando la palla viene giocata a metà campo ed il tempo diventa poco, avere un buon handler come lui, diventa troppo importante per le chance dell’Italia.
In passato ha però dimostrato di prendere troppo poco l’iniziativa offensiva: è certamente un ottimo playmaker capace di gestire tempi e spazi della formazione ma troppe poche volte in maglia azzurra ha attaccato in 1-contro-1 e creato un reale vantaggio per la squadra. Forse l’esperienza al fianco di De Colo in questa particolare combinazione da doppio playmaker, potrebbe regalare qualche gioia al mondiale.
Al netto di pregi e difetti, la diligenza e la pulizia di Daniel saranno essenziali nel crunch time facendoci pensare che sarà lui il primo a portare la roccia dall’altra parte del campo ed innescare i giochi che gli verranno richiesti da coach Sacchetti.
Un lascito ai playmaker del futuro
Da quanto fanno intendere gli ultimi report sulla scelta finale del roster da parte di Meo Sacchetti pare che il commissario tecnico voglia tenere i tre playmaker della formazione azzurra, sacrificando suo figlio Bryan e Ricci come ultimi due tagli in vista del mondiale.
Potrebbe rivelarsi l’ultima occasione di Hackett, così come per le altre stelle della vecchia generazione – di lasciare una fiamma negli occhi delle guardie italiane del futuro. Portare l’Italia alle Olimpiadi e vincere delle partite iconiche sarebbe il lascito generazionale per ispirare la leva dei prossimi azzurri. Dopo aver vinto il più importante trofeo europeo, riuscire nella stessa stagione a sfornare una prestazione storica e raggiungere quel settimo posto potrebbe essere quel gesto per coronare una grande carriera.
Giuseppe Bruschi