Lunedì 24 giugno, sul sito di informazione di basket, Baskettiamo, è uscita una notizia – al cui tono ahimè siamo abituati – è cioè che ci sarebbe una società molto mal messa dal punto di vista dei debiti con l’Erario e con i conti non in regola anche per la ComTec al punto da rischiare, se non dovesse mettere velocemente a posto le cose, l’esclusione dal campionato di serie A prossimo venturo. Ovviamente non si fa – correttamente – il nome della società ma la redazione spiega molto bene, qui il post, in cosa consiste il guaio.
La notizia, ribadisco così ben articolata e riportata, è senz’altro credibile visto l’andazzo del movimento della nostra pallacanestro del quale da queste pagine abbiamo parlato sino allo sfinimento. Però dopo una giornata passata a discutere con amici ed addetti ai lavori, mi è giunta voce che altre tre società sarebbero in guai grossi, magari non come quella su cui Baskettiamo ha scritto. Dunque con un amico abbiamo fatto una battuta “Allora campionato a 14 squadre?” ho detto io. E lui: “Magari. Sarebbe una buona occasione per sistemare un pò di cose“. Al di là della battuta l’idea che faccio mia non è male.
Facciamo un’ipotesi. Invece di star lì a ripescare perchè non lasciare stare tutto com’è – EVENTUALMENTE SE TUTTO DOVESSE ESSERE VERO E CIOE’ CHE 4 SQUADRE NON RIESCANO AD ISCRIVERSI ALLA SERIE A – e procedere per un paio di anni o tre ad una serie A bloccata a 14?
Senza retrocessioni.
Conti in ordine al centesimo con controlli immediati e severissimi
Con obbligo di investimenti sulla agibilità e sulla fruibilità degli impianti
Così le prime tre cose buttate lì. I vantaggi? Tanti. Vediamone alcuni.
Certezza per i proprietari sugli investimenti almeno per un triennio con la possibilità reale per gli sponsor di fare una pianificazione reale e di vedere la pallacanestro come un’opportunità commerciale ed il pubblico della stessa come un pubblico da fidelizzare veramente e non come un’entità che un anno c’è e l’anno dopo chissà.
La possibilità di far giocare e crescere i giocatori del settore giovanile senza l’ansia del risultato testandoli ad alto livello per poter dopo tre anni stabilire chi tenere e chi mettere sul mercato dando finalmente il via ad un vero circuito virtuoso per i ragazzi. Oltre che cominciando finalmente un vero percorso di risparmio per i club non più costretti a cercare gli italiani a qualunque prezzo e costo.
L’innalzamento del livello tecnico del campionato e quindi degli italiani perché i migliori andrebbero a giocare in poche squadre, giocherebbero finalmente e quindi si dovrebbe assistere ad un miglioramento veloce ed importante. In aggiunta alla già citata crescita dei giovani per i quali bisognerebbe trovare una formula adatta a farli giocare senza parlare di quote ed obblighi però.
Tutti i club sarebbero finalmente nelle condizioni di programmare perché e vero che senza retrocessioni non c’è l’incubo, ma anche perdere sempre ed ogni anno le partite tante a poco non fa piacere a nessuno e poi dopo tre anni alla riapertura delle promozioni e retrocessioni (due secondo me al massimo), bisognerebbe farsi trovare non pronti, di più.
Una novità che porterebbe i media a parlare del movimento e forse dare un seguito di interesse maggiore di quanto non avvenga oggi: se bisogna festeggiare i circa 450 mila spettatori televisivi delle finali scudetto con uno share del 2,3% allora o non capisco nulla io – il che è assolutamente probabile – oppure questo sport ha una popolarità che si limita ai tesserati per la Fip ed ai parenti stretti.
Infine almeno per il momento, due sport hanno già testato la riduzione delle squadre del massimo campionato e il blocco delle retrocessioni. Venti e passa anni fa lo fece la massima serie del rugby. Risultato: entrammo nel Sei Nazioni. La pallavolo. Risultato: il movimento che già godeva di ottima salute, adesso scoppia di salute, i giocatori hanno una visibilità straordinaria e la SuperLega è tornata ad essere il campionato più importante d’Europa.
Guai a fare confronti ed imitare discipline sportive così diverse, ma provare a mutuare esempi positivi si potrebbe.
Eduardo Lubrano