La terza gara di tutte le serie di playoffs NBA, valide per le semi-finali di conference, si gioca partendo dall’identico parziale di 1-1. Vale quindi anche per le due sfide della Eastern Conference, con rispettivamente Chicago e Indiana capaci di strappare una W sul parquet avversario.
Tom Thibodeau multato di 35 mila dollari, LeBron James accusato di “flopping”. Solo questi due argomenti basterebbero per intuire quanto combattuta si stia rivelando, forse al di là dei pronostici, la serie tra Heat e Bulls. Con la carovana che si sposta allo United Center come detto sull’1-1, Chicago prova subito a buttare in campo tutta l’energia di cui è capace, la stessa che le ha permesso il passaggio del primo turno e che la vede protagonista anche contro i campioni in carica, nonostante gli infortuni che l’hanno azzoppata e costretta a dei playoffs a ranghi ridottissimi. Noah (15+11) è l’assoluto protagonista dell’inizio dei “tori” con rimbalzi e presenza in area, anche in attacco dove schiaccia su assist di Nate Robinson. Lo stesso “Nate the Great” finisce a terra dopo una stoppata subita da Andersen e da lì nasce un principio di rissa, con il figlio del famoso tennista protagonista. Si continua col punteggio in sostanziale equilibrio quando LeBron James reagisce con una gomitata – punita dal tecnico – ad un “abbraccio” caloroso di Mohammed che per sovrapprezzo spintona a terra l’MVP guadagnando anzi tempo gli spogliatoi. Tutto questo accende ancor più il pubblico, in partita fin dalla palla a due e Marco Belinelli che infila la tripla del +6 con poco meno di 9 minuti da giocare nel secondo quarto. Il vantaggio però dura un amen: prima Bosh innescato da Wade mette il jumper dai 6 metri, poi dopo una clamorosa infrazione di passi non rilevata dalla terna, serve sul vassoio una tripla a Battier dall’angolo per la parità a quota 48.
Chicago inizia la ripresa mostrando tratti di difesa a zona, stante le suddette assenze, i problemi di falli e le rotazioni ancor più accorciate dall’espulsione di Mohammed. James che aveva chiuso il primo tempo con 8 punti (con soli 6 tiri) inizia a entrare in partita e schiaccia subito l’alley-oop di Haslem per il +4 Heat. Chicago sorpassa nuovamente grazie anche ai 12 punti di Belinelli, costretto però in panchina con 4 falli. Chalmers perde qualche pallone di troppo in attacco facendo arrabbiare i compagni e Robinson arriva a toccare, forse stoppare, ad altezze impensabili un tentativo di schiacciata di James, caricando ancor più i suoi. Belinelli, rientrato, commette il suo quinto fallo in attacco e LeBron con una tripla misteriosa dall’angolo manda tutti all’ultimo intervallo col punteggio in parità. Nell’ultimo quarto Miami innesta le marce alte, prima con la tripla di Bosh, poi la schiacciata di Wade su assist di James, che conclude infine in solitario con un’altro canestro da tre punti che dà ai suoi il +7. Sull’ultimo tentativo di rimonta dei Bulls, LBJ si rimette in proprio, penetra di potenza a centro area e sigla il gioco da tre punti che chiude definitivamente l’incontro sul 104-94. Inutile per Chicago la buona prova di Boozer, miglior marcatore dei suoi con 21 punti, in una gara dove la squadra avanti nel punteggio è cambiata 11 volte e ben altre 14 il punteggio è tornato in parità!
Nell’altra semi-finale, altrettanto combattuta, Hibbert domina nell’area pitturata e con 24 punti guida i Pacers all’importantissimo punto del 2-1 sui Knicks. L’inizio anche in questa gara è molto equilibrato, con le squadre che ormai si conoscono e cercano gli aggiustamenti classici all’interno di una serie di playoffs per prevalere anche nelle piccole cose sull’avversario. Indiana raddoppia, a volte triplice Anthony che non è comunque fermabile, se non dal voler decidere in proprio le sorti dei suoi. Così avviene in parte, già dall’inizio della post-season, a discapito di quella circolazione di palla che New York era faticosamente riuscita a trovare, fattore numero uno certamente nei buoni risultati dei Knicks 2012-2013. Woodson prova anche quintetti più lunghi con Stoudemire e Martin, ad esempio, sul parquet contemporaneamente, in sostituzione della coppia Anthony-Chandler. I risultati sono decenti e New York pur rincorrendo tiene botta quasi fino all’intervallo. Qui la difesa dei Pacers sale di livello, recuperando qualche palline e grazie al contropiede e a un paio di giocate d’atletismo di George chiude avanti il primo tempo.
Indiana sembra poter arrivare sempre prima sulle così dette “fifty-fifty balls” e le nuove rotazioni dei Knicks mettono in crisi i newyorkesi. I padroni di casa ritrovano anche un po’ di tiro da fuori, così con due triple di Stephenson si porta sul +9, massimo vantaggio con un solo quarto da giocare. La reattività di Indiana è sorprendente rispetto a quella di New York che non riesce a contenere Hibbert che dal post-basso fa quello che gli pare. Chandler è completamente fuori partita e chiuderà con 9 punti e solo 5 rimbalzi. I Pacers mantengono comodamente il vantaggio e limitano Anthony a soli 21 punti (6/16 dal campo) e in generale l’attacco dei Knicks a 71, una miseria se New York vuole pensare di pareggiare la serie in gara 4 per tornare al Garden con qualche possibilità di vittoria nella serie.