Cominciamo il giro di preview delle varie divisions NBA in vista della stagione che verrà. La prima ad essere analizzata sarà l’Atlantic Division che, la stagione passata, ha visto il predominio dei New York Knicks, capaci di spezzare l’egemonia Celtics che perdurava dal 2007/2008. L’Atlantic è sicuramente una delle divisions più agguerrite dell’intera Eastern Conference, tre delle cinque squadre che la compongono sono andate ai playoffs nella scorsa stagione e due di queste tre, quest’anno, sembrano pronte a puntare alla vetta dell’Est, occupata saldamente dai Miami Heat.
Analizziamo una per una le cinque squadre che la compongono e le loro speranze per la prossima stagione.
Boston Celtics: La squadra più vincente della storia NBA è andata incontro ad un profondo rinnovamento durante l’estate. In pochi giorni sono andati via Paul Pierce, Kevin Garnett, Jason Terry (direzione Brooklyn Nets) e coach Doc Rivers (andato ai Clippers). Perdite notevoli e che hanno portato molti esperti a decretare come già sconfitti i nuovi Celtics, privi delle loro guide storiche. Ma il general manager Danny Ainge è intenzionato a far ricredere tutti i suoi detrattori costruendo un progetto vincente che si basa su Rondo e Green, i due nuovi leader della franchigia. La grande novità è il coach Brad Stevens, autentico talento della panchina proveniente da Butler University. Il roster è un mix di giovani e veterani all’ultimo anno di contratto, la maggior parte provenienti dal mega scambio con Brooklyn. Il quintetto base è di buon livello, in particolare il back court, coperto da Rondo, Lee, che può garantire una buona solidità da oltre l’arco, e Bradley, un mastino difensivo in costante crescita. Da non dimenticare MarShon Brooks, l’unico giovane arrivato da Brooklyn e con interessanti margini di crescita. Sotto canestro mancano centimetri e muscoli, il giovane rookie brasiliano Vitor Faverani è l’unico centro di ruolo, ma non ha un minimo di esperienza NBA. La sensazione è che sarà una stagione di transizione, non penso “tankeranno” per ottenere una delle prime scelte al draft 2014, punteranno piuttosto sul nome e sulla storia, elementi in grado di attrarre nomi importanti nella prossima free-agency. Saranno sottovalutati da parecchi team e potrebbero trarre parecchio vantaggio da questo fattore. Un record plausibile potrebbe essere 38-44 e l’ottavo-nono posto ad Est.
Brooklyn Nets: Lo star team di Mikhail Prokhorov è pieno zeppo di All-Stars, ma sembra più una squadra di figurine che una vera corazzata. Pierce e Garnett fino all’anno scorso erano dati come bolliti, mentre improvvisamente ora sono diventati due uomini in grado di vincere il titolo. Sicuramente non ci sono dubbi sulla loro esperienza e sulla loro capacità di leadership, sono ancora in grado di dare il loro sicuro contributo, specialmente Garnett in difesa, ma la scadenza per provare a vincere è troppo breve, due anni, e, soprattutto, l’ossatura del roster è sostanzialmente la stessa che l’anno scorso ha perso al primo turno contro i rimaneggiati Bulls, privi di Derrick Rose. Apparentemente non ci sono problemi, ma se si scava a fondo manca quel giocatore “da titolo”, quell’uomo su cui puoi puntare per vincere. Per capirci, non c’è un LeBron James o un Kobe Bryant a cui affidarsi, ci sono tanti buonissimi giocatori, alcuni anche sopravvalutati, che però non sono garanzia di successo. Faranno una regular season sfavillante, potrebbero anche migliorare il record della passata stagione, passando da 49-33 ad un 57-25, ma ai playoffs rischiano ancora una precoce e bruciante eliminazione.
New York Knicks: I campioni in carica della division appaiono ancora i favoriti per ripetersi. La differenza coi rivali cittadini dei Nets è rappresentata dal talento offensivo di Carmelo Anthony, quella stella assoluta che manca dall’altra parte del fiume Hudson. Però anche qui il problema è rappresentato dall’assenza di amalgama tra i vari elementi del roster. Melo è un accentratore di possessi, che ama avere la palla in ogni momento e questo rappresenta allo stesso tempo un limite e un pregio del numero 7. La convivenza con Stoudamire non è mai stata proficua per il team della Grande Mela e questo è, forse, il motivo di rammarico più grande. New York è un buonissimo team, coperto in tutte le posizioni, dotato di un difensore forte e fisico sotto canestro come Chandler, di un difensore perimetrale, nonché figlio di New York come Metta World Peace, di un ottimo playmaker come Felton, del sesto uomo dell’anno J.R. Smith, di un lungo capace di aprire le difese come il “nostro” Andrea Bargnani e di una panchina di qualità con Martin, Shumpert e Udrih. Potenzialmente c’è tutto, sono la seconda/terza forza della conference e hanno sicuramente ambizioni di titolo, molto delle fortune passeranno da un’ulteriore maturazione di Anthony che se riuscirà a diventare più altruista con i suoi compagni, potrà davvero dare fastidio a Miami. Anche qui il record potrebbe essere migliorato, arrivando fino ad un 58-24.
Philadelphia 76ers: Il tanking fatto squadra. Dopo aver ceduto, la notte del draft, Jrue Holiday ai Pelicans e abbandonato il progetto Bynum, i 76ers vogliono ricominciare da capo, puntando sulla crescita dei giovani. L’allenatore Brett Brown, ex assistente di Popovich agli Spurs, potrebbe dare quella giusta carica ad un team che sembra molto spaesato. Le scommesse, a partire dal recupero dell’infortunio al ginocchio di Noel, sono tantissime. Young e Turner non sono pronti a guidare una squadra NBA e sono dei talenti ancora chiusi nel loro bocciolo. Perderanno tante partite, anche per scelta, perché l’obbiettivo è il draft 2014 con annessa free-agency. Saranno una delle ultime forze della conference e il loro record potrebbe essere 18-64.
Toronto Raptors: Se le squadre di New York sono le superpotenze e i Celtics la mina vagante, i Raptors sono un team che è allo stesso livello della stagione passata. La trade che ha portato in Canada Rudy Gay sembrava poter riaccendere le speranze da playoffs per i fans dei dinosauri, ma il resto del mercato estivo è stato anonimo. Peccato, perché l’arrivo del GM dell’anno, Masai Ujiri, faceva presagire scenari migliori. L’unica operazione di mercato rilevante è stata la cessione dell’odiato Bargnani, ma con i soldi risparmiati col suo stipendio non si è fatto nulla. Gay vivrà una stagione da All Star e stella indiscussa del team, DeRozan e Valanciunas continueranno nel loro processo di crescita, purtroppo però i bisogni di questo team non sono stati curati. Avranno un record pressoché simile a quello dello scorso anno, attestandosi su un 34-48.
Appare chiaro come la differenza di valori sia sbilanciata a favore delle newyorkesi. I Celtics stanno in mezzo e Toronto e Philly sono i fanalini di coda. Sarà una division con poche sorprese, che vedrà Brooklyn e New York battagliare per la vetta fino alla fine della stagione e le altre a guardare in attesa di giorni migliori per tornare alla gloria.
1 Comments
RonRon
Anche per me newyorkesi favorite della division, Boston con un grosso punto di domanda invece