Florida amara per i Los Angeles Lakers, che tornano a casa con due nette sconfitte dimostrandosi ancora lontani da tante squadre, e se con Miami tutto sommato una scusante potrebbe anche starci, il match di venerdì notte all’Amway Center ha messo in luce i chiarissimi limiti a cui i losangelini debbano far fronte. Di umiltà però, i tifosi gialloviola, pare non ne vogliano sentir parlare, perchè è difficile dopo tante annate positive riscivolare nella mediocrità quando porti quella canotta, perchè se ti chiami Kobe Bryant non esiste sconfitta e stare a galla senza eccellere è semplicemente incontemplabile. Eppure LA si presenta a fine Gennaio senza avere convinto nessuno, con un Mamba da 40 e passa punti a nottata, ma il vuoto dietro sè, tra Gasol che probabilmente conscio di poter essere utilizzato come comoda pedina trade non riesce nemmeno più a dominare Ryan Anderson e due play (uno, Blake, infortunato) che fan fatica a dirigere un gioco spento, con esterni ad ora non pervenuti. E così senza Paul, vai sotto con Reddick e Nelson, mentre sotto canestro Howard banchetta con Bynum.
Howard. Già. Superman con una smagliante facilità fa 21+23, gioca quasi tutta la partita e costringe l’inesperto Drew a (in)evitabili falli: non che improvvisamente si scopra l’acqua calda, lo stesso Howard giocava le Finals 2009, solo che allora la difesa lacustre sul perimetro girava un po’ meglio di quella attuale e in panchina c’era anche qualche nome in più su cui contare quasi sempre. Aggiungiamo poi che la squadra losangelina non è costruita appositamente per sfruttare Bynum e ci si rende conto che Dwight, non dovendo fare grande lavoro in difesa, ha potuto mettere tutta la propria intensità e grinta in fase offensiva. Male entrambe le riserve, ma mentre per i padroni di casa c’è un 12-27 dalla lunga, per gli ospiti Fisher che si prende più tiri di Gasol. Unica scusante: tirano male entrambi.
Destini incrociati? Non è da escludere, se questa sfida infatti non ha ribadito altro che dei Magic molto competitivi rispetto alla media generale e dei Lakers a mezzo servizio, le dead line di febbraio potrebbe muovere molto su molti fronti e non è da escludere lo sbarco di Howard proprio a casa LA anche se, a rigor di logica, i ragazzi di StanVan Gundy perderebbero molti punti in prospettiva Playoffs. Kupchak è di fronte ad una scelta non certo facile: da una parte i tifosi e chiaramente Kobe chiedono rinforzi immediati, dall’altra servono team a cui i contrattoni di Gasol e Bynum (i due più quotati all’addio in caso si cerchi un centro di prima classe) non diano problemi. L’obiettivo è fare centro ridando vera credibilità alla franchigia gialloviola sfruttando a pieno un Bryant che, se ben motivato, non ha certo dimenticato come si guidi una squadra fino in cima alla vetta, anche perchè, per parlare di rifondazione, non si è decisamente pronti.
Con Kobe vinci. Con Howard pure. “Io volo solo per te California” cantava Tozzi…never say never.
Michele Di Terlizzi