Sul parquet di LA – sponda Clippers – ormai ribattezzata “Lob City”, si affrontano due delle squadre con la miglior differenza positiva, rispetto alla scorsa stagione, in termini di vittorie conquistate: i padroni di casa guidano questo particolare ranking con un delta di +11, subito dietro si posizionano i Timberwolves con un altrettanto significativo +8.
Le strade delle due franchigie si incontrano per la seconda volta in stagione con un bilancio di 1-0 in favore degli ospiti, vincenti nella precedente sfida grazie ad una tripla sulla sirena scoccata dal fresco vincitore del Foot Locker 3-Pt Contest; precedente sfida caratterizzata da un’eloquente dominio della zona pitturata da parte della front line dei lupi, in grado di battagliare anche sotto i tabelloni contro una delle squadre meglio attrezzate per fare la voce grossa a rimbalzo come i Clippers.
Posto quattro – Emblema della lotto sotto le plance è il duello Love – Griffin, entrambi autori fin qui di una stagione da doppia doppia di media alle voci punti e rimbalzi.
L’avvio della stella di casa è abbacinante… nonostante ruotino su di lui in ordine di apparizione: Love, Pekovic e Milicic, il nostro trova con continuità la via del canestro dimostrando ulteriori progressi nel gioco spalle a canestro e, in generale, nelle situazioni in cui non è in grado di attaccare il canestro da sopra il ferro. I 18 punti (con 5 rimbalzi) con cui Blake chiude il primo quarto rappresentano un career high, mentre i 24 scritti all’intervallo sono la principale ragione del vantaggio acquisito da L.A.
Il preludio alla serata da dominatore non si concretizza però nella seconda metà del match: accontentandosi spesso del jumper dalla media, non propriamente il marchio di fabbrica del giocatore, Griffin finisce per stazionare lontano dal pitturato e smette di produrre punti, aggiungendone solamente 6 al bottino di metà gara.
Love approccia in modo errato la partita mettendola sulla sfida personale e finisce per andare fuori giri cercando invano di incrementare il proprio bottino anche in una serata da polveri bagnate (4/13 dal campo) facendo andare molto di più la lingua che le gambe e le braccia, gustandosi il quarto quarto da mero spettatore causa contusione alla schiena.
Pino – Se al tuo miglior giocatore completamente fuori giri si aggiunge un intero quintetto incapace di produrre un’azione corale in fase offensiva, fatta eccezione per il solito Pekovic (per lui il pallottoliere si ferma a quota 18 + 11 nelle ultime 7 partite giocate) che tiene su la baracca nel primo quarto evitando così il naufragio degli ospiti, allora l’unica speranza può essere riposta nell’energia della panchina. Coach Adelman sceglie le carte giuste per rientrare in partita tenendo a riposo i titolari e lasciando sfogare il trio Barea – Beasley – Williams, capace di riportare i Twolves a contatto alla pausa lunga. La strategia premia alla distanza gli ospiti che trovano 27 punti sia per Beasley che per Williams, quest’ultimo in grado di indirizzare definitivamente la gara con una serie di canestri dalla lunga distanza nell’ultimo quarto. La prestazione di Beasley invece è un’ulteriore conferma di come i Clippers siano la sua vittima preferita (in carriera contro i lacustri viaggia a 21.6 punti e 52% dal campo).
In totale la panchina ospite surclassa quella locale per 72 punti a 11, fissando il nuovo season high nella NBA, andando a soli due punti dal franchise record, fissato a quota 74 punti.
Wasn’t me! – Nel corso del primo quarto, sull’ennesimo contatto non fischiato su Pekovic, dalla panchina dei Twolves parte qualche parola di troppo e i grigi rispondono immediatamente con una grande “T” indirizzata al faccione di Kevin Love; le telecamere vanno alla ricerca del colpevole e inquadrano un divertito Love che cerca di far capire agli arbitri che quello che ha aperto bocca non è lui, bensì JJ Barea, sedutogli affianco. I replay non chiariscono bene chi abbia protestato fuori dalle righe… la faccia sorniona del piccolo portoricano potrebbe essere un interessante indizio da cui partire.
Lob city? – Abituati a vedere spesso i lunghi di casa sopra il ferro intenti a consegnare nel cerchio i “regali” alzati da CP3, colpisce registrare la bellezza di n. 3 alley-oop non convertiti da Blake (2) e DeAndre Jordan.
(Foto tratta da Espn.com)
Clemente Savy