Come in ogni inizio stagione che si rispetti, non mancano le sorprese e, se consideriamo che questa short season ha già messo in cascina squadre con il famoso back-to-back-to-back, queste si amplificano ancor di più.
Una di queste è sicuramente Phila che sta viaggiando, dopo il tour iniziale ad ovest, ad un ottimo ritmo tra le mura amiche. Contro i Pistons poteva essere un impegno abbordabile, ma solo un ottimo quarto periodo ha permesso la fuga definitiva.
No J, no penetration, no party. Nella storia recente NBA difficilmente si è trovata una squadra senza un punto di forza offensivo come i Pistons di questa stagione. Per provare ad arrivare al ferro negli esterni bisogna affidarsi a Will Bynum che, pur con tutte le qualità del mondo, non può essere il tuo penetratore principe, ma solo un buon cambio d’impatto dalla panchina. Per quanto riguarda il tiro da fuori siamo messi anche peggio con la cordata Prince, Jerebko, Knight, Daye, Wilkins che in gruppo non riesce a tirar fuori un singolo tiratore decente. E’ vero che le assenze di Stuckey e Gordon sono pesanti, ma l’impressione è che tutti questi tweener messi assieme difficilmente possano risultare incisivi, anche con la presenza delle due stelle. Si sono visti quintetti con Prince, Jerebko, Daye e Knight in un assetto dalla grande altezza ma dallo scarso amalgama sia tecnico che tattico.
Turn garbage in a goal. Philadelphia è la squadra migliore della lega per cambiare le inerzie della partita con un hustle play (quella che viene comunemente chiamata giocata d’intensità). L’artista principale è Thad Young che nei pressi del canestro riesce a toccare e sporcare qualsiasi pallone. Sono suoi due recuperi nella metà campo avversaria (spesso Collins lo utilizza come giocatore da raddoppio sul pressing) che hanno propiziato altrettante schiacciate, assieme ad un numero incredibile di volate a tutto campo per chiudere i contropiedi. Anche Evan Turner ha dimostrato di seguire le orme del compagno, con la differenza che lui è in grado di trasformare un rimbalzo difensivo (sono otto totali per lui in questo match) in una situazione di transizione grazie all’ottimo trattamento di palla e a un arresto e tiro dalla lunetta sensibilmente migliorato per convinzione e risultato.
A due stelle dal titolo. Senza timore di smentita e, cifre alla mano, la panchina dei Sixers è quella di maggior impatto nell’intera NBA. Si alternano sul proscenio i vari Williams, Turner e Young a seconda degli avversari e dei mismatch, senza dimenticare la sparatoria di Meeks in questa partita con 7-13 dal campo (4-8 da 3, dopo aver cominciato il match con 1-6). Con questi presupposti staremmo parlando di una squadra da titolo, ma il problema sono le stelle o supposte tali. Ci sono ben 30 milioni impiegati per Iguodala e Brand che, insieme, non fanno le statistiche di una stella vera: 8 punti e 7 rimbalzi per Brand, 13 punti e 6 rimbalzi per Iguodala. I due saranno sotto contratto anche nella prossima stagione con Iguodala presente anche in quella successiva e, sino a quel momento, la flessibilità di mercato dei Sixers è pressoche bloccata. Il grosso rischio è di far svanire col tempo (e magari le scadenze contrattuali) una panchina che porterebbe l’80% delle altre squadre a contendersi il titolo.
Si vive (anche) di ricordi. Nel prepartita di quello che era l’opener casalingo della stagione dei Sixers, è stato reso omaggio al gruppo in grado di portare nella città dell’amore fraterno l’ultimo titolo NBA nell’83. Doctor J, Andrew Toney, Moses Malone, Bobby Jones and Earl Cureton. La presentazione prepartita è stata decisamente emozionante, come solo gli americani sono in grado di fare e anche un non tifoso Sixers può ammirare un pezzo di storia che ricalca il parquet.
Ecco il video:
http://www.youtube.com/watch?v=LNlXucRGgAo&feature=youtu.be
Foto e video tratti da sixers.com
Simone Mazzola