Che la corrente stagione sia un delirio in mezzo al quale ben poche squadre riescono a mantenere un trend costante non è certo una novità e se qualcuno pensava che dopo Bynum all’All Star Game, il contrattone di Danilo e l’impressionante schiacciata di Griffin l’NBA ne avevamo già viste troppe ecco che un giovane ragazzo di origini taiwanesi viene alla ribalta con una striscia positiva pazzesca, fatta di una media punti ben sopra il ventello e soprattutto di buone potenzialità da playmaker che per tutti questi mesi erano state inutilmente cercate in Toney Douglas, relegato ora alla panchina. Partita caotica quella di domenica pomeriggio, molti cambi di fronte e tanti errori, ma se per i padroni di casa ben poco ha superato, a livello di bruttezza, il nuovo hair-style di Smith, dall’altra i Mavericks devono recriminare una decina di punti di vantaggio persi in pochi minuti e una gestione possessi finale rivedibilissima. Per inciso, liberare nell’ultimo possesso un Nowitzki con 4/5 dalla lunga sarebbe stata una mossa ben più saggia che optare su Jet Terry e le sue mattonate sul ferro…
D’Antoni e il Run&Gun. Quando 50 giornalisti si presentano al tuo allenamento solo per poter scambiare quattro chiacchiere con te, ti rendi conto di avere mezza America che ti segue partita dopo partita e poco importa se i Knicks hanno un record del 50%, Lin è un fenomeno. Resta però appurato che Jeremy non è nè Kobe e neppure Wade e certe scelte 1vs5 potrebbe certo risparmiarsele, i troppi passaggi telefonati fuori dall’arco o le pazze incursioni nel pitturato, sono poi un tallone d’Achille che spiega al meglio l’alto numero di turnovers del giovane ragazzo. Lin ha comunque il merito di aver rinvigorito le ambizioni di NY, che pur giocando senza un vero sistema offensivo (schematico se non altro), ha comunque guadagnato in termini di grinta collezionando un record invidiabile sulle ali di un Novak quasi infallibile, sulle spalle di un grintoso Chandler e sulle qualità di Fields, che senza strafare mantiene saldo il suo posto in quintetto base. Serata da showman anche per il neo arrivato JR Smith, che si fa subito apprezzare da quello stesso pubblico che 6 anni fa lo aveva fischiato durante una brutta rissa: l’ex-Nuggets va ovviamente rivisto nel proseguo della stagione, ma la prima impressione è quella di uno Smith molto vicino ai livelli di Denver…e chissà se il rincontrare Melo possa andare a ricreare un duo molto pericoloso. Anthony stesso, però, rimane il dubbio di questi Knicks: il record non era e non è granchè, ma con Lin qualcosa sembra davvero essere cambiato e il passo dal creare un team capace di tornare ai piani alti a Est o un gruppo disunito senza gioco di squadra sembra piuttosto breve…
Dirk & what else? I Mavs così, inevitabilmente, escono dal campo come una delle otto squadre giustiziate dal prodotto di Harvard, anche se probabilmente Dallas è stata l’unica (per ovvi motivi) a prepararsi davvero al gioco dei Knicks: il raddoppio sistematico attuato su Lin per evitare il pick&roll è stato decisamente efficace, vista anche la tendenza dello stesso a gettare al vento molti palloni, ma quando la palla ha cominciato a scottare Carlisle ha voluto tornare a uomo, pagando dazio. Gli ospiti hanno poi subito dei cali di concentrazione troppo pesanti che hanno portato a riaprire la gara sul finire del terzo periodo, quando Dallas conduceva di ben 12 lunghezze: black-out su cui Lin e Novak hanno fatto il bello e il cattivo tempo, mettendo in crisi bene o male con giocate simili la difesa avversaria, rea di aver solo saltuariamente scalato in situazioni di uomo battuto, mandando al vento una buona circolazione di palla in attacco e un Haywood versione Fatima. In spolvero Nowitzki sul cui fade away Chambert non ha mai potuto nulla, benino Carter (o quel che rimane di V-incredible), ma male la panchina e Odom, che continua inspiegabilmente a steccare ogni partita con la nuova maglia, perdendosi in un bicchiere d’acqua e commettendo ingenuità da mini-basket, non fosse che a LA era lui l’uomo in più…Sarà forse che il faccione di Cuban durante la tradizionale visita alla Casa Bianca sogghignava per le caramelle rubate a Lamar? Non è da escludere, ma intanto c’è una stagione da giocare e ai prossimi appuntamenti Dirk non potrà più essere l’unico presente.
Michele Di Terlizzi