Un’altra rimonta, questa volta, non è riuscita ai Dallas Mavericks. Tornati in partita dopo aver inseguito dall’inizio del match, i texani si sono sciolti di fronte alle prodezze di Wade e al decisivo canestro di Bosh che ha dato la vittoria di misura, l’ennesima in queste finals, agli Heat. Miami ora conduce 2-1 e questa notte potrebbe allungare le mani in modo decisivo sul Larry O’Brien Trophy.
Gara 3 ha dimostrato come, per giocare “piccoli” e contrastare al meglio le bocche da fuoco di Miami, Dallas abbia necessità assoluta di avere in campo Chandler nei momenti decisivi e senza problemi di falli. Venendo a mancare il suo back-up Haywood, Carlisle ha dovuto inserire a sprazzi Mahinmi che in 8 minuti di impiego ha ripagato la fiducia del coach con 5 falli istantanei. Chandler è risultato decisivo anche nella metà campo offensiva, se è vero che la sua presenza e i suoi tocchi a rimbalzo, i suoi blocchi per Nowitzki e Terry, hanno garantito a Dallas la vittoria nel precedente episodio. I Mavs stanno utilizzando pochissimo Dirk da “5”, con Marion da finta ala-grande, perchè il tedesco non gradisce il ruolo e Marion non è sicuramente determinante nelle azioni di aiuto come lo è Chandler.
Decisive continuano ad essere anche le percentuali di tiro delle due squadre, se è vero che “it’s all about making shots”… Dallas si è fermata al 40% dal campo con un deludente 38.1% da tre punti, mentre gli Heat col 42.1% da dietro l’arco hanno saputo battere la difesa a zona, schierata ancora a lungo dai padroni di casa. La variante significativa però da parte di Miami si è avuta in area, con James e soprattutto Wade capaci di attaccare il ferro (come previsto su queste pagine e successivamente sottoscritto dal Buffa in apertura di telecronaca) fin dalla palla a due. 15 tiri liberi totali tentati dagli Heat sono ancora pochi (contro i 27 di Dallas) ma di sicuro parliamo di un miglioramento in confronto alle prime due gare della serie.
Quando le partite si decidono con scarti così esigui, ogni episodio può alla fine risultare determinante. Lo è stato sicuramente il canestro a fil di sirena del primo quarto da parte di Chalmers da metà campo, 3 punti che hanno pesato tantissimo sul risultato finale, e se consideriamo che lo stesso ex-Jayhawks ha commesso contemporaneamente passi e infrazione di campo… Dallas deve però guardare per prima cosa in casa propria, ai propri errori: Kidd commuovente per la volontà di arrivare a quell’anello mai conquistato in carriera, ma ancora approssimativo in molte gestioni della palla, con quella ricerca del passaggio più difficile, croce e delizia del suo essere comunque un grande degli ultimi 15 anni di NBA. Ma chi è causa del suo male… La pochezza del roster di Dallas, improvvisamente rivelatosi inadeguato per questo palcoscenico (vedi le prestazioni ormai costantemente negative di Stojakovic e Barea) sta facendo il resto, visto che se da una parte è normale che i tiri decisivi se li prenda Nowitzki, è il come i Mavericks costruiscono questi tiri a far sì che non cambi molto – in negativo – tra gli isolamenti del tedesco al gomito e i 20″ di palleggio insistito di James, da me in primis criticato, anche quando poi la palla va dentro, figuriamoci quando esce! Dallas ha bisogno di alternative, come lo è stato di sicuro Jason Terry in gara 2.
In generale Miami ha dato l’impressione di essere squadra più solida. Il giovane Spoelstra sta rispondendo colpo su colpo al più esperto rivale, e se a parità di volontà di vincere, di difese diverse ma sempre arcigne, di aggiustamenti tattici, le squadre si equivalgono, è allora il talento individuale che può fare quella piccolissima differenza che alla fine conterà per non essere ricordati come la risposta al quiz:”Chi perse le finals 2011 contro Miami?”. Perchè in questo momento la risposta è Dallas. Lo dice l’inerzia della serie, nuovamente tornata a favore degli Heat, lo dice il punteggio, parziale ma significativo, che recita 2-1 Miami. Mavs con le spalle al muro e costretti ad aggiudicarsi entrambe le rimanenti partite da disputarsi all’American Airlines Center, per tenere acceso quel lumicino di speranze di titolo, a cominciare dalla gara di stanotte (h.03:00 italiane).
Andrea Pontremoli