Confesso che nello scegliere il titolo di quest’articolo ho avuto qualche difficoltà, e non certo perchè non mi veniva nulla in mente, bensì perchè mi sono perso a pensare. Pensare ai Lakers in partita fino al secondo quarto, pensare a Miami che senza Dwayne Wade riesce a piallare senza nemmeno troppe difficoltà una squadra che, seppur in difficoltà, rimane tra le regine di una indebolita Western Conference, pensare che l’ostinazione con cui i Lakers cercano di prendere Dwight Howard è del tutto comprensibile, pensare che se qualcuno riesce a tornare in campo al livello più alto del mondo dopo problemi di cuore, aver toccato i 180 kg di peso complessivo e 800 giorni di stop forse i miracoli succedono veramente. Ma soprattutto penso a quanto pure una partita di regular season, pur tra le più anomale e indecifrabili di sempre, possa fornire spunti di riflessione e discussione a non finire nonostante la partita in questione sia durata non più di 20 minuti. Andiamo quindi ad analizzarne qualcuno…
A VOLTE RITORNANO… E ritornano bene! Dopo operazioni al cuore, 2 anni di inattività e mesi in cui ha cercato di “fare la squadra” invano, Eddy Curry è alla sua prima occasione dopo 800 giorni di stop, e nessuno più dei Miami Heat era indicato a dargli la chance per sua seconda carriera. Nei suoi 6 minuti in campo il centro da Northwood HS ha fatto vedere una forma fisica che forse non ha avuto nemmeno quando, più di 10 anni fa, ha esordito nella NBA nei Chicago Bulls. Le cifre parlano di 3 rimbalzi, 6 punti e 2 falli, ma soprattutto la prima impressione è quella di un giocatore con voglia e capace di dare intensità, che certo cede qualcosa a molti suoi pari-ruolo in termini di mobilità (ma è anche questione di abituarsi al proprio nuovo peso, nonostante la mobilità non sia mai stata di casa), ma con rinnovata voglia a rimbalzo e le stesse mani educate che lasciammo a New York anni or sono, e se reggerà a questi ritmi chissà che ad Aprile gli Heat non abbiano trovato quello che cercano, un backup efficace di Joel Anthony in grado di dare almeno 15 minuti di qualità in modo da non far scendere di molto il livello del quintetto e riuscire a dare più riposo anche a Chris Bosh. E’ sicuramente impensabile che Curry se utilizzato continuativamente possa dare questa intensità in una RS dai ritmi così alti, ma questo nei playoffs potrebbe tornare molto utile…
HOUSTON ABBIAMO UN PROBLEMA Dev’essere quello che ha pensato Mike Brown quando a fine terzo quarto i suoi Lakers avevano a referto la miseria di 56 punti, cifra che non si addice a una squadra che per quanto abbia perso Lamar Odom resta una di quelle con più talento offensivo nella lega. I problemi dei losangeleni sono molteplici, e il record (che comunque recita 10-6) ne evidenzia solo alcuni: circolazione di palla povera, ricerca esasperata del contropiede per una squadra che con Gasol e Bynum forse dovrebbe puntare su un gioco più controllato, panchina che per forza di cose ha perso qualità e più in generale l’impressione di non essere mai sotto controllo non della partita in generale, ma nemmeno del proprio gioco, come se ci fossero nervosismo e tensione pervasi in tutto lo spogliatoio, nonostante Sua Maestà Kobe Bryant stia facendo un inizio di regular season sfoggiando molto spesso la faccia delle grandi occasioni e non facendo mancare mai la mostruosa intensità e la concentrazione che l’hanno sempre contraddistinto, forse proprio perchè “sente” il momento della squadra. Specchio di questa situazione sono un Metta World Peace in crisi d’identità (e il nome qui c’entra poco) e gli interi Los Angeles Lakers che sono all’ultimo posto della lega nella percentuale del tiro da 3, pur potendo contare su autentici specialisti come Kapono e Derek Fisher (che ha recentemente firmato uno dei suoi tanti miracoli sulla sirena, vittime i Mavs), il tutto in una stagione che poco si adatta a Mike Brown e il suo coaching fatto di allenamenti tanto lunghi quanto maniacali e preparazione delle partite nel dettaglio. Impressione di chi scrive è che questi Lakers saranno clienti difficilissimi nella post season una volta trovata un po’ di calma, per quanto riguarda la rs… beh Mike, buona fortuna…
STRAIGHT OUTTA MUD Oltre che i Lakers in difficoltà, la partita ci consegna anche degli Heat che dopo aver battuto San Antonio, superano convincentemente un’altra big della Western Conference, allontanando così le voci di crisi che gli piovevano addosso dopo la striscia di 3 sconfitte consecutive contro Golden State, Clippers e Nuggets, e come da legge mediatica, tanto più forte è la risalita tanto più forte batte la grancassa, et voilà, quello che era il principale imputato per la striscia di sconfitte, al secolo LeBron James, dalla gogna è tornato sul trono della lega, con tanto di complimenti da chi soli tre giorni prima evidenziava le sue lacune nel chiudere le partite e le sue debacle nei momenti finali di stagione, riportando alla testa del 6 ricordi che sicuramente avrebbe volentieri tenuto sopiti. Nulla da dire sui giornalisti, ci mancherebbe, il loro lavoro è commentare, opinare e argomentare, e per vendere lo devono fare con forza; ma vedendo le reazioni degli Heat (che sono formati da individualità forti anzichenò) mi viene il dubbio che questi mentalmente sian più forti di quello che li si è dipinti nelle ultime finali, e che siano anche gente che la grancassa la gradisce particolarmente. Quanto questo sarà vero lo si vedrà quando conterà qualcosa, ma intanto pare che Miami abbia una certa solidità…
Gabriele Masulli