Dopo aver affrontato due serie equilibrate, Heat e Celtics hanno meritatamente conquistato i due posti per le finali di conference ad est; due squadre con situazioni all’apparenza molto diverse, ma in realtà con molte cose in comune. Entrambe esprimono una pallacanestro efficace e basata su una efficiente difesa, migliorata molto rispetto alla scorsa stagione per quanto riguarda Miami.
Gli Heat, dopo aver ottenuto un posto d’onore per le finali di conference poco prima dei loro avversari, sconfiggendo i Pacers in 6 gare, appaiono sufficientemente motivati per affrontare l’ostacolo Boston. Peserà però l’assenza dell’infortunato Chris Bosh, che ha ridimensionato molto le ambizioni degli Heat di puntare a questo titolo, che all’arrivo dei Big Three (Two?) a Miami appariva quasi scontato; l’ex stella dei Raptors potrebbe rientrare per delle eventuali Finals, ma un suo ritorno in questa serie appare improbabile. Contro Indiana la franchigia di coach Spoelstra ha dimostrato più volte di soffrire contro i lunghi avversari senza la sua ala titolare (West, ala forte dei Pacers, ha firmato ottime prestazioni contro gli Heat, spesso dominando a rimbalzo assieme a Hibbert), tanto da costringere in qualche occasione lo staff tecnico della squadra ad inserire LeBron in quella posizione sfruttando le sue doti difensive. Le problematiche degli Heat derivano perlopiù da molti attacchi statici, giocati unicamente sui giocatori di punta della squadra in isolamento, che magari si dimostrano efficaci quando entrambi i due solisti di Miami sono in forma. Ma quando uno dei due stecca (vedi Wade in gara 2 e 3 con i Pacers) la situazione diventa veramente complicata e non potendosi affidare ad una grande varietà di soluzioni offensive (Battier sta tirando malissimo da oltre l’arco, Anthony e Haslem sono troppo discontinui) l’attacco produce meno del necessario e un solo LeBron non può bastare a tenere in piedi una squadra intera. Gli Heat hanno però dimostrato nelle ultime gare con Indiana di saper risolvere queste problematiche e di saperla fare da padrone con il loro atletismo, che molto difficilmente i Celtics riusciranno ad eguagliare; potrebbe essere proprio questa l’arma con cui poter sfiancare i biancoverdi e mettere in difficoltà i suoi veterani. Miami è una squadra quasi obbligata a vincere, una formazione che, con la giusta chimica potrebbe ambire tranquillamente ad una decina di titoli, ma che tarda a prendere il controllo di una Lega che, almeno sulla carta, potrebbe primeggiare assieme ad altre poche elette. Se in questa stagione non dovessero giungere risultati soddisfacenti, la dirigenza prenderebbe in seria considerazione l’idea di privarsi di uno dei Big Three in cambio di alcune pedine di un certo calibro. Ma i Big Three (Two) di South Beach non si arrenderanno facilmente e lotteranno fino all’ultimo quanto meno per il raggiungimento delle seconde Finals consecutive e per magari uscirne vincitori.
Hanno invece raggiunto la terza finale di conference in cinque anni (praticamente dall’arrivo di Allen e Garnett in Massachussets) i Celtics, approdati al penultimo atto dei Playoffs dopo la faticosa vittoria sui Sixers in sette gare, molto più sudata del previsto. Dati quasi per finiti all’inizio della stagione, Pierce e compagni hanno dato una svolta alla stagione dopo l’All-Star Game grazie sopratutto all’alto rendimento di Kevin Garnett, eccezionale nella serie con Philadelphia dove ha viaggiato a oltre 19 punti e 11 rimbalzi di media. KG potrà risultare senz’altro decisivo anche nella serie con gli Heat, primeggiando grazie all’assenza di Bosh ed esaltandosi offensivamente e difensivamente con avversari per i quali potrebbe risultare addirittura immarcabile. Ancora più importante per Boston sarà il rendimento di Rajon Rondo, a tratti discontinuo e a tratti decisivo in semifinale; il play da Kentucky avrà infatti il compito di aprire la difesa avversaria e di trovare varchi e uomini smarcati dalla media e lunga distanza anche grazie alle sue penetrazioni. Rondo ha dimostrato più volte negli scontri in regular season di non incontrare troppe difficoltà contro la difesa di Mario Chalmers, non esattamente un giocatore alla sua altezza. I problemi potrebbero invece insorgere per i Celtics per quel che riguarda la difesa su Dwyane Wade: senza Avery Bradley e con un Ray Allen acciaccato dai suoi continui problemi alle caviglie, non sembra esserci un giocatore in grado di marcarlo con una certa continuità. E se Wade cominciasse a giocare come negli ultimi match della serie con Indiana insorgerebbero parecchie difficoltà per la squadra allenata da coach Doc Rivers, ambiziosa di tornare in vetta dopo un anno passato in purgatorio. Come si è visto nelle due serie affrontate dai biancoverdi in questa post-season, gli avversari tenteranno di arginare Paul Pierce in ogni modo, difendendolo strenuamente o magari anche costringelo a commettere un numero eccessivo di falli (vedi gara 7 con Phila, nel quale è stato costretto a sedersi in panchina per il sesto fallo a 5 minuti dalla sirena); l’esperienza del capitano di Boston e la sua freddezza nei momenti decisivi potranno fare la differenza in questa serie molto combattuta, nella quale, in virtù dell’infortunio di Bosh, delle difficoltà incontrate a tratti da Wade e compagni, e dell’ottimo rendimento di Kevin Garnett su entrambi i lati del campo, vediamo i Celtics sopra agli avversari.
Pronostico: Celtics in 6
Federico D’Alessio