Ed ecco in perfetto orario come un treno nostrano, arriva la preview della Pacific Division. Eccepirete sicuramente che la stagione è iniziata da un pezzo ed una preview è fuori luogo: touchè signori, ma sfido ognuno a capirci qualcosa del guazzabuglio di questo inizio di regular season, che sembra piuttosto un appendice della preseason.
Sappiamo che nell’Nba di oggidì più di una squadra su due ha cambiato allenatore e la division in oggetto è particolarmente sensibile alla moda con 3 allenatori nuovi su 5 e gli altri due che hanno o una squadra completamente nuova (Mike D’Antoni) o un all-star in più ed un cast di supporto rafforzato (Mark Jackson) In ogni caso ai nastri di partenza si presentano due squadre destinate come minimo al secondo turno dei playoff (Clippers e Warriors), altre due in piena ricostruzione (Suns e Kings) ma che sicuramente faranno divertire i propri tifosi; poi c’è l’incognita delle incognite: i Los Angeles Lakers. Cominciamo da loro.
Los Angeles Lakers: Con sommo dispiacere di alcuni che volevano la testa di D’Antoni su un piatto d’argento, è stato rimosso tutto il resto, cioè i giocatori di contorno al core Nash–Bryant–Gasol che costituiscono, insieme al predetto coach, la continuità rispetto allo scorso anno, (nonostante la speranza sia quella che la continuità non esista visti i risultati) Via Howard, a fronte dei goffi tentativi di far vedere che lo si voleva tenere, tante facce nuove con qualcosa da dimostrare. Si gioca come i Suns di qualche anno fa, un valzer andante condito di pick&roll e tiri da tre. Che tutto ciò possa garantire un posto ai playoff è tutto da vedere: molti sono infatti gli interrogativi che gravitano sui giallo-viola: Nash che contributo può dare? Gasol è ancora un all-star? Bryant tornerà quello di prima? Siccome gli interrogativi aperti non ci piacciono proviamo a dare delle risposte: Nash può dare molto alla causa in quanto si trova nelle condizioni ideali per farlo essendo un veterano non leader della squadra ma con il suo allenatore e, finalmente, il suo sistema. Basta rimanere in salute, ma è la difficoltà principale (news: fuori due settimane, voci di ritiro) Gasol non è più un all-star ma può produrre quasi come tale purchè abbia come compagno in frontcourt qualcuno che difende e lo induca a difendere. Se questo qualcuno è Shawne Williams siamo lontani anni luce, con Jordan Hill forse si ragiona. Bryant, infine, tornerà di sicuro 3/4 del Mamba che conosciamo, l’ultimo quarto non si può prevedere, ricordiamo che trattasi comunque di un infortunio devastante e non dipende interamente da lui seppur icona di resistenza umana. Una previsione sui Lakers è quasi impossibile, oscillano tra le 35 e le 50 vittorie, che è come dire che o sono fantastici o fanno schifo: effettivamente se il rientro di Kobe non ferma, ma accelera il flow di una squadra in cerca di identità ma tutto sommato profonda, fisica e con tiratori così come vuole il suo allenatore possono (nell’ipotesi migliore) anche incrementare le 45 vittorie dello scorso anno. Di converso se le lune di cui sopra non si allineano, se Hill e Wes Johnson non trovano minuti e se D’Antoni non trova il giusto mix tra Henry, Farmar e Blake allora sarà una stagione lunga, molto lunga. La presenza nell’ultima frase di tutti quei “se” attesta l’apparentemente scarsa probabilità di riuscita dell’operazione.
Record: 45-38
Los Angeles Clippers: Costruire una cultura sportiva vincente sembra essere l’intento dei cugini (forse non più) poveri di L.A. e dubbio non v’è alcuno che tanti progressi sono stati fatti su questa strada. Prima di tutto sono i campioni divisionali in carica e puntano a ripetersi, con remote probabilità di fallire. Inoltre in off-season è arrivato Doc Rivers chiamato ad unire componenti vecchie e nuove della squadra in un progetto di vertice NBA. Che il coach riesca a convincere Chris Paul non v’è dubbio alcuno: gli anni alla guida Celtics hanno cementato un sentimento di profondo rispetto generalizzato tra i giocatori Nba e CP3 non fa eccezione. Ne sono testimoni le prime gare di regular season, dove Paul ha innalzato il livello dei compagni aumentando in primis la propria produttività anziché fungere da mero facilitatore. Che il Doc riesca invece a tirare fuori il meglio da giocatori mono-dimensionali come Griffin e DeAndre Jordan già è molto più difficile, non stiamo qui a ricordare che ai playoff il ritmo è un altro e quel che ne segue. La panchina è disceta ma nulla di più, particolarmente in front-line dove scendiamo alla sufficenza. Di sicuro livello ed affidabilità sono le addizioni rappresentate da JJ Redick, e Jared Dudley, che offrono punti e difesa senza rubare spazio e tiri a nessuno. Per le previsioni sui Clippers è scontato che facciano i playoffs, siamo sempre nel limbo tra il terzo e quinto seed complessivo, magari anche qualcosa in più data la quadratura che il nuovo allenatore sicuramente saprà dare. Per quanto concerne la corsa all’oro potenzialmente siamo ancora dierto a San Antonio, Oklahoma e Memphis, tuttavia la squadra è solida ed il progetto punta forte al secondo e terzo anno di gestione del nuovo staff tecnico
Record: 54-28
Golden Sate Warriors_ Ecco una squadra che si somiglia rispetto a qualche mese fa anche se, come detto, c’è un all-star in più ed un reparto di comprimari potenziato. Iguodala ha l’occasione della vita nella Baia: finalmente non ha la pressione di dover produrre a tutti i costi in attacco perchè c’è chi lo fa per lui (e quindi, scommetteteci, produrrà come mai finora), contemporaneamente la sua presenza trasforma la front-line californiana in una delle più credibili e fisicamente toste dell’intera Lega. In panca siedono infatti Marreese Speights e Jermaine O’Neal quindi si può parlare tranquillamente di difesa ed intimidazione a livello comparabile (se non maggiore) degli starters David Lee e Andrew Bogut. Quest’ultimo è chiamato a confermare quanto di buono fatto vedere lo scorso anno in qualità di barometro e generatore di intensità nella propria metà campo, ed il fatto che sia in notevole difficoltà in queste prime apparizioni attesta la criticità che presenta l’integrazione tra le caratteristiche dei nuovi e dei vecchi, soprattutto quanto a ritmo di gioco. La sfida è da ritenersi comunque alla portata delle large spalle del reverendo Mark Jackson, che con la sola capacità di convincimento ha già dimostrato in passato di saper fare dei prodigi. Una previsione realistica per i Warriors è quelle di contendere il titolo divisionale ai Clippers, anche se con ogni probabilità finiranno dietro. Per quanto concerne i playoff sulla carta sono ancora più pericolosi dello scorso anno in quanto (una volta aggiustata la chimica) maggiormente adatti al pace delle partite di aprile e maggio, con giocatori a loro agio nell’attacco a metà campo e con la fisicità che ne consegue. Unico elemento che potrebbero rimpiangere è Jarret Jack, che in qualità di clutch shooter lo scorso anno di castagne dal fuoco ne ha tolte parecchie
Record: 52-30
Phoenix Suns: Un altra squadra indecifrabile, un rompicapo. Se avessi dovuto scrivere la preview a tempo debito saremmo stati qui a parlare di tanking, di corsa a Wiggins e di come in Arizona sia stato epurato ogni singolo contratto scomodo che rischiava di vanificare una massiccia ricostruzione. Ci ritroviamo al 12 novembre con un record che recita 5 vinte e 2 perse ed è forse la cosa meno impressionante dell’ incipit di stagione dei Suns; il sistema infatti di coach Hornaceck è semplicemente perfetto per la regular season ed il personale a disposizione. Oltretutto le scelte della dirigenza stanno pagando dividendi con i fratelli Morris, in particolare Markieff, che entrano dalla panchina e gonfiano la retina, Plumlee lo scopriamo dominante a questo livello e Gerald Green, che se trova la sua dimensione è un altro che ti da molti punti in poco tempo e di solito ci scappa anche qualche escursione (di molto) sopra al ferro, che non dispiace mai. Ma torniamo in modaliltà preview: le scelte di Bledsoe e la conferma di Dragic danno solidità al progetto che prevede la crescita dei giocatori citati in precedenza, senza dimenticare Alex Len, autenti co oggetto del mistero per la quale si è spesa una scelta altina anzichenò. L’assenza di stelle o comunque giocatori che hanno uno status comparabile, fa di Phoenix una squadra di underdogs che difende non poco e va in campo aperto che è un piacere. Ovvio che tutto questo ad un certo punto avrà un termine e tutti quei giocatori, fenomeni oggi, tra qualche mese sembreranno dei bidoni, ma tra i cactus splendono dei bei “soli”, se mi passate la battuta
Record: 36-46
Sacramento Kings: Dulcis in fundo abbiamo Sacramento, che in questo gioco della preview ex-post apparentemente non tradisce le aspettative, dato che il record è già abbastanza deficitario. Per chi ha seguito la vicende estive, si è riusciti a tenere la franchigia in città ed è già tanto, in più il grande Shaquille O’Neal è diventato co-owner di minoranza e qui declino ogni responsabilità di dare un commento, se non si sente in imbarazzo lui che li chiamava Queens fino a ieri … Dal punto di vista più squisitamente cestistico è in atto l’ennesimo tentativo di ricostruire una franchigia che dopo i fasti dei vari Divac, Webber, Bibby e Stojakovic (culminata nella famosa finale di conference del 2002 contro i Lakers) non è mai tornata credibile contendente, perlomeno, di un posto ai playoff, e questo trend si confermerà anche per quest’anno (ed oltre). Dopo l’esperienza infelice di Keith Smart si è deciso di affidarsi a Mike Malone, ed il nativo del Queens vanta un insospettabile stima ed ammirazione di tutto il panorama degli addetti ai lavori NBA, avendo partecipato in qualità di assistente alle positive esperienze con i Cavs (2005-2010) gli Hornets (2011-2012) ed i Warriors (lo scorso anno) Gli insiders danno un DeMarcus Cousins completamente diverso dagli altri anni, concentrato e determinato a far vedere che vale il rinnovo che gli è stato accordato in off-season. I movimenti di mercato francamente sfuggono alla logica, Vasquez è un buon giocatore ma rischia di ledere la crescita di Isaiah Thomas, McLemore, scelto in lotteria, è già dentro ad una competizione per guadagnarsi minuti in campo quando forse avrebbe bisogno di fiducia e pazienza. In ala i giocatori che fanno scopa tra di loro sono veramente tanti e sicuramente il coach dovrà fare delle scelte, peraltro il processo è in corso e lo si vede dalle rotazioni sempre diverse messe in atto in queste prime apparizioni in regular season. Se volete il tutto in tre parole: lavori in corso.
Record: 24-58