Allora aveva ragione Pop, durante una delle sue ormai famose non-interviste tra un quarto e l’altro, quando in una delle performance più riuscite dichiarò per due volte:”Turnovers…turnovers” come risposta ai quesiti ricevuti. E infatti, dopo le 17 palle perse di gara 2 (sconfitta per gli Spurs) un’altra prestazione stavolta da 18 palloni regalati agli avversari affossa la truppa nero e argento, con la complicità dei Big Three di Miami.
Questa notte le “comparse” hanno lasciato il palco agli all-stars, Wade su tutti. Anche LeBron James, dopo un inizio letargico, ha saputo mettere insieme minuti di consistente pallacanestro, chiudendo al 48′ con 33 punti. Da lui gli Heat si aspettavano questo tipo di contributo, ma come sappiamo – e sanno loro – non in solitario, non con la faccia del…salvatore della Patria. La faccia, invece, era quella giusta, anche se non soprattutto guardando finalmente i compagni più famosi giocare la miglior partita, fino a qui, della serie finale.
Bosh che come ricordava correttamente Stock nell’articolo di ieri apparso su queste stesse pagine, è ormai l’ombra del giocatore che fu, paludato dietro la linea dei tre punti e davvero poco incisivo se pensiamo ad entrambe le metà campo, ha invece trovato una buona serata al tiro e ha chiuso con 20 punti. Ma Dwyane Wade è stato l’ago della bilancia che ha permesso a Miami di tornare in parità sul 2-2. Penetra l’area avversaria senza apparenti difficoltà segnando molto nel pitturato, costringendo la difesa a chiudersi su di lui e a lasciare i compagni liberi sull’arco. Proprio in virtù di questa strategia, Spoelstra mette in quintetto il redivivo Mike Miller al posto di Haslem, con LBJ da “4”, mossa che costringe anche Popovich a cambiare l’assetto col doppio-lungo e a inserire un altro esterno, Neal, che però – al pari di Green – non ripete la prestazione balistica di gara 3.
Parker, in dubbio per l’infortunio muscolare che l’ha colpito, sembra non risentirne e tiene in vita gli Spurs per tutto il primo tempo, soprattutto nei minuti conclusivi, prima dell’intervallo lungo, quando affiancato dal “gemello” francese Diaw piazza un parzialone di 7-0 che manda tutti in spogliatoio in parità assoluta. La trama sembra la stessa delle gare precedenti: una squadra mantiene il vantaggio fino alla fine del terzo periodo-inizio ultimo quarto, per poi perdere. Non accade invece a Miami che sempre grazie a Wade (e alle assenze ingiustificate di Duncan e Ginobili), tornato in stato di grazia come non si vedeva almeno da gara 7 di finale di conference contro Indiana, alla fine ne scrive 32, incluse le giocate decisive della partita, vinta dagli Heat in difesa, dove Flash contribuisce con 6 recuperi!
Miami arriva a +15 e può chiudere tranquillamente la disfida, con la certezza che ci sarà almeno una gara 6, da giocarsi tra le mura amiche della AmericanAirlines Arena. Quando sembrava che il piano degli Spurs fosse quello giusto (strappare una W in Florida e poi vincere le tre gare casalinghe) ecco che gli Heat riescono a ribaltare immediatamente la frittata a loro favore. E non è detto che nella gara di domenica notte da giocarsi ancora in Texas non possano portarsi addirittura sul 2-3, così da avere ben due match-points negli ultimi episodi della serie.