Il delirio dei ventimila di Oaka questa volta è in gran parte merito suo, dopo tante critiche e tanto scetticismo.
Questo Panathinaikos, inaspettatamente ad un passo dal titolo greco ha l’immagine e somiglianza del suo tecnico, Argyris Pedoulakis.
Le sue semplici ma efficaci alchimie, hanno annientato in due occasioni la spocchia e le certezze dell’Olympicos bi-campione d’Europa, che poco meno di tre giorni fa pensava che la conquista del titolo greco, fosse solo una semplice formalità.
Questa volta non si parla di razzi piovuti dalle tribune o di fischi arbitrali discutibili: la cronaca evidenzia un’ impresa mai riuscita a nessuna squadra in Europa quest’anno, quella di tenere l’ Olympiacos a 51 e 52 punti segnati al tabellone, impresa riuscita nelle prime due finali scudetto elleniche finora disputate.
Pedoulakis è molto diverso dal suo predecessore, Obradovic, quello che dopo le partite faceva le conferenze stampa in inglese, pur conoscendo perfettamente la lingua greca, per mettere in imbarazzo i giornalisti.
Da lui ha però raccolto quella incredibile capacità di tirar fuori il massimo da ogni giocatore, pur avendo a disposizione un materiale umano dieci volte inferiore.
Ha capito che Ukic non può essere un leader e lo ha affiancato quindi a Diamantidis per liberarlo da pesanti responsabilità ed i risultati si son visti: ha saputo rinunciare a giocatori come Panko e Kapono che pensavano più a giocare per sè stessi piuttosto che per la squadra, ha ricostruito mentalmente ex scarti del nostro campionato come Gist e Maciulis che sembravano persi per un basket di un certo livello.
A questa capacità ha aggiunto, come ingrediente essenziale, il suo profondo amore per una maglia biancoverde che ha indossato da giocatore e che adesso sente cucita addosso, come una seconda pelle.
Il “brutto anatroccolo”, quello costretto a convivere con la pesante eredità del suo predecessore, a subire gli sberleffi della sponda ateniese biancorossa, forse sta per trasformarsi definitivamente in cigno.
Non completare adesso la metamorfosi, sarebbe un delitto.
Alessio Teresi