Partiamo dalla fine e dobbiamo notare come la Francia (praticamente in contumacia Parker) abbia avuto un leader e una degna spalla nei momenti cruciali, mentre l’Italia abbia avuto solo idee annebbiate.
Gli ultimi possessi offensivi dei transalpini sono finiti tutti nelle mani di Boris Diaw, che si è issato testa e spalle sopra gli avversari, dominando Mancinelli in ogni zona del campo, segnando a piacimento e soprattutto dando quella sicurezza ai compagni che solo i grandi leader sanno trasmettere. Da non sottovalutare anche l’apporto di Batum che ha giocato una splendida partita e, soprattutto, fatto le cose migliori quando i suoi ne avevano più bisogno.
Dalla parte azzura il ruolo dello pseudo-leader è finito nelle mani di Gallinari per evidente mancanza di candidature alternative e Danilo non ha fatto mancare il suo apporto in termini di decisione e cattiveria. La sua pallacanestro attuale non è lucida per molti motivi, ci sono stati degli errori da parte sua, ma se nel finale siamo rimasti a contatto, lo si deve ai suoi interessantissimi progressi in post basso.
Indifendibile la prova di Mancinelli che non è mai stato incisivo in attacco, soffrendo qualsiasi avversario nella metà campo difensiva e, soprattutto, indossando il grembiule quando è stato portato a scuola da Diaw nel finale. La sua continua ricerca della giocata a sporcare il possesso è seconda solo a quella del suo amico Belinelli che oggi ha fatto meglio offensivamente (intendiamoci, gli sono entrati dei tiri), ma in difesa ha come sempre fatto il casellante subendo le sfuriate di Batum nei momenti decisivi. Chi invece ha giocato una sontuosa partita, pur con un leggero calo nel finale, è Andrea Bargnani. Ha aperto con tante soluzioni in avvicinamento (due giochi da tre punti per aprire le marcature), ha continuato a muoversi nei giochi a due ricevendo sempre nei comfort spots vicino a canestro, salvo poi sfruttare questa sua pericolosità per far impazzire un eccellente difensore NBA come Noah sul perimetro. Nel secondo tempo si è un pò spento a livello di realizzazioni, ma non ha mai smesso di giocare e cercare la soluzione giusta nel momento giusto. Probabilmente vale molto di più la sua prestazione di oggi che quella del record contro la Lettonia, se mettiamo sulla bilancia tutti i fattori.
A dire il vero abbiamo creduto nell’impresa, perchè questa è stata la nostra miglior partita in assoluto (forse non un caso che sia arrivata contro la squadra più forte del raggruppamento), ma soprattutto perchè abbiamo tenuto la testa avanti per quasi tre quarti, arrivando anche a un +7 di inizio quarto periodo che cominciava a far pregustare il dolce sapore dell’upset. Poi arrivano i classici due minuti in cui in difesa cala l’aggressività e prendiamo in 40″ un break di 6-0 che elide tutto il nostro vantaggio. Da quel momento la fisicità e il talento diffuso della Francia hanno fatto la differenza, nonostante Parker sia stato praticamente spettatore non pagante.
Hackett ha avuto la sua solita reazione di puro orgoglio caricandosi sulle spalle la squadra in un paio di azioni critiche e andando a fare il prepotente nell’area avversaria, ma anche lui è arrivato in riserva negli ultimi due minuti e quell’entry pass per Bargnani, rubato da Batum in allungo, ne è la più lampante prova.
Rimane comunque imbarazzante come una nazionale italiana possa annoverare (con tutto il rispetto per dei professionisti serissimi) dei mestieranti come Carraretto, Cusin e Maestranzi in un campionato europeo. Mordente con qualche colpo o giocata d’esperienza, qualcosa porta a casa sempre, ma se all’interno delle nostre selezioni possono esserci questi tre giocatori, fa rabbrividire solo il pensiero che nella Spagna, Fernando San Emeterio (primo quintetto eurolega la scorsa stagione) non veda neanche il campo. Possiamo fare proclami di forza, affidarci alle immagini della Fiba che ritraggono Basile, Myers e Galanda vincere l’Europeo tanti anni fa, e al fatto che abbiamo il Pep Guardiola degli allenatori europei, ma con questi giocatori e presupposti, ogni velleità di successo è quantomai vana.
Con oggi sfuma non solo la qualificazione, ma anche la partecipazione alle olimpiadi, obbligandoci così a giocare anche le qualificazioni per arrivare al prossimo europeo. Bagno di umiltà per tutti, rimboccarsi le maniche e portare alla luce un progetto che parta dalle basi del nostro basket e non dal nostro campionato, altrimenti la luce in fondo al tunnell sarà sempre più flebile e lontana.
D’altra parte basta guardare tutto il nostro sport per capire che non sarà un problema di facile soluzione.
Simone Mazzola