36 anni e non sentirli, così Andre Miller (28 punti) si inscena per una sera protagonista, guidando Denver alla prima W di una serie che, comunque, resta come previsto apertissima. Steph Curry inizia il match freddissimo sbagliando le prime nove conclusioni (chiuderà con 7-20 dal campo), ma i Nuggets non ne approfittano restando anzi sempre dietro. A fine secondo quarto i Warriors provano l’allungo sull’onda della tripla del proprio gioiellino #30, ma prima McGee con una poderosa schiacciata in testa a Bogut e poi Iguodala con un comodo layup riportano i padroni di casa sul -4 a metà gara.
Nel terzo periodo la gara resta pressoché punto a punto e mentre Thompson raggiunge quota 19 punti segnati (saranno 22 totali), bilanciando di fatto l’assenza ingiustificata di Curry, per i Nuggets nel finale si accende Brewer, ben coadiuvato nell’ultimo quarto anche da Miller capace di 18 punti nei 12 minuti decisivi. Gli ospiti ricuciono per ben due volte il gap avversario (che arriva fino al +8 a 4’ dal termine) andando a cercare senza rimpianti Bogut, chiamato a rimpiazzare Lee uscito dal campo per infortunio (flessori dell’anca destra) a inizio periodo. A 35’’ dal termine Curry si fa rubare palla da Ty Lawson che vola a canestro per il 95-92, Steph però si fa perdonare subito dopo con un pregevole jumper dall’angolo che vale la parità. L’ultimo possesso è in mano a Miller che gettando il cuore oltre l’ostacolo brucia Draymond Green in partenza appoggiando a tabellone il pallone della vittoria. Finisce 97-95, gara 2 ancora a Denver martedì con le incognite Lee da una parte e Faried dall’altra.
Tutto facile invece nell’altro match della Western, con i Clippers che regolano senza troppi patemi i Grizzlies, costretti sempre ad inseguire il team losangeleno. La squadra guidata da coach Del Negro dimostra di aver ben studiato gli avversari, lavorando egregiamente sotto le plance dove il duo Randolph-Gasol raccoglie appena 6 rimbalzi, dato che a livello di squadra è ancor meno brillante con 23 totali contro i 47 dei Clippers. LA scappa via fin dalle prime battute ampliando il distacco fin sul +13 a inizio secondo quarto: grande aiuto lo porta una panchina lunga e talentuosa, Bledsoe (7-7 dal campo) e Crawford su tutti, ma anche e soprattutto Chris Paul (23 punti e 7 assist), che con una performance da super star rende vani gli sforzi di Conley, notoriamente uno dei play più forti in fase difensiva.
Memphis prova a rientrare nel secondo tempo con una tattica offensiva efficiente, senza però curare l’altra metà campo dove i Clippers non trovano quasi mai una solida resistenza allungando in modo decisivo sugli avversari nel quarto periodo proprio quando la second-line degli ospiti aveva trovato un ben sperante -3. Il divario finale (112-91) è fin troppo severo, ma indica quanto lavoro Hollins abbia ancora da fare per sperare di strappare gara 2 in un caldo Staples. A margine i palloncini rossi e bianchi attaccati sulle statue di Kareem e Magic fuori dal palazzo, uno schiaffo alla storia gialloviola che certo a LA non è stato preso benissimo.
Michele Di Terlizzi