Eh, già, per dirla alla Vasco. Ghe semu, direbbero invece nella “mia” Genova, sempre se seguissero il basket, ovviamente. Fine dell’inter-rail stagionale, destinazione Sagrada Familia e rammarico ancor più grande per l’insensatezza di Cota che ha privato Siena del meritato diritto di giocare quasi in casa, e tutti gli appassionati italiani (primi i suoi – di Cota – concittadini) del piacere di assistere da vicino e magari di persona ad uno spettacolo che “non ha prezzo”, per dirla con il fortunato refrain pubblicitario.
Sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua. I “nostri” biancoverdi –diciamocelo, se Siena perde gli sfottò si sprecheranno, anche legittimamente. Ma davanti alla TV nessuna remora: si tifa a favore!– hanno dimostrato di essere capaci di molto più che di tutto; e se il roster Pana impressiona, il secco 3-su-3 (per di più, dopo il diluviante -48) rifilato ai cugini dell’Olympiacos non lascerà sonni tranquilli al volpone Obradovic. Oltretutto, il Pana ha appena perso, per la seconda volta stagionale, il derby con gli stessi cugini, lasciando loro il primo posto in regular season: se è vero che nel basket non vale la proprietà transitiva, è anche vero che la scoppola inflitta dalla Pianigiani-Band è rimasta finora una mera chimera per i biancoverdi del Pireo.
Tra i molti temi della partita, che poi potrebbe anche stupire per banalità abbandoni o conigli dal cappello, come spesso nelle sfide “secche”, la sfida scacchistica dai rispettivi pini. La butto lì: se la ragnatela senese imbriglia Diamantidis come è riuscita con Spanoulis, siamo oltre la metà dell’opera…
E non c’è niente che non va, niente da cambiare (Al diavolo non si vende, si regala!). Dall’altra parte del tabellone, il Maccabi è talmente favorito da aver imposto (inutile cianciare, è andata così…) l’orario della finale, senza che nessuno neppure ipotizzasse che i gialli possano non esserci. Certo, senza Messina i merengues hanno una carta in meno, ma il mazzo è tutt’altro che sfornito, e il buon Lele Molin potrebbe cavare sorprese; non ci sarà invece il vantaggio del fattore-campo, visto che Barcellona non è propriamente friendly coi madrileni. A proposito, sembrava un azzardo pronosticare un’unica rappresentante ispanica dai quarti, magari per influenza arbitrale, e invece…
Tant’è, il Maccabi è fortemente indiziato per restare al ballo fino alla fine. Ed il dubbio è che la disfida italo-greca consumi tante energie, fisiche e mentali, da esporre gli esausti vincitori ad un confronto impari, che altrimenti vedrebbe tutti i favori del pronostico pendere per i biancoverdi, quali che siano…
Poi piango poi rido poi non mi decido, cosa succederà? A margine delle finali, e con i campionati nazionali che vanno a definire le varie griglie dei play-off, comincia a parlarsi di Eurolega dell’anno prossimo. Per chi non lo sapesse, la scelta è affidata ad un meccanismo di ranking plurimo così articolato da rendere il Sudoku Diabolico un giochetto da prima elementare.
Sintetizzando: dando per scontato che in Spagna (Barça, Real, Vitoria, Malaga), Italia (Siena; su Roma torniamo poi…) e Grecia (Olympiacos e Pana) vinca il titolo una squadra già in possesso di licenza, ci tocca sperare in una finale tutta “licenziataria” in Spagna (la classica Barça-Real, ma attenzione al Valencia!), che in Russia vincano il CSKA o l’Unics Kazan (occhio al Khimki…), in Turchia Fenerbhace o Efes Pilsen (non scontato) e in Lituania lo Zalgiris (pericolo il Lietuvos Rytas, attualmente però in piena crisi): se – oltre allo scudetto a Siena – si verificano almeno una “cinquina” su queste sei condizioni, la finalista italiana ottiene accesso diretto in Eurolega, altrimenti preliminari.
Quanto alla miglior semifinalista del nostro campionato, è certa la presenza ai turni preliminari: quest’anno particolarmente insidiosi, perché strutturati in una vera e propria final-eight, con quarti, semifinali e finale in partite secche tenute nell’arco di tre giorni in unica sede, per di più ad inizio stagione e con i reduci degli europei che rientrano nei ranghi solo intorno al 20 settembre.
Come dire, confidando nella “cinquina”, rischiamo di trovarci con solo due rappresentanti ai gironi di Eurolega.
La notte ha da passa’… Ah, sì, poi c’è Roma: tutto dipende dal suo ingresso nei play-off, altrimenti perde il diritto “divino”. Ipotesi che magari, visto lo scempio di quest’anno, i tifosi capitolini non vedrebbero neppure come una disgrazia, ma che per il nostro basket sarebbe una botta mica male.
Insomma, tutto ancora da giocare, e non solo per il titolo 2011: sperando che almeno ad ottobre siano in quattro a cantare In quattro parole…IO SONO ANCORA QUA
Maurizio Zoppolato