Dopo l’1-1 dei Warriors (pur privi di Lee) e il 2-0 dei Clippers sui Grizzlies grazie al game winner di Paul nella nottata è stato il turno dei due rimanenti match a Ovest, che senza particolari sorprese hanno confermato la superiorità di San Antonio e OKC rispetto alle proprie sfidanti.
Per i Thunder, però, gara-2 non è stata così agevole come l’esordio: ai meriti dei Rockets ,che non hanno mai smesso di credere nella W restando di fatto quasi sempre a contatto, si sono aggiunti i diversi problemi dei padroni di casa, risultati particolarmente insofferenti alla zona di coach McHale, una mossa che ha consentito a Houston di tornare in partita nell’ultimo periodo di una sfida che proprio a inizio 4° quarto sembrava essere ormai chiusa (89-74 OKC a 9’ dal termine). Nel pallone più totale, Oklahoma dilapida il vantaggio fin lì costruito, subendo un parziale di 21-4 che rimette in corsa i texani, capaci di passare persino in vantaggio a 3 giri di lancette dalla sirena finale. Solo allora, i vicecampioni in carica ritrovano la via del canestro con le due fondamentali triple di Durant prima e Sefolosha poi che, assieme al jumper di Ibaka, riescono a cambiare le sorti della gara. Finisce 105-102 (36 per Harden, 29 per Durant e Westbrook), una vittoria che porta con sé però tutti i limiti mentali del team di coach Brooks, una fragilità che in un’ipotetica sfida coi Clippers potrà costare davvero cara.
Continua senza intoppi invece la marcia dei San Antonio Spurs, che si sbarazzano per la seconda volta della strenua resistenza lacustre. D’Antoni è costretto a rinunciare a Meeks (distorsione della caviglia sinistra), ma anche le condizioni di Nash e World Peace, 30 minuti a testa, restano palesemente precarie; come se non bastasse alla lista degli infortunati si aggiungerà nel finale anche Steve Blake (si teme uno strappo al tendine del ginocchio), apparso fin qua, insieme ad Howard, il migliore tra i suoi. LA ha comunque il merito di rimanere in gara fino a inizio terzo quarto, grazie a percentuali dal campo migliorate e una più fluida manovra offensiva; difensivamente, però, gli Spurs continuano a mettere in ginocchio i gialloviola troppo disattenti nelle rotazioni. Emblematici in tal senso sia il parziale dei padroni di casa a fine secondo periodo (con Duncan in panchina) sia i 15 punti di Parker (saranno 28 totali) nel terzo, con diversi tiri mai contestati, problema che era già emerso tra l’altro in gara-1. Alla sirena finale il punteggio recita 102-91, un gap che evidenzia tutte le difficoltà di questi Lakers, che solo con l’orgoglio potranno cercare un disperato pareggio della serie tra le mura amiche. Dal punto di vista tecnico, infatti, Popovich la sta già ampiamente vincendo.
Michele Di Terlizzi