Riprendiamo il discorso iniziato qualche giorno fa (qui), e vediamo altri 5 situazioni da seguire in questa stagione NBA che sta finalmente per iniziare.
[b]4) L’alba di un nuovo giorno: Oklahoma e Chicago sono pronte per vincere? E Memphis?[/b]
Nell’ordine: Forse. No. Assolutamente no.
I Thunder, franchigia gestita in maniera esemplare dall’ex Spurs Sam Presti, esce tra le più scontente dal nuovo accordo: avendo infatti una situazione salariale eccellente, viene solo penalizzata dal nuovo CBA che contempla molte clausole per permettere nei primi anni alle società sprecone di sanare i loro pessimi contratti. Ma la squadra in fondo è già lì, le pedine chiave ci sono tutte, l’esperienza ormai anche, e un Perkins sano e presente da inizio stagione non può che migliorare una difesa piuttosto buona. Qualche dubbio su Brooks in panchina, che nei playoffs ha convinto il giusto, andando sotto pesantemente sia con Hollins che con Carlisle, e perdendo visibilmente il controllo su Westbrook. Sia chiaro, non è drammatico, e ha fatto (soprattutto in RS) molte cose buone, ma se l’obiettivo dichiarato diventa l’anello, probabilmente non è sufficiente. Il punto più spinoso però resta appunto la gestione di Westbrook. Nelle ultime due serie di PO ha più volte dimostrato di fare più male che bene ai Thunder, prendendosi un ruolo di go to guy che a rigor di logica dovrebbe appartenere all’uomo con lo zainetto. E il fatto che il nuovo CBA permetterà (costringerà) a scadenza di rifirmarlo a una cifra superiore a quella di Durant non aiuta. La situazione non è semplice: su questa convivenza e sull’equilibrio tra i due si basano di fatto le possibilità dei Thunder di vincere un titolo. Personalmente io non mi farei prendere dal panico, la squadra è ancora molto giovane, e darei a Westbrook un altro anno di prova, per capire se la sua naturale maturazione (come giocatore e come persona) gli permettono di stabilizzarsi come indispensabile numero 2 per quello che tra poco sarà il numero 1 della lega, oppure se bisogna scambiarlo (visto il notevole valore di mercato del giocatore) per prendere qualcuno più adatto. Possibile che quest’anno si aprano le porte della finale, ma per il titolo mi sembra presto.
I playoffs di Chicago della scorsa stagione potrebbero riassumersi nel titolo: “la solitudine dei numeri primi”. Vi rimando a quanto già scritto a suo tempo in proposito. Nel breve, e senza toccare la struttura portante della squadra, l’unica cosa che si può fare è trovare una guardia migliore di Bogans (compito apparentemente non impossibile) sul mercato dei free agent. Un candidato interessante (ma tutt’altro che ideale, per questioni caratteriali) era JR Smith, che però al momento è ottimamente (?!) impegnato in Cina, e senza clausola NBA Escape, quindi l’altra opzione (e altro pessimo fit) resta OJ Mayo. Per il resto, considerato anche che con una anno in più Thibodeau potrà fare un po’ meglio sulla strutturazione dell’attacco, e che Boozer difficilmente potrà fare peggio, mi sembra che pronosticarli di nuovo in finale di conference sia una previsione educata (a meno come detto di un ultimo blitz dei bostoniani), ma non sono decisamente attrezzati per andare oltre.
Per Memphis invece non si può che parlare di One and Done. Una stagione semplicemente da incorniciare, che personalmente ricorderò con grande affetto, ma non ripetibile. Mayo probabilmente in partenza, Zibo quasi certamente in overweigth da lockout, Gay da reinserire completamente, e senza nemmeno avere a disposizione un training camp per ragionarci su. Ma soprattutto non sono replicabili la chimica, la tensione, la voglia di rivalsa, il momento, la magia di una cavalcata irripetibile. Settimo, ottavo posto nei playoffs, e tutti a letto prima di Carosello.
[b]5) Dallas Dinasty?[/b]
Non è uno scontro tra fiction TV, ma la legittima domanda sulle ambizioni di repeat dei Mavs. Quasi metà squadra è senza contratto (Chandler, Barea, Butler, Stojakovic, Stevenson e il mitico “custode”, Brian Cardinal), e soprattutto il centro titolare dei Mavs sarà oggetto delle attenzioni di mezza lega (compresi come già detto i rivali degli Heat). Il nuovo CBA dà alle squadre “vecchie” due anni di tempo per folleggiare con le spese extra, e visto che Cuban sono 10 anni che strapaga qualunque bipede sopra i 2,13, non si vede perché non debba aprire i cordoni della borsa per l’uomo che, dopo il tedesco ovviamente, gli ha vinto il suo primo titolo. Rispetto allo scorso anno, i Mavs hanno 1 anno in più nelle gambe dei loro numerosi giocatori stagionati, e un Butler che, se dà un lato è un’arma offensiva in più, dall’altra toglie minuti al fondamentale Marion, ed è meno integrabile nel flusso offensivo dei Mavs, essendo un giocatore che vuole la palla in mano e la ferma. Hanno però un plus secondo me inestimabile, ovvero la convinzione nei propri mezzi: oggi sanno che possono battere chiunque e, vero o falso che sia, questo li farà giocare molto meglio. Insieme ai Thunder (dato anche il probabile anno sabbatico per casini interni dei Lakers) sono i miei favoriti per vincere l’ovest, ma l’impressione è che l’anno scorso i pianeti fossero allineati per loro, gli è andato tutto bene, loro hanno reso ben oltre il loro reale valore e gli altri (Miami, Boston, Lakers, Oklahoma) hanno reso molto al di sotto. Non è detto che quest’anno gli vada altrettanto bene.
[b]6)The day after tomorrow: NY si riprenderà dal giorno 0 della sua nuova era post trade?[/b]
Quest’anno i Knicks faranno meglio dello scorso.
E fin qui era facile. E’ chiaro che l’assetto attuale di NY non è quello definitivo. Se non si riesce ad arrivare ad un play di livello All Star prima di Natale (e quindi parliamo necessariamente di Paul, non credo che Prokorov molli Williams così presto), rifirmeranno Billups, che garantisce rispettabilità nel breve, ma onestamente poco altro. Né Billups né Anthony sono giocatori adatti al D’antoni style, e in quel contesto Melo e Stat non possono giocare insieme. Tutti e due infatti vorrebbero poter essere il fulcro dell’attacco, e nessuno dei due vuole essere quello che può aspettare lo scarico (e per altro nessuno dei due è particolarmente produttivo se usato così). Andrebbero introdotti i turni, e loro diventerebbero una copia triste del già non brillantissimo attacco degli Heat. Senza contare che la necessità dei possessi alternati distruggerebbe la filosofia del coach, predicata sulla lettura istantanea della difesa e la reazione d’istinto.
Siccome però né Stat né Melo sono amovibili, e chiedere al baffo di allenare secondo criteri diversi da quelli che l’hanno reso uno degli allenatori più ricercati dell’NBA mi sembra abbastanza stupido, l’unica possibilità nel breve è licenziare D’antoni e provare a vedere se, in un contesto più tradizionale e a ritmi più blandi, Billups non possa tornare ad essere un fattore, e le due stelle non trovino una via per coesistere. Certo, se fai calare il ritmo poi non puoi più permetterti di prenderne 110 a sera, e qualcuno dovrà spiegare ai tre fenomeni citati sopra che ogni tanto dovrebbero anche difendere. Insomma, quantità di talento esagerata, che per forza di cose sarà meglio amalgamata dello scorso anno, non si può pensare che restino esclusi dai PO, e con un giusto accoppiamento potrebbero anche passare un turno. Si tratta comunque di una stagione di transizione, sia come roster che probabilmente come allenatore. L’unica sicurezza è che su tutte queste situazioni sovrintenderà una delle più geniali menti del basket di ogni epoca: Isaiah Thomas. Auguri a tutti i tifosi.
[b]7) MELODramma: il sequel[/b]
Tranquilli tifosi Knicks, il vostro Melo resta dov’è. Ma ci sono 3 giocatori in situazione molto simile quest’anno, che renderanno un supplizio questa stagione per i tifosi delle relative franchigie. A onor del vero, essendo uno dei tre Deron Williams, e i Nets per definizione non avendo tifosi, per quello non soffrirà nessuno…
Gli altri due sono Howard e Paul. Tutti e 3 in scadenza nel 2012, tutti e 3 più o meno scontenti delle rispettive condizioni, e tutti e 3 a rischio di essere scambiati in corso d’anno dalle loro franchigie che, avendo sapidamente intuito che questi non rifirmano, non vogliono perderli per niente.
Vediamo rapidamente le 3 situazioni, in ordine di certezza che cambieranno squadra.
Williams non resterà ai Nets. Forse nemmeno Lebron James (specialista del fondamentale in questione) potrebbe portare ai PO una franchigia sgangherata come i Nets, dove dopo Deron il giocatore più rilevante è il non indimenticabile Brook Lopez (diciamo che Lopez è forte, ma per essere l’erede tecnico di Shaq deve girare ancora qualche vite…), e il buon Humphries è più famoso per le nozze lampo con la Kardashian bona che per quanto fatto in campo.
Prochorov è pronto a spendere parecchi soldi, ma la squadra non è di richiamo né per storia, né per roster attuale, né per location. La data indicata sul documento di trasferimento a Brooklin è “l’anno prossimo”, ed è quella da almeno 5 anni. Se anche Prochorov a suon di dollari riuscisse a portare lì il meglio disponibile, diciamo Howard, mancherebbe comunque parecchia roba per poter puntare a un titolo. E allora Deron (che già ha dimostrato di essersi affezionato il giusto alla causa dei cugini poveri dei Knicks) ha già le valigie in mano, in attesa che il russo trovi la giusta contropartita (o faccia gambizzare il sempre simpatico Deron, per ridurlo a più miti consigli).
La situazione di Paul è meno disarmante, la squadra è decorosa, ha fatto e farà i PO, e anche un’eventuale trade è complicata dal fatto che gli Hornets sono commissariati dalla lega, che non può rischiare che si pensi faccia interessi di parte; tradotto: provate a pensare se facessero uno scambio con i Knicks, e magari con una contropartita non spettacolare. Il conflitto di interessi tanto caro alle nostre latitudini potrebbe diventare di attualità. Di conseguenza, o si trova uno scambio in cui gli Hornets ci guadagnano in maniera evidente (ma non si vede perché un’altra squadra dovrebbe essere interessata), oppure per motivi di “immagine” è difficile scambiare Paul. Possibile quindi che si vada a scadenza, e poi il numero 3 scelga dove andare, anche rinunciando magari a qualche soldo di incremento salariale.
Chiudiamo con Howard, croce e delizia degli Orlando Magic per i prossimi 6 mesi.
Delle tre squadre i Magic sono quella più brillante, e con maggiori possibilità di piazzarsi in alto nel tabellone dei playoffs. E’ però altrettanto chiaro che il momento magico di questo gruppo è passato, e organizzati così non torneranno in finale. Probabile quindi che la proprietà faccia un ultimo disperato assalto al mercato, si sveni per portare in Florida a qualsiasi prezzo quel che riesce a trovare, per dare ad Howard l’impressione di aver fatto tutto il possibile per trattenerlo, e sperare poi che a luglio il buon Dwight mostri riconoscenza verso la franchigia e decida di rifirmare. Non vi ricorda una storia che avete già sentito, in una città sul lago Erie? Speriamo solo che non ci tocchi un’altra Decision…
[b]8) E se David Stern non fosse più il commissioner dell’NBA?[/b]
Niente notizia bomba, non ho nessuna gola profonda che mi ha dato questa news in anteprima. E’ solo una mia considerazione. Stern è a capo della lega dall’84, sono quasi 30 anni. Per quasi tutti quelli che seguono l’NBA, anche da tanto, questo è da sempre l’unico volto che abbiamo associato a quel ruolo. Ma le cose potrebbero cambiare. Non tanto per raggiunti limiti di età (Stern è eterno, come Andreotti), quanto, incredibile a dirsi, per calo di popolarità. Fino a 10 anni fa nessuno, giocatore o proprietario, avrebbe pensato di mettere in dubbio il ruolo dell’avvocato newyorkese, né di pensare che non fosse adatto a guidare la lega.
Uno dei retaggi più pesanti di questo lockout invece è proprio questo, l’aver chiarito come molti dei nuovi proprietari e anche molti giocatori non vedano in Stern la figura mitologica che ha trasformato una lega a carattere locale piena di debiti nel più grande fenomeno globale di marketing dello sport.
Alcuni proprietari lo vedono troppo molle e poco deciso, troppo poco “business oriented”, per quanto questo possa far sorridere. I giocatori invece lo vedono un po’ come il nonno rincog//@nito che li sgrida perché portano i pantaloni col cavallo basso e ascoltano la musica troppo alta.
Non mi stupirei se a breve la questione tornasse di attualità, e se tutti noi dovessimo abituarci all’idea impensabile di una NBA senza la faccia di Stern.
Con questo concludo.
In attesa delle prime bombe del mercato, e poi finalmente, come direbbe Santoro:
“questa stagione di NBA può cominciare”.
Vae Victis
Carlo Torriani