Quando ti presenti alla prima di una lunga serie di partite casalinghe (nel quale vanti il miglior record della lega a 15-2) e ti trovi davanti una squadra che, ancorchè pericolosa, viene dalla sconfitta a casa degli Charlotte Bobcats con annesso dilapidamento di 20 punti di vantaggio, pensi di poterti amministrare e giocare con le marce. Bulls-Magic è stato questo: una partita in cui i beniamini di Pippen, seduto in prima fila, hanno dimostrato che se non sono intensi e si amministrano diventano una delle squadre di vertice più battibile in assoluto e i Magic ne hanno approfittato.
Andamento lento E’ difficile ricordare un primo quarto di gioco di regular season in cui un coach chiami per tre volte timeout (una dopo un minuto e mezzo) senza sortire un minimo di effetto di ripresa. I primi 12 minuti della squadra di Thibodeau sono stati da museo degli orrori, non tanto per la qualità delle soluzioni offensive, quanto per l’intensità mostrata sul campo, con rotazioni difensive pigre e tiri presi senza convinzione. I Magic, invece, partono fortissimo dimostrando, ancora una volta, che un attacco di quella qualità non ce l’ha NESSUNO nella lega. La circolazione di palla è esiziale, i tiri aperti presi sempre con ritmo ed esattamente nelle posizioni cercate dall’attacco, coinvolgendo anche un Dwight Howard formato all-star (per i primi tre quarti). Se già per i Bulls è praticamente impossibile essere efficaci senza l’intensità e la propria difesa, trovarsi davanti i Magic in ritmo complica ancor di più l’affare.
Hedo, sei tu Hedo? Le telecamere indugiano spesso sulla figura di Otis Smith, il cui blackberry “fuma come un phon” (cit.) per le proposte di trade che coinvolgono Howard. Lui negli scambi vuole inserirci anche Turkoglu che è, ancora una volta, uno dei giocatori più enigmatici della lega. E’ fatto dal sarto per questo tipo di attacco con grandi spaziature, pick and roll e perimetro, infatti spesso si trova a giocare nel suo ruolo naturale di point forward in grado di creare attacco per sè e per gli altri. In questo match le sue esecuzioni offensive sono state perfette, ma allora perchè un giocatore così completo e intelligente cestisticamente, nonchè passatore di livello, viene offerto in ogni singolo scambio? Innanzitutto perchè non è sempre quello visto in questa partita e poi anche perchè si porta a spasso un contratto di 10.6 milioni, non commisurato al suo vero valore durante l’arco di una stagione. Fatto tutti questi distinguo è davvero difficile per il turco inserirsi in un contesto tecnico migliore di quello in cui è al momento (Toronto docet).
E i finali punto a punto? Dopo la fuga dei Magic e la fisiologica rimonta dei Bulls si è arrivati ad un finale punto a punto dove sono emersi alcune tendenze che potrebbero costare caro ai Bulls. Partendo dal presupposto che questa partita sarebbe finita diversamente se Korver avesse messo uno dei cinque tiri piedi per terra da tre punti nel quarto periodo, l’attacco dei Bulls, negli ultimi minuti di gioco, è semplicemente palla a Rose con licenza d’uccidere. In questo match Boozer ha dominato offensivamente il quarto periodo meritandosi il campo nei minuti finali, ma se, come spesso accade, Thibodeau gli preferisce Gibson per motivi difensivi, si rischia di vedere tutti gli avversari addosso a Rose. L’attacco dei Bulls nei momenti decisivi è troppo dipendente dal suo numero 1 non tanto per la mole (giusta) di conclusioni che si prende, ma per il fatto che la palla parte nelle sue mani e spesso ci rimane sino al momento del tiro. Questo non impegna troppo le difese, permette la gabbia sull’MVP, qualche attenzione su Deng e i battesimi dei vari Gibson, Brewer, Asik del caso. E’ vero che la medaglia ha sempre due facce, ma probabilmente quando si giocherà per davvero, se Thibodeau vorrà veramente vincere la eastern conference, dovrà mediare sui suoi dettami e utilizzare quintetti un pò più pericolosi offensivamente.
Simone Mazzola