Cominciamo dalla fine: una partita senza storia e senza (ahimé) gran valore tecnico, con il risultato mai veramente in bilico e l’interesse per il galletto italiano presto annegato nella prestazione abulica della sua squadra.
Veniamo alla partita: pronti-via e le due stelle di Oklahoma Durant e Westbrook aprono le danze bersagliando dalla lunga distanza il canestro di Denver.
Passano solo quattro minuti e coach Karl è costretto al t.o., anche perché i suoi Nuggets viaggiano al ritmo di una palla persa al minuto e…un tecnico ogni 2 minuti (da manicomio quello di Kenyon Martin, subito punito col pino, più comprensibile quello di Karl, per dare una sferzata alla squadra)!
Tra gli ospiti segnaliamo un Nenè imbarazzante sui due lati del campo e il solo Gallinari ad applicarsi in difesa, oltretutto sul peggiore cliente possibile, Durant.
Mentre JR Smith insiste con le penetrazioni, spesso ignorando i compagni, Denver riesce a segnare con un’azione ragionata solo coinvolgendo il Gallo (sua la prima tripla delle Pepite) e il primo quarto si chiude su un eloquente 31-15 in favore dei Thunder.
Dopo il mini-riposo la musica è sempre la stessa, con Ibaka, Sefolosha e, soprattutto, Harden a supporto delle due star di Oklahoma, mentre dall’altra parte il solo Al Harrington mostra qualche idea in attacco.
La difesa di Denver rimane comunque inguardabile, in particolare quando il Gallo prende fiato in panchina e su Durant evoluisce un dannosissimo Chandler.
Sfuriata dopo sfuriata del povero George Karl, si vede una minima reazione della squadra del Colorado e coach Brooks, che non vuole perdere l’occasione, ferma la partita per rimettere in carreggiata i suoi.
Il trend generale comunque è immutato: Oklahoma City prosegue indisturbata la sua corsa, con Durant di nuovo in cattedra, anche grazie ad un inspiegabile cambio difensivo che vede Chandler prendersi cura (oddio…) di lui, mentre Danilo cerca di limitare Westbrook: classico caso di coperta corta!
La cosa più sconfortante è il linguaggio del corpo di Denver: mani sui fianchi e sguardo perso già a metà partita, si va al riposo lungo sul 59-44 per i Thunder.
La partita(?) prosegue su ritmi lenti, sicuramente più favorevoli ai padroni di casa e solo i panchinari dei Nuggets tirano fuori i famosi attributi. Non bastano, però, i vari Harrignton, Felton e Ty Lawson (quest’ultimo finirà con un ventello) a farli uscire dal baratro e anche la fine del terzo quarto vede Oklahoma comodamente avanti di 15 punti.
L’ultima frazione di gioco vede un mini-ripresa degli ospiti, che arrivano fino a -10, ma “Penelope” Chandler disfa quello che faticosamente i suoi compagni erano riusciti a produrre, mentre Durant (23 p.ti alla sirena) e Westbrook inchiodano la bara.
Ultimi 3 minuti di puro (e raro, nei playoffs) garbage time, con Oklahoma City che si mette in tasca facilmente gara 2 e si prepara ad affrontare il viaggio in Colorado in vantaggio 2-0 nella serie.
Marco Cefola