A Est quest’anno non esiste una spaccatura così netta tra un lotto di squadre destinate ai playoffs e un altro gruppo di team materasso, come nelle scorse stagioni. L’Atlantic Division ne è un esempio perfetto, con tante squadre, per ora, in lotta per un posto nella post-season.
Philadelphia guida il raggruppamento con quattro partite vinte, di cui le prime tre di fila, e tre perse. Col rookie Michael Carter-Williams devastante a partire dal suo esordio (22 punti, 7 rimbalzi, 12 assist e 9 rubate nella sorprendente vittoria contro gli Heat campioni in carica) e che, nel complesso, sembra poter essere davvero la steal of the Draft, la squadra della città dell’amore fraterno ha ingranato subito alla grande. Frutto delle vittorie sono anche le ottime prestazioni di Evan Turner, quasi 24 punti di media, e Spencer Hawes, 15 punti e 10 rimbalzi a partita per lui. Le sconfitte contro Warriors, Wizards e Cavaliers, inframmezzate da un successo proprio contro Cleveland, hanno parzialmente ridimensionato i sogni di gloria dei Sixers, dopo il loro inizio indemoniato. I prossimi scontri contro Spurs e Rockets potrebbero portare la franchigia sotto il 50% di vittorie, ma, viste le premesse, non è un dramma. Phila partiva come una delle squadre più scarse della Eastern Conference e ha già dimostrato molto più delle aspettative. E se Carter-Williams continuerà a giocare come in queste prime uscite, ci sarà da divertirsi ancora per un po’ in casa 76ers.
A sorpresa sono i Raptors i secondi della classe in questa Division ad oggi. 3W e 4L per loro, a pari merito con i Celtics, battuti all’esordio proprio da Toronto, che ha poi festeggiato contro Bucks e Jazz. Nonostante un’evitabile sconfitta contro i Bobcats, i restanti KO sono arrivati contro Hawks, Heat e Pacers, tre delle migliori formazioni ad Est, oltre a possedere un roster assai più talentuoso di quello della squadra canadese. Sugli scudi finora Rudy Gay, quasi 18 punti di media, e DeMar DeRozan, 17 punti a partita, per quanto riguarda le segnature di squadra, mentre per quanto concerne i rimbalzi guidano Amir Johnson, 7.6 a partita, e Jonas Valanciunas, 6.9 di media. Vale lo stesso discorso di Philadelphia, Toronto non parte né da favorita né da pretendente per un posto nella post-season. Se riuscirà però a continuare a lavorare bene come sta facendo in questo momento, potrà mettere delle basi importanti su cui costruire le prossime stagioni, in cui spera di tornare al vertice. E al Draft l’anno prossimo uscirà uno dei migliori talenti della storia del basket canadese, tale Wiggins..
Che l’Atlantic Division sia il raggruppamento in cui i rapporti di forza sono più rovesciati finora, lo dimostra come, dopo le sorprese Sixers e Raptors, ce ne sia un’altra, i Celtics. Non una sorpresa che i C’s siano tra i team al vertice, ma una sorpresa che questi C’s lo siano. Lasciati partire Garnett e Pierce in direzione Brooklyn, la franchigia quest’anno è stata costruita per iniziare una lenta, ma progressiva restaurazione. Brad Stevens è un allenatore vincente a livello di NCAA, ma alla prima esperienza in NBA, Wallace e Humpries, provenienti dai Nets, non sono di certo due fattori, Rondo è ancora fermo ai box, Olynyk sorprende fisicamente, ma è ancora acerbo e così via. Se qualcuno doveva stupire, quello era Jeff Green. E il ragazzo non ha deluso, soprattutto nella gara contro Miami, decisa da una sua tripla spettacolare in faccia a LeBron con 0.6 secondi sul cronometro nel momento in cui ha ricevuto palla. I suoi 17 punti di media sono il massimo per la squadra, che ha colto gli altri due successi contro Jazz e Magic. Che ricostruzione sia, ma pur con qualche gioia.
Deludono e non poco i New York Knicks, fermi a sole due vittorie e quattro sconfitte. L’ultima scoppola, con un -31 subito dagli Spurs, non è che la ciliegina sulla torta di una settimana che li ha visti perdere anche contro i Bobcats, con soli 12 assist di squadra smazzati in 48 minuti. Due vittorie non imprescindibili contro Charlotte e i Bucks non possono bastare per chi ha ambizioni di titolo, se si abbinano a prestazioni come quelle sopra citate. Andrea Bargnani, dopo un inizio non di certo facile, sta ingranando e migliorando non poco le sue prestazioni. Per ora sono 12.7 i punti di media del Mago, ma, se continuerà come nelle ultime uscite, le sue statistiche non potranno che migliorare e di molto. Carmelo Anthony ha alzato le sue medie a rimbalzo a 9 a partite e segna quasi 24 punti a notte, ma sembra non essere abbastanza per vincere. La verità è che, a parte il suo talento, poco è stato fatto dagli altri componenti del roster di New York. Se si vuole puntare in alto la strada è ancora molto lunga.
Peggio dei Knicks, se possibile, stanno facendo i cugini dei Nets, anche loro bloccati a due vinte e quattro perse. Kevin Garnett sembra l’ombra del giocatore che ha estasiato i tifosi di Minneapolis e Boston, ma in generale manca la giusta alchimia per costruire una squadra da questo roster di stelle. Brook Lopez ha iniziato alla grande la sua stagione con 20 punti e 6 rimbalzi di media, ma, the Big Ticket a parte, anche Paul Pierce, Joe Johnson e Deron Williams stanno tenendo medie di molto inferiori a quelle a cui sono stati abituati nel resto della loro carriera. Poco di cui rendere conto in casa Nets, a parte la bella vittoria contro i campioni in carica degli Heat. Il basket, purtroppo per Brooklyn, non è uno sport in cui avere tante belle figurine da far giocare insieme, ma uno sport di squadra e Jason Kidd sembra non sia ancora in grado di dare un’identità precisa a questo team. Se si vuole andare ai playoffs da protagonisti bisognerà iniziare a vincere con continuità e alzare di molto il livello delle prestazioni.