Duello ai vertici del campionato quello andato in scena la scorsa notte allo United Center di Chicago, che ha visto scontrarsi Heat e Bulls, nel remake delle finali della Eastern Conference della passata stagione. La squadra allenata da coach Erik Spoelstra sbarca in Illinois reduce dalla sconfitta nel derby della Florida per conto di Orlando, subita ai supplementari. I Tori giungono invece al match reduci da tre vittorie di fila, ma senza Derrick Rose, assente per un infortunio all’inguine (avvenuto in quella che ha definito “la peggior giornata della mia vita”, in cui oltre all’infortunio è rimasto coinvolto in un incidente stradale, pur rimanendo illeso, ed è stato multato dalla Lega per critiche riposte nei confronti degli arbitri).
Defense! – Quello tra Heat e Bulls sarebbe stata una sfida molto interessante anche dal punto di vista difensivo, in cui nessuna delle due squadra può essere considerata carente (anzi!). Nel primo quarto questo concetto si nota facilmente, anche se Miami lascia qualche varco di troppo; James e compagni, però, si fanno perdonare in contropiede, dove dimostrano una volta di più di essere letali, in particolare con il duo Wade-LeBron. I problemi offensivi degli Heat arrivano semmai quando uno dei Big Three (prevalentemente i due giocatori appena citati) ha intenzione di tentare un’azione personale; in questo caso l’attacco appare completamente statico, ed è facile per le difese contenerlo; i Bulls patiscono invece meno questo problema, anche perché Rose predilige la penetrazione al tiro forzato.
Che panca! – Veramente molto alto, come al solito, il contributo dato dalla panchina di Chicago, che è forse il vero punto di forza della franchigia allenata da coach Thibodeau: a non far patire infatti la mancanza di Derrick Rose, vi è un eccellente John Lucas, che in 26 minuti riesce a metterne 24 con 9/12 dal campo trascinando Chicago, in particolare nel secondo quarto, che ritorna negli spogliatogli a metà partita sopra di 11 punti, contro degli Heat il cui lavoro difensivo nel suddetto quarto risulta carente, in particolare per quanto riguarda la copertura sui tiratori dalla media e lunga distanza. Male persino a rimbalzo Miami, che ne concede ben 15 offensivi in tutto il match, troppi per una squadra che dovrebbe ambire come minimo alle finali NBA; in questi fatali 12 minuti la squadra sembra confusa anche in zona offensiva, costretta a forzare troppi tiri. Cambia qualcosa invece nel quarto successivo, dove, anche grazie a dei timeout provvidenziali chiamati da coach Spoelstra, Miami riesce a tenersi al livello dei Bulls, anche se probabilmente la stanchezza accusata dopo il match con i Magic si sarà cominciata a far sentire.
James, Wade… and what else? – Nell’ultimo quarto, però, degli eccellenti James e Wade credono alla rimonta, che porta gli Heat a due punti di distanza dagli avversari grazie ad un’importantissima tripla di LeBron, nel frattempo sacrificato da Thibodeau in difesa per tentare di arginare Lucas; è però lo stesso play da Oklahoma State a realizzare, a sette secondi dal suono della sirena, i due tiri liberi che allontanano definitivamente Miami. Il problema per gli Heat è che, se da un lato James e Wade hanno messo insieme la bellezza di 71 punti (!!!), dall’altro la panchina ne ha accumulati solamente 14, contro i 56 di quella di Chicago, e per una squadra da titolo non può certo bastare una panca del genere, che nel vivo dei Playoffs risulterà fondamentale (vedi Mavericks). Convincono invece i Bulls, che hanno dimostrato di saper sconfiggere una seria contender seppur senza la loro stella e con i migliori giocatori non in grande serata; davvero una grande prova di forza per la franchigia dell’Illinois, che raggiunge così l’80% di vittorie confermandosi, almeno in stagione regolare, la miglior squadra della NBA. Nei Playoffs, invece, sarà tutto da vedersi.
Chicago: Lucas 24, Noah 14, Brewer 12
Miami: Wade 36, James 35, Bosh 12
Federico D’Alessio @FedeDalessio