Orfani di Bryant, i Lakers si presentano all’AT&T Center per provare a stupire i San Antonio Spurs, una delle squadre più continue della stagione, proseguendo sull’onda delle ultime gare giocate e vinte pur senza il Mamba. Nash recupera ed è in campo regolarmente, ma alla fine non sarà certo uno dei migliori. Già nel primo parziale traspare subito però, come la squadra di coach Popovich abbia sempre in canna un colpo in più dei gialloviola, che saranno costretti ad inseguire tutta la partita senza mai prenderne il comando; Duncan (17p+10r) e Ginobili (18p) mostrano tutte le proprie qualità in campo, mentre dall’altra parte si cerca quasi sempre il post basso di Howard che chiuderà sì con 20 punti e 15 rimbalzi, ma che sarà anche limitato in tutti modi da un’eccellente difesa del caraibico #21. Al riposo lungo il punteggio segna +8 Spurs (45-37) e anche quando Metta e Blake riportano gli ospiti sul -4 a metà terzo quarto, ci pensa il solito Manu a far tornare i suoi sul +13, grazie alle sue rapide penetrazioni e un mortifero tiro dalla lunga.
A nulla serviranno gli ultimi tentativi di aggancio di LA con Gasol che alla fine deve arrendersi insieme ai suoi compagni 91-79, risultato che premia la difesa Spurs, ma che evidenzia anche la non irresistibile gara dei texani, tra spaziature non sempre perfette e tanti wide open comunque concessi agli avversari. La sensazione è sì quella di una gara tenuta sempre sotto controllo dai padroni di casa, ma di certo ci sono ancora margini di miglioramento per entrambe le squadre e chissà che già da mercoledì non si potrà dire “We have a series!”.
Più facile ancora per i Thunder di Durant (24p) e Westbrook (19p+8r+10a) che nella bolgia della Chesapeake Energy Arena, al 108° sold out consecutivo, ci mettono ben poco a sbarazzarsi dei Rockets dell’ex Harden. Houston resta in partita per solo due quarti: “il Barba” (20p) è scarsamente appoggiato dai compagni e la manovra offensiva degli ospiti pecca quasi sempre di banalità e confusione, una vera e propria manna dal cielo per Oklahoma che sui progressi in fase difensiva ha di fatto costruito l’intera stagione. Brooks striglia per bene i suoi riducendo le variopinte esultanze ed aumentando la concentrazione e se nei primi 16 minuti i Rockets sembrano reggere i ritmi forsennati degli avversari, nei successivi 6 minuti OKC piazza un parziale di 20-7 che apre di fatto ad un secondo tempo totalmente in discesa. I texani continuano a litigare col canestro (36% contro il 53% dei Thunder) e a inizio quarto periodo sprofondano sul -30, un gap incolmabile che rimarrà tale fino alla sirena finale. Finisce 120-91 e a meno di miracoli la serie ha già preso una piega ben precisa.
Michele Di Terlizzi